Entro il prossimo decennio spariranno 624 sedi di presidenza della scuola pubblica: dalle attuali 7.519 diventeranno 6.885. Lo prevede la Legge di bilancio 2023, che all’articolo 99 introduce un nuovo coefficiente per la formazione delle sedi scolastiche autonome “non inferiore a 900 e non superiore a 1000, e tenuto conto dei parametri, su base regionale, relativi al numero degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell’organico di diritto dell’anno scolastico di riferimento, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato”.
L’algoritmo di calcolo parte dalla circostanza che entro i prossimi dieci anni si prevedono, sulla base del tasso di natalità in forte riduzione, circa un milione e 100mila alunni e studenti in meno.
La decisione del Governo, per Anief appare incomprensibile: “Invece di confermare le 400 sedi di presidenza delle sedi normo-dimensionate introdotte dal Governo Conte-bis nel triennio 2022/2024, ancora senza dirigente scolastico e con Dsga facente funzione con una soglia di 500 alunni, la bozza attuale della Legge di Bilancio autorizza il ministro dell’Istruzione e del Merito, peraltro in assenza di un nuovo accordo in Conferenza Stato – Regioni, a creare presidenze con 900-1.000 alunni e a utilizzare i risparmi per aumentare il FUN tagliato negli ultimi anni”.
Le sedi di presidenza oggi sono circa 8 mila, erano ben 12 mila nel 2008 prima dell’emanazione del regolamento sul dimensionamento scolastico Tremonti-Gelmini (DPR 81/09), attuativo della Legge 133/2008 e degli ulteriori tagli disposti dalla Legge 111/11. In questi anni sono stati chiusi già ben 10 mila plessi nel territorio con grave negazione del diritto allo studio e a dispetto di Comuni lasciati aperti.
I sindacati chiedono lo stralcio e la conferma dei 400 dirigenti scolastici e Dsga nelle scuole normo-dimensionate.
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