L’insostenibile polisemia del merito

Si può dire che il ministro Valditara, con la sua idea di aggiungere le parole “e del merito” alla storica denominazione del Ministero dell’istruzione, ha avuto il merito di stimolare un dibattito aperto, e certamente non banale, sul significato plurale, tipicamente polisemico, del termine merito?

Certo che si può dire, anche se la sua intenzione era probabilmente quella di porre l’accento soprattutto su due dei suoi molti significati: quello di serietà e impegno individuale nello studio, e quello di annullamento delle disuguaglianze, come si evince anche nell’intervista rilasciata a Tuttoscuola. La scuola italiana ha “un grande problema: di essere di fatto classista”. “Reitera le disuguaglianze di partenza”, e in questo modo “lede un principio costituzionale” (art. 34): “la scuola del Merito” vuole la riaffermazione della “possibilità che ogni ragazzo e ragazza ce la possano fare indipendentemente dalle loro condizioni di partenza, perché messi in condizione

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