Meloni: “Il grosso dei compiti deve avvenire in classe e non a casa”. Lettori divisi: “Il vero lavoro si fa in aula”, “può andar bene per la primaria, impensabile al liceo”

Di redazione
Compiti a casa. Una questione che, ciclicamente si ripresenta, anno dopo anno. Giusto darli? Se sì, con quale quantità? Esperti, genitori, studenti si fronteggiano sulla nostra pagina Facebook.
Tutto parte dalle dichiarazioni rese da Giorgia Meloni in campagna elettorale: “Credo che il grosso dello studio debba avvenire in classe e non in casa con i compiti”. Su questo, in modo prevedibile, si è scatenato il dibattito.
Per Maria Antonietta la premier ha detto bene: “Concordo perfettamente, ma per fare questo occorre che le classi siano firmate al massimo da 15 alunni. Se fai le classi di 30 alunni con dentro 2 ore e 4/5 alunni con bisogni educativi speciali c’è poco da studiare a scuola. Spesso occorre fare le sentinelle, meglio il cane da guardia soprattutto negli istituti professionali. Non guardiamo ai licei
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