Il Festival del narcisismo italiano. Meglio tenerne lontani i minori
Quest’anno sembra che uno dei frutti un po’ appassiti della Società dello Spettacolo, il Festival di Sanremo, per trovare nuovo vigore, non abbia avuto esitazione ad allontanarsi dal puro show per inoltrarsi nel “deserto del reale”.
Dopo il “caso Zelensky”, che ha fatto spargere fiumi di inchiostro, il Festival ha tirato in ballo vari argomenti scottanti, tra cui la scuola e la condizione femminile. Alla scuola era (più o meno) collegato il monologo della giornalista Francesca Fagnani, scritto insieme con i ragazzi detenuti nel carcere di Nisida.
Nulla da eccepire sui tempi del dialogo, sull’alternarsi del discorso diretto, che doveva rendere la viva voce dei ragazzi detenuti, al commento. Tutto da eccepire, invece, sulla estrema superficialità con cui è stato condotto lo pseudo-ragionamento, che in realtà era un susseguirsi bozzettistico di situazioni e personaggi, giusto come i più immaginano i ragazzi detenuti nel carcere di Nisida: confusi