Pensioni donne: anticipo di 4 mesi per ogni figlio e le altre ipotesi al vaglio

A seguito dell’incontro fra Governo e sindacati tenutosi nella giornata di lunedì 13 febbraio 2023, sono emerse alcune nuove ipotesi sul futuro delle pensioni delle donne. Vediamo quali sono le misure attualmente al vaglio e come potrebbe cambiare Opzione donna il prossimo anno.

Pensioni donne: anticipo di 4 mesi per ogni figlio

Durante l’ultimo incontro fra Governo e sindacati si è discusso del futuro di Opzione donna e delle possibili ipotesi attraverso cui estendere la platea dei beneficiari della misura ed i meccanismi di anticipo pensionistico riservati alle lavoratrici. A tal proposito, il Ministero del Lavoro si è dimostrato disponibile nei confronti dell’ipotesi di un anticipo di 4 mesi sul pensionamento per ogni figlio. Allargando così la norma già esistente per chi si trova nel sistema contributivo puro anche a chi sta in quello misto. È chiaro, dunque, che ci sarebbe una certa apertura da parte del Governo nel rivedere Opzione donna. Ritenuta fortemente penalizzante da buona parte delle lavoratrici dopo la revisione approvata nell’ultima Legge di Bilancio.

Le altre misure al vaglio

Per quanto riguarda invece i giovani con carriere discontinue, l’idea sarebbe quella di prevedere una forma di integrazione al minimo per chi ha contributi solo dopo il 1995 e in caso di pensioni basse al termine del percorso lavorativo. Inoltre, sarebbe allo studio anche la possibilità di eliminare o ridurre in modo sostanziale il vincolo minimo di 1,5 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo. Una norma che al momento condiziona fortemente il pensionamento di lavoratori con carriere frammentarie e le donne.

Infine, sarebbe stata confermata l’intenzione di “riproporre la Commissione preposta ad analizzare la separazione della spesa previdenziale rispetto a quella assistenziale”. Per i prossimi incontri l’obiettivo dei sindacati rimarrà quindi sempre quello di “rendere il sistema previdenziale più equo e socialmente sostenibile attraverso una riforma strutturale della legge Fornero”. Come ha di fatto reso noto la stessa Cisl.

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