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P. Sollecito, e c’è il tuo sguardo

“Voglio regalare parole / che rompano il sentirsi anonimi / per diventare clessidre / che abitano il tempo”

INTERVISTA ALLA POETESSA PATRIZIA SOLLECITO

a cura di Carlo De Nitti

È un vero piacere per me incontrare la poetessa Patrizia Sollecito, barese, voce ricca ed originale nell’ambito del panorama poetico femminile pugliese e mediterraneo, reduce dalla recentissima pubblicazione della sua raccolta di poesie e c’è il tuo sguardo, edita a Bari da WIP edizioni.

Questa silloge contiene trenta liriche con la traduzione in lingua spagnola dei testi ed è arricchita da alcuni acquerelli entrambi dovuti all’ispanista e pittrice Carmen Ciocca.Patrizia Sollecito – docente, scrittrice ed esperta di coaching – ha già al suo attivo la pubblicazione, in collaborazione con Pasquale Adamo, del volume DirCi di Sì (Bari 2019, WIP Edizioni).

Le tematiche di quel volume a quattro mani si ritrovano anche nell’ultima opera: l’edizione della raccolta di poesie è l’occasione per rivolgerle alcune domande sul suo mondo poetico e letterario.

CARLO: Quando è nata la tua passione per la poesia e l’uso del linguaggio poetico?

PATRIZIA: Faccio solo una brevissima premessa, propedeutica a quanto sarà detto in seguito. Credo molto nella poesia che canta i valori per i quali la nostra vita ha senso. Essere intervistata da Carlo De Nitti, Dirigente Scolastico e raffinato uomo di cultura, è per me un bellissimo verso poetico, inneggiante all’ amicizia, come nodo affettivo che ci permette di creare ponti relazionali.Avevo 11 anni, quando mio padre, al quale è dedicata la mia prima silloge, mi regalò dei libri di poesia. Fu per me una rivelazione. Scoprii un mondo inesplorato e incontrai le infinite possibilità nell’uso della parola. Mi innamorai del linguaggio poetico e iniziai a leggere autori italiani e stranieri, in modo matto e disperatissimo, per citare uno dei più grandi poeti della nostra Letteratura.

CARLO: Chi sono stati i/le tue/tuoi Maestri?

PATRIZIA: I miei primi maestri sono stati i colleghi, sia all’Università che nel mondo della scuola, quando ho intrapreso il percorso dell’insegnamento. Eravamo pionieri di noi stessi, in una passione comune. In seguito, ho incontrato presso la Scuola media “L. Lombardi”, situata in un quartiere periferico di Bari, la poetessa Anna Santoliquido, Presidente del Movimento Internazionale “Donne e Poesia”, con la quale collaborai, in quegli anni,  per la realizzazione di un progetto artistico-letterario. Questa attività mi fece entrare in contatto con un mondo culturale di ampio respiro e iniziai a frequentare assiduamente il Movimento, guidato da Anna, la quale ha prefazionato, con grande professionalità e amore, la mia silloge.

CARLO: Quali autori ami leggere?

PATRIZIA: Amo infinitamente i classici: Dante, Petrarca, Leopardi, ma anche Pablo Neruda ed Emily Dickinson. Cito solo alcuni nomi, perché la lista sarebbe lunghissima. Ritengo, infatti, che scrivere versi sia, prima di tutto, leggere versi, per diventare sempre più umili e predisporci ad un atteggiamento di crescita continua.

CARLO: Lo sguardo, gli occhi, generano l’amore come in una nota lirica medievale?

PATRIZIA: Nella lirica medievale emerge la soggettività del poeta e la dimensione musicale del testo. La poesia è per me commozione, danza,  ritmo,  parola che si espande. Tuttavia, come afferma Erri De Luca,  non è soltanto sviolinata al chiaro di luna. Esiste una poesia, che mi piace definire controvento: versi che scardinano, che si insinuano, che denunciano, che spirano e ispirano azioni di libertà.

CARLO: “Sguardare” è un modo per dire che si vuole bene al mondo e a tutto ciò che esso ci dona?

PATRIZIA: “Sguardare” è iniziare a vedere l’altro e il mondo, in modo diverso. È un andare in profondità, oltre i recinti dell’apparenza, per cercare “la vita di dentro”. Per non disabituarci allo stupore e alla meraviglia. Amo Scotellaro quando, in un filo d’erba che trema, riversa le sue idee, i suoi sogni, la sua visione di vita, la missione del poeta. Impariamo a guardare il piccolo, l’usuale, il quotidiano, risvegliando il nostro potere immaginativo e, principalmente, educhiamo le nuove generazioni a non dare mai nulla per scontato, perché la poesia ci aiuta a rovesciare le prospettive abituali.

CARLO: Insieme a sguardo, mi pare che un’altra parola chiave per leggere le tue poesie è “dono”… 

PATRIZIA: La poesia è il luogo della riscoperta di noi stessi, contro la Babele del parlarci addosso e del vivere senza consapevolezza, che spesso si traduce in sopravvivenza.La poesia è incontro e, quindi dono, quando viene condivisa e favorisce risvegli interiori, come contraltare all’appiattimento delle emozioni e alla resa difronte all’aggressività.La poesia, inoltre, ci insegna ad essere dono uno per gli altri, a valorizzare il mondo nuovo che è in ciascuno, per tenere in  vita  un’antropologia relazionale sempre nuova, connessa al valore della Bellezza.

CARLO: Le immagini che corredano in volume sono già un’interpretazione del testo?

PATRIZIA: L’arte della poesia racchiude in sé tutte le altre arti. Le immagini sono libera espressione del sentire dell’autrice, che si incastra, in modo empatico, al mio sentire.

CARLO: La traduzione in lingua spagnola sicuramente impreziosisce il testo: sottolinea l’universalità dei sentimenti?

PATRIZIA: Certamente, ma esprime anche il travaglio della parola poetica, quando deve  attraversare una cultura diversa, non soltanto un’altra lingua.

CARLO: La passione per la poesia l’hai coltivata anche nei tuoi alunni, vero?

PATRIZIA: Noi trasmettiamo ai nostri ragazzi le nostre passioni, usando tutti i canali comunicativi: verbale, non verbale, paraverbale. Con loro ho fatto e faccio laboratori di poesia e di scrittura creativa. I doni più belli, nel corso di questi anni, sono stati i testi poetici ricevuti o i libri di poesia che loro hanno pubblicato proseguendo gli studi. In quei momenti di magia affettiva e cognitiva , ho percepito la poesia come seme che, in un tempo e con modalità che non possiamo aprioristicamente stabilire, può fiorire inserendosi in un ciclo continuo di energia vitale.

CARLO: Ti interessi di coaching, facendone anche alcune esperienze: che nesso esiste con il poetare? 

PATRIZIA: Uso le parole dello studioso   Giovanni Tesi: “L’ umano è in cerca di se stesso e la poesia è il frutto più emotivamente denso e intenso di tale ricerca che, proprio in questo senso, si può definire universale e inesauribile.”A partire da sé, per giungere al mondo dell’altro, attraverso sguardi offerti e riflessi, ci sono infinità di nessi.

CARLO: E’ la tua prima raccolta di poesie, spero non sia l’ultima …  stai già lavorando alla prossima?

PATRIZIA: Io ho sempre con me un quaderno e una penna, per appuntare sguardi di vita. Pubblicare richiede tanta energia, perché è anche un esporsi. Attualmente non ho progetti in questa direzione. Intendo, invece, intraprendere nuovi percorsi di studi, per camminare sempre.

CARLO: “Voglio regalare parole / che rompano il sentirsi anonimi …”: in questo momento che parole vorresti donare?

PATRIZIA: “Un flusso di parole fra noi / per riempirmi di grandezza estesa. / Come il mare.”Se parliamo di scrittura non si può mai parlare di fine di un discorso, in quanto inizia sempre, consapevolmente o inconsapevolmente un’itineranza e una rielaborazione in chi ha letto; ed è in questo intervallo nel passaggio dal me al voi, che “voglio piantare la rosa” del mio grazie, una parola potente e trasformante, alla quale dobbiamo dare sempre più valore e importanza, perché la poesia, prima ancora di essere parola, è un modo di stare al mondo.

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