Lettera a Diana, universitaria suicida a Napoli

Cara Diana,

non ha senso, forse, che ti scriva oggi…

Adesso è tardi… lo so!

Avrei voluto incontrare i tuoi occhi… prima.

Ascoltare il tuo silenzio più forte di ogni gesto.

Ma oggi non mi resta che osservare quel lenzuolo bianco calato dalle finestre della “tua”, della “nostra” Facoltà di lettere di Napoli.

Un segno che si fa urlo dei tuoi compagni e compagne di cammino con la scritta agghiacciante: “la vostra università uccide”.

Una pugnalata…

Una lama che fende e fa sanguinare il cuore di tutti ma, particolarmente, quello dei docenti… il mio!

Come può l’università, casa della formazione e della ricerca, della definizione più alta di cultura, conoscenza e consapevolezza essere percepita come condanna letale?

Come può trasformarsi in prigione fatale per chi ci entra proprio quel luogo della libertà?

Immagino i tuoi sogni la mattina dell’iscrizione.

Quegli orizzonti d’attesa che ho avuto nel cuore

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