Squid game, “ma che divertimento è?”
Anche i prof giocano. Talvolta con gli alunni, a mo’ di “lezione”. Singolare l’esperimento di un prof torinese che per una settimana ha richiamato all’ordine con il jingle della bambola gigante che uccide a “Un, due, tre, stella” i suoi alunni. E alla fine li ha fatti giocare a Squid Game in palestra per spingerli a chiedersi 2ma che divertimento è?”
Il prof e Squid Game
Questo l’esperimento di Daniele Martino, insegnante di italiano alle medie Meucci dell’Ic Pacchiotti Revel di Torino, così come riportato dal Corriere torinese. Ricordiamo il gioco: nei nove episodi della prima stagione, vietata ai minori di 14 anni, i concorrenti gareggiano in sei giochi d’infanzia in una brutale lotta per la sopravvivenza. Perdere significa morte istantanea. L’allarme era scattato quando i bambini delle elementari, giocando in cortile nelle scuole di Torino e nel resto d’Italia, hanno iniziato a contare fino a tre per poi fingere di sparare a chi veniva eliminato.
Così il prof: “Ho voluto rispondere all’appello del Garante per l’infanzia. Che all’epoca aveva esortato gli educatori a discutere insieme ai ragazzi i motivi del successo planetario di una serie basata sulla violenza che uccide chi perde. L’obiettivo dell’unità di apprendimento è stato di rendere consapevoli i miei allievi di terza media della fascinazione inconscia di cui sono succubi. Farli ragionare sulla loro “addiction” traumatica. È emerso che erano attratti dalla dimensione del gioco, dalle tute e maschere usate dalle guardie assassine, dai jingle. Poche sequenze diventate virali sui social come Instagram e TikTok e non l’intera serie. Allora ho mostrato ai miei allievi le scene che non avevano visto perché ritenute “noiose”. Quelle in cui si capisce che la serie è un’allegoria della crudeltà spietata del capitalismo globale”.
Nel frattempo, ha usato per qualche giorno anche il jingle della bambola assassina per dimostrare la loro reazione allo stimolo. “Facendolo partire, si fermavano subito tutti nella paura di qualche rappresaglia didattica come una verifica a sorpresa: una sorta di riflesso condizionato. Quando si sono trasformati da spettatori a personaggi, hanno vissuto la paura di perdere e quindi di morire, è stata un’ora di una tensione enorme. Davvero nessuno voleva saperne di essere buttato fuori dal campo. Uno di loro si è preso una botta in testa e abbiamo dovuto applicargli del ghiaccio”.
Seguici anche su http://www.scarpellino.com
Continua la lettura su: https://www.oggiscuola.com/web/2022/04/20/squid-2/ Autore del post: OggiScuola Fonte: https://www.oggiscuola.com/