Genova Capitale della Lettura 2023: il progetto “A pagine spiegate” e il libro come motore per la crescita sociale

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. La frase è ben nota, come al solito Umberto Eco ha saputo, attraverso le parole, trasformare un’idea in  immagini folgoranti. Altri scrittori importanti hanno scritto frasi che hanno attraversato i secoli. Se risaliamo, ad esempio, a Flaubert, in una pagina della sua fittissima corrispondenza con Louise Colet, l’autore di Madame Bovary quasi intima alla sua amica: “Lisez pour vivre”, leggete per vivere. In entrambe le frasi c’è questo indissolubile legame tra la lettura e la vita, la lettura vista come linfa senza la quale la vita è destinata a rinsecchirsi e morire.

Leggere, leggere e ancora leggere, dunque! E’ con questo obiettivo che un’intera città, Genova, assume il ruolo

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“Madame Bovary”, sceneggiato disponibile gratuitamente – Letteratura e cinema

Continua la nostra rassegna su film e sceneggiati dedicati alle versioni cinematografiche tratte da celebri opere letterarie oppure dalla vita dei grandi autori. Adesso è la volta del film Madame Bovary, tratto dalla celeberrima opera di Gustave Flaubert.Qui puoi trovare, se ti interessa, l’opera da cui è tratto il film: Madame Bovary, di Gustave FlaubertMadame Bovary, lo sceneggiatoLa trasposizione televisiva in 6 puntate di “Madame Bovary” andata in onda tra aprile e maggio del 1978 fu una delle prime trasmesse a colori dalla Rai. Tratta dall’omonimo romanzo di Gustave Flaubert, fu riadattata da Daniele D’Anza, che firmò anche la regia, e da Luigi Malerba, Biagio Proietti e Fabio Carpi. Tra gli interpreti di questo fortunato sceneggiato, Carla Gravina, Paolo Bonacelli, Carlo Simoni e Ugo Pagliai. Regia: Daniele D’AnzaInterpreti: Carla Gravina, Paolo Bonacelli, Ugo Pagliai, Carlo Simoni, Tino Scotti Madame Bovary – Puntata 1Lo sceneggiato tratto dal romanzo di Flaubert inizia con un’introduzione di Carla Gravina, che racconta della vicenda reale che ispirò lo scrittore. La storia viene ripercorsa anche attraverso la simulazione del processo intentato nel 1857 contro la presunta oscenità del romanzo. Il giovane medico Charles Bovary resta vedovo e conosce Emma Rouault, figlia di un suo paziente, che sposa poco dopo. Il padre di Emma spera, col matrimonio, di aver sottratto la figlia al suo umile destino. Emma, tuttavia, è subito colpita dalla mediocrità dell’ambiente cui si è legata. Il marchese di Andervilles, giunto per farsi visitare da Charles, invita i due coniugi a un ballo presso il suo castello.Madame Bovary – Puntata 2Dopo il ballo nel castello, Emma si crogiola nel ricordo della vita lussuosa di cui ha goduto per quella notte e non riesce più a tornare alla sua, molto più umile, ed assume un atteggiamento severo ed ostile. Charles decide, nel tentativo di far star meglio la moglie, di trasferirsi da Tostes a Yonville. Quando i due si spostano lì Emma è già in stato incinta, ma conosce subito Léon Dupuis, uno studente di giurisprudenza, di cui accetta il corteggiamento. Léon tuttavia, per via degli studi, deve partire per Parigi.Madame Bovary – Puntata 3Emma è in preda ad una profonda depressione e continua a pascersi del sogno di una vita altra, traendo nutrimento dai romanzi. La donna conosce poi Rodolphe Boulanger, un ricco proprietario terriero che conduceva la sua vita fra vizi e lussi, col quale intrattiene una relazione. Charles, nel frattempo, spinto dalla moglie, tenta un difficile intervento di piede equino per cercare gloria nella sua professione. Emma, per fuggire dalla mediocrità, non vorrebbe altro che partire con Rodolphe, ma questi non condivide lo stesso desiderio.Madame Bovary – Puntata 4Rodolphe non è pronto ad abbandonare tutto per dedicarsi ad Emma, che è solo una delle sue tante amanti, e le indirizza una lettera per confessarglielo prima di partire da solo. Emma cade nuovamente in depressione e si rifugia nella religione. Charles, nel frattempo, per le spese folli della moglie, è costretto a chiedere prestiti e firmare cambiali. A Rouen i due coniugi si recano all’opera ed Emma a teatro incontra di nuovo Léon. Madame Bovary si reca dal farmacista Homais, che le comunica la morte del padre di Charles. Nel frattempo, i debiti continuano a rincorrere Charles.Madame Bovary – Puntata 5Emma, per poter andare spesso a trovare Léon, finge di prendere lezioni di piano a Rouen una volta alla settimana. Le spese folli della signora, tuttavia, iniziano a destare sospetti: per pagare i suoi debiti, Emma usa la sua procura sui beni del marito e decide di vendere una proprietà di sua suocera. In una visita a Rouen, Emma e Léon si addormentano dopo aver giaciuto insieme. Preoccupato, Charles sta per andare a cercarla nella vicina cittadina, quando Emma rientra in casa dicendo al marito di essersi sentita male. Charles, su consiglio della madre, toglie la procura sui beni a Emma, che si sente per questo autorizzata ad intensificare le visite a Rouen. I creditori giungono, insistenti, in casa Bovary.Madame Bovary – Puntata 6Anche la relazione con Léon ormai annoia Madame Bovary, che ritrova nell’adulterio le stesse meschinità che ravvisa nel matrimonio. Nel frattempo, Emma riceve una lettera dal tribunale in cui le viene detto che, se non pagherà 8000 franchi entro 24 ore, le sarà sequestrato tutto quello che ha. Disperata, la donna si reca dai suoi amanti e corteggiatori a chieder loro la somma, che le viene negata da ciascuno. In modo penoso, così come aveva vissuto, Emma muore dopo aver assunto dell’arsenico.

Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, una paesaggista in Italia

Ieri pomeriggio ho tenuto un seminario online sulla storia del paesaggio pittorico, un percorso che mi ha sempre affascinata per la bellezza delle viste sul mondo che di secolo in secolo si sono succedute.
Per chi volesse rivedere quella passeggiata sul paesaggio dipinto, questo è il video.
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Alla fine del percorso, tra le domande che ho ricevuto, ce n’è stata una che avrei voluto approfondire di più, e cioè se, oltre ai pittori che ho mostrato, ci sono state anche paesaggiste donne.
Emma Löwstedt-Chadwick (1855-1932), Parasole, Bretagna, 1880, olio su tavola, cm 29 x 50, Collezione privata
Certamente ce ne sono state, sebbene in numero molto inferiore rispetto agli uomini (dipingere all’aperto, per altro, era giudicato “sconveniente” per le donne).
Kitty Lange Kielland, Panorama a Cernay-la-Ville, 1885/1887, olio su tela, cm 46×55, Museo nazionale, Oslo
Se non le ho incluse in quel percorso è perché mi sono mossa partendo da particolari vedute che mi interessava mostrare, perché caratterizzate da un modo specifico di intendere il paesaggio, senza tenere conto di chi fosse l’autore.
Ma voglio cogliere l’occasione di questa domanda per raccontare la storia di una paesaggista francese di straordinario talento: Louise-Joséphine Sarazin de Belmont.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Autoritratto, 21 giugno 1849, grafite su carta, cm 16×20, Kupferstich-Kabinett, Dresda
Nacque a Versailles nel 1790 e studiò pittura privatamente (alle donne non era consentito frequentare l’Accademia) con Pierre-Henri de Valenciennes (1750-1819) un importante paesaggista francese, maestro di un’intera generazione di pittori della natura e anticipatore della grande stagione della pittura en plein air. Già nel 1799, nel suo testo teorico sulla pittura di paesaggio, Valenciennes scriveva «è buona cosa dipingere lo stesso soggetto in diverse ore del giorno, per osservare la differenza delle forme prodotta dalla luce».
Pierre-Henri de Valenciennes, Vista di Roma, 1782-1784, olio su cartone, cm 19×39, Cleveland Museum of Art
Negli anni del Primo Impero, la giovanissima pittrice fu incoraggiata dalla stessa Giuseppina di Beauharnais, moglie di Napoleone, e già a 22 anni, nel 1812, presentò i primi dipinti al Salon (dove continuerà a esporre fino al 1868). Dopo la Restaurazione fu una protetta della Duchessa di Berry, cioè Carolina di Borbone principessa delle Due Sicilie, che possedeva almeno 12 tele di Sarazin de Belmont. Fu apprezzata anche dai colleghi pittori, in particolare da Ingres.
Carl Christian Vogel von Vogelstein, Ritratto di Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, 1843, grafite su carta, cm 34×23, Kupferstich-Kabinett, Dresda
Spirito indipendente, Sarazin de Belmont iniziò a viaggiare incessantemente per dipingere all’aria aperta, spesso in luoghi remoti. Fu tra i primi artisti a dipingere nei Pirenei, dove realizzò un gruppo di studi pensati come “cartoline” per i viaggiatori. Intraprese numerosi viaggi nella regione tra il 1828 e il 1835 e affittò persino un umile cottage di pastori dove visse da sola per tre mesi per dipingere “sur nature”, un atteggiamento molto audace per una donna della sua epoca!
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Viste dei Pirenei, 1828-1835, olio su carta, montato su tavola, cm 95×100, Collezione privata
Sempre nei Pirenei, nel 1830, Louise-Joséphine raffigurò il magnificente Circo di Gavarnie, un enorme teatro di monti del diametro di 6 km.
Louise-Josephine Sarazin de Belmont, Il Circo di Gavarnie, 1830, olio su tela, cm 72×105, Kunsthalle, Karlsruhe
Nel 1833 raffigurò anche la foresta di Fontainebleau, luogo dove si stava formando la Scuola di Barbizon. A differenza degli studi di piccolo formato, realizzati con pennellate sciolte e un vivido effetto di naturalezza, questa tela mostra un linguaggio più accademico e la tentazione di fare di quel luogo una veduta ideale, che tendono a irrigidire leggermente la scena.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Interno della foresta di Fontainebleau, 1833, olio su tela, cm 44×60, Musée d’arts de Nantes
Decisamente più fresco è il piccolo dipinto – forse concepito come souvenir da regalare – che raffigura una costa rocciosa con bagnanti (in Bretagna o in Normandia), del 1835. Nella scena alcune donne si spogliano per fare il bagno mentre una donna vestita con un grande cappello, probabilmente un autoritratto della pittrice, rimane a riva a disegnare.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Costa rocciosa con bagnanti, 1835, olio su carta montato su cartone, cm 14×19, Fondation Custodia, Parigi
Allo stesso anno appartiene anche una suggestiva Veduta di Parigi dal Louvre con il sole che sorge dietro il Pont Neuf e l’Île de la Cité. Da notare l’effetto dei raggi di sole che fuoriescono da alcune nubi che richiamano certe scenografiche albe di Claude Lorrain.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Vista di Parigi dal Louvre, 1835, olio su tela, cm 119×162, Rhode Island School of Design Museum, Providence
Simili raggi luminosi si trovano anche nella Vista di Saint-Pol-de-Léon, città della Bretagna che la pittrice raffigurò nel 1837. Qui torna la tipica nitidezza dei paesaggi classici, con l’albero in primo piano sul bordo della tela e un dettagliato skyline del centro abitato sullo sfondo. Ma la dolcezza del cielo nuvoloso ammanta la scena di un palpitante senso di armonia con la natura.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Veduta di Saint-Pol-de-Léon, 1837, olio su carta, Musée des Beaux-Arts de Quimper
Oltre alla Francia, Sarazin de Belmont dipinse anche in Germania e in Svizzera, ma il grosso della sua produzione riguarda l’Italia, il Paese tanto amato dove l’artista visse e lavorò tra il 1824 e il 1826 e di nuovo tra il 1841 e il 1865.
Tra le prime opere italiane alcune vedute imperdibili per artisti e viaggiatori del Grand Tour, come la cascate di Tivoli, dipinte nel 1826. La maestosa visione è colta dal basso, dalla valle dell’Inferno, e include in alto a destra anche il Tempio di Vesta. Si tratta di un tipico paesaggio romantico, che unisce storia e natura in un insieme allo stesso tempo sublime e pittoresco.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Le cascate di Tivoli, 1826, olio su carta montata su tela, cm 72×42, Fine Arts Museum of San Francisco

La stessa fusione tra classicità e paesaggio viene ritrovata dalla pittrice in Sicilia, terra che attraversò in lungo e in largo, e in particolare presso il teatro greco-romano di Taormina. Quella veduta, con la cavea ricoperta d’erba e il vulcano che svetta sopra la scenae frons, era talmente attraente che Sarazin de Belmont la raffigurò due volte, nel 1825 e nel 1828.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Il teatro romano, Taormina, 1825, olio su carta montato su tavola, cm 41×57, Metropolitan Museum, New York
I due dipinti differiscono per pochi dettagli e per il denso pennacchio di fumo che sale dall’Etna nella seconda veduta.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Il teatro romano di Taormina, 1828, olio su carta montato su tela, cm 43×59, National Gallery of Art, Washington DC
Sempre in Sicilia, nel corso della prima permanenza italiana, la pittrice ha raffigurato le costruzioni sul Monte di San Giuliano, a Erice (il castello di Venere e il castello del Balio).
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Vista del Castello di San Giuliano, vicino Trapani, Sicilia, 1824-1826, olio su tela, cm 23×30, National Gallery of Art, Washington DC
Quella veduta, successivamente arricchita della Torretta Pèpoli (1872-1880), è ancora oggi un vero incanto.

Alla seconda permanenza in Italia, durata ben 24 anni, appartengono opere come la vista di Roma da Monte Mario, un tipico paesaggio  classico con il cupolone sullo sfondo e una donna in primo piano seduta presso un’erma femminile e un sarcofago romano.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Roma, vista da Monte Mario, 1842-1859, olio su tela, cm 140×198, Musée des Augustins, Toulouse
Composizioni simili sono state dedicate dalla pittrice anche al panorama di Firenze da San Miniato…
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Firenze, vista da San Miniato, 1842-1859, olio su tela, cm 140×198, Chambre de Commerce de Toulouse
… e a quello di Posillipo da Napoli. Questo, in particolare, è un’anticipazione della tipica cartolina partenopea, con i pini a destra e il Vesuvio sullo sfondo.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Napoli, vista di Posillipo, 1842, olio su tela, cm 139×197, Muséè des Augustins, Toulouse
Tra l’enorme mole di dipinti italiani c’è anche qualche bozzetto incompiuto che svela il processo artistico di Louise-Joséphine. Questo, un cui spicca una bella cupola argentea, è uno di quelli.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Vista di una città italiana, s.d., olio su tela, montato su carta, cm 11×18, Metropolitan Museum, New York
Per finanziare il suo stile di vita da artista itinerante, Sarazin de Belmont organizzò a Parigi delle aste personali delle sue opere, che si tennero nel 1829, 1839 e 1859. Fu la prima artista donna a farlo.Inoltre, a differenza dei primi pittori en plein air, vendette sia i paesaggi finiti sia gli studi a olio, anche se questi furono probabilmente ritoccati in studio. È il caso, per esempio, di questa veduta dipinta dall’interno di una grotta, iniziata sul posto e completata con alcune aggiunte successive, come la vegetazione pendente. La scelta di collocare l’osservatore all’interno della grotta crea un effetto-finestra che incornicia la vista sulle montagne lontane.
Louise-Joséphine Sarazin de Belmont, Grotta in paesaggio roccioso, s.d., olio su carta montato su tela, cm 42×57, Collezione privata
Non paga della sua attività di pittrice, Sarazin de Belmont si dedicò fin dall’inizio anche alla litografia, tecnica che le consentiva di produrre numerose copie della stessa immagine e quindi di poter diffondere maggiormente il suo lavoro. Ai Pirenei, in particolare, dedicò un’intera pubblicazione a stampa intitolata Album des Pyrénées.

Con la sua lunga carriera artistica – si spense a Parigi nel 1870, all’età di 80 anni – Sarazin de Belmont ha aperto la strada alle pittrici di paesaggio dell’Ottocento. È sepolta al cimitero di Montparnasse assieme a Carmela Bucalo Vinciguerra, la compagna siciliana conosciuta a Taormina da cui la pittrice non si separò mai. Le sue opere si trovano oggi nei più importanti musei d’Europa e Stati Uniti.

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