Sostegno, i paradossi del TFA: pochi posti e dislocati male

Negli ultimi giorni si discute molto di insegnanti di sostegno, per via della decisione ministeriale di assegnare le supplenze anche a chi ha un titolo di specializzazione conseguito all’estero e in attesa di riconoscimento. La questione ha scatenato le ire di chi sostiene il TFA, ma non solo. Anche alcuni sindacati si son detti contrari alla decisione ministeriale, che dovrebbe a breve essere ufficializzata con una nuova ordinanza. Ma tra i paradossi italiani legati al sostegno in Italia, ce n’è anche uno che ha a che vedere con la geografia.

Insegnanti di sostegno in Italia: pochi posti autorizzati

In base ai dati del MiM (ottobre 2022), ci sono circa 210mila docenti di sostegno dall’infanzia alle superiori, che includono personale di ruolo e precario. Ma il dato preoccupante è un altro. Come fa notare un articolo sul Corriere.it, quasi tutti i supplenti annuali sono privi del titolo della specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. In altre parole, sono docenti senza la formazione richiesta e certificata. Come mai questo paradosso, visto il rilievo che viene dato al sostegno nel nostro Paese?

Perché per conseguire la specializzazione bisogna seguire un percorso chiamato Tfa Sostegno, strutturato tra lezioni, laboratori e tirocinio diretto nella scuola. Il test è altamente selettivo e chi decide di affrontarlo deve anche sostenere un investimento di tipo economico. Annualmente i Ministeri emanano una circolare indicando il numero di posti disponibili a livello nazionale, posti che le università si spartiscono. Ma il contingente autorizzato è sempre inferiore alle reali necessità della scuola, col risultato che a settembre 3/4 dei posti destinati agli insegnanti di sostegno non hanno candidati specializzati a ricoprirli, per cui non resta che assegnarli a supplenti senza specializzazione.

La geografia: il secondo paradosso

Un altro paradosso è legato alla ripartizione dei posti tra le varie Università. I posti per la specializzazione sono concentrati nelle università del Sud, ma la maggior parte delle cattedre scoperte sono al Nord. Sarà per questo che alcuni hanno scelto di superare gli ostacoli italiani, frequentando università all’estero e poi ottenendo l’omologazione del titolo con un ricorso in tribunale? E sarà per questo che il Ministero ha ceduto e permetterà loro di partecipare alle supplenze?

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