La scuola è diventata un ufficio di collocamento e non di trasmissione dei saperi?
Da oltre due decenni il sistema italiano dell’Istruzione sta subendo un estenuante processo di riforma. Dopo aver funzionato ottimamente per più di mezzo secolo, la Scuola della Repubblica è divenuta improvvisamente “vecchia” e piena di problemi, inadatta a preparare alla vita le nuove generazioni. Solerti governi di Destra e di Sinistra si sono volenterosamente alternati nell’implementare con fantasia “aggiustamenti” mirati sempre più estranei ed invasivi, suggeriti da istituzioni internazionali come il FMI e l’UE. Questa specie di psicanalisi interminabile della Scuola italiana, funzionale al suo allineamento complessivo con la propria immagine pilotata di carrozzone desueto e fallimentare (la “scuola tradizionale”), ha progressivamente modificato finalità, impianto e strumenti del nostro modello educativo in direzione di una società sempre più mercatista e sempre meno democratica.
Il grimaldello utilizzato per far accettare alle famiglie questo risultato è stato quello del Lavoro, divenuto improvvisamente l’unico scopo del percorso d’istruzione. Il sofisma