Docente sarda in anno sabbatico per pulire il Mediterraneo invaso dalla plastica: in 7 mesi ne ha raccolte 3 tonnellate, ora pubblica ‘Plastichiadi’

Si chiama Carola Farci, ha 33 anni ed è docente di ruolo di storia e italiano in un liceo di Cagliari. Si è “allontanata” un anno da scuola, prendendo un anno sabbatico, per una causa davvero nobile: ripulire le coste dell’Europa, in sette mesi di viaggio ha attraversato 11 Paesi e percorso in compagnia del suo cane Polly 14mila chilometri.

L’esperienza, scrive Adnkronos, è stata vissuta assieme a tre coetanee di Germania, Kenya e Tunisia della serie ‘Wonder Women – Storie di donne ordinarie che fanno cose straordinarie’, prodotta da Unknown Media per l’ong WeWorld e presentata sabato 27 maggio in anteprima a Milano alla 13esima edizione del WeWorld Festival.

La prof sarda ha ammesso di “soffrire” di ‘ansia ecologica’: già da piccola aveva infatti l’abitudine di pulire il litorale di Cagliari.

“Durante la pandemia – racconta la prof – sono andata a stare

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Giugno 2022, dal diario di Elena Iodice

Costruzione di radar per catturare le voci del bosco Laboratorio per famiglie

Quando Alessandra mi ha chiesto di immaginare a dei laboratori per ile famiglie friulane avevamo concordato di utilizzare uno di quelli già pensati per i percorsi che, annualmente, compio nelle scuole.

Ma qualcosa non funzionava.

Come ha detto Ale, quando sei in montagna sei tu a doverti adattare a lei, non il contrario.

Avrei potuto caricarmi in macchina scatoloni di materiali ma poi? Che sarebbe successo quando quegli scatoloni avessero ripreso la strada di casa? Come riprodurre un’esperienza, o portarla avanti, se ciò che ci è necessario non è a portata di mano?

E così, abbiamo smontato tutto. Rivisto il progetto.

I boschi erano appena stati puliti e lungo la strada si trovavano cumuli di rami, rametti e bastoncini.

Saremmo partiti da lì. I bambini ne avrebbero trovati ancora e ancora quando fossi ridiscesa a valle.

Ci siamo immaginate di trasformarli in radar per catturare le voci del bosco durante la passeggiata fotografica a cui ci avrebbe condotto Massimiliano Tappari.

Abbiamo tessuto fili colorati usando i rami come telai. E nell’intreccio di queste variopinte tessiture sono finite carte, avanzi di laboratori precedenti, pigne e perfino etichette destinate ad essere gettate.

“Dobbiamo provarli” mi ricorda Lucio di 10 anni.

Dentro di me spero che qualcuno mi aiuti con un qualche trucco sonoro e ipertecnologico.

Mi allontano, passo il radar sul pavimento e proprio in quel momento, da una finestra aperta, sale la voce di Hervé Tullet che vocalizza suoni indistinti.

Io resto attonita, mi guardo in giro, incrocio gli sguardi adulti che mi interrogano, certi che tutto quello sia stato orchestrato a monte. 

E invece no, non c’era nulla di pensato, organizzato.

È accaduto così per gioco, così per magia.

Basta, allora, abbandonarsi all’incanto.

Avvistamento di Sbilfs

Le leggende della Carnia parlano di strani personaggi, gli sbilfs, leggendari folletti che si aggirano nei boschi, comparendo e scomparendo all’improvviso.

Un nutrito gruppo di scienziati bambini, dotati delle più avanzate tecnologie, è riuscito finalmente a documentarne la presenza. 

Pare che Alberto Angela si stia mangiando le mani per non aver partecipato in prima persona a questa epocale scoperta.

Ecco allora il “Cjalciùt”, che si siede sul petto di chi dorme e ne disturba il sonno; il “Bergul”, che si diverte a far inciampare la gente; il “Pavâr”, che abita negli orti e conosce tutti i segreti delle coltivazioni, dei ritmi lunari, delle stagioni ed aiuta volentieri chi ama la natura; il “Bagan” è lo sbilf della stalla, ama gli animali, ma è un po’ lunatico; lo “Zuan”, è girovago, sempre alla ricerca di un bel posto dove schiacciare un pisolino, con l’hobby della raccolta di tutto quello che trova; il “Mazzarot”, ha la risata sardonica, che si mimetizza perfettamente nelle ceppaie dei faggi ma, a volte, si rende visibile con i suoi sgargianti vestiti rossi. 

In attesa di pubblicare la scoperta su Science la anticipiamo qui.

Microfoni per amplificare la voce del vento

Un’attività nata sul luogo e sul momento, mettendo in gioco i rami raccolti sul posto e una ricca varietà di carte veline, argentate, da pacco, cellophane trasparente, adesivi colorati, fili, per far suonare il vento e vederlo danzare.

Arriva l’ultimo giorno e il materiale comincia a scarseggiare né è pensabile di comprarne di nuovo.

Abbiamo rami a volontà, però, e un buon numero di carte, acetati, pellicole, adesivi, veline a rotoli di alluminio.

In valle soffia un po’ di vento: i ritagli suonano, sfrigolano, scricchiolano.

E allora immaginiamo di costruire microfoni per venti canterini, amplificatori di quei suoni che riempiono ogni giorno le valli passando tra alberi e fili d’erba.

Oggi alcuni di questi microfoni coloratissimi sono piantati tra i fiori in Val di Lauco per  ricordare a tutti quelli che si inerpicano fin lassù che bambini e bambine possono reinventare il mondo.

Il viaggio di Carola, docente sarda che si è presa un anno sabbatico per ripulire il Mar Mediterraneo: già 3 tonnellate di rifiuti raccolti

Di redazione

Carola Farci, 32enne insegnante sarda, è protagonista di un viaggio ambientalista attraverso le spiagge d’Europa, decisa a contrastare l’inquinamento marino con gesti concreti.

Accompagnata dal suo labrador Polly e dalla “polpomobile”, un’auto decorata con disegni marini, Carola ha già raccolto due tonnellate di rifiuti in soli cinque mesi.
L’idea nasce dal crescente disagio avvertito dalla giovane donna di fronte all’incessante inquinamento delle acque di Cagliari: “Mi sono resa conto che il tempo che dedicavo quotidianamente a ripulire il mare non mi bastava più”. Da qui la decisione di prendere un anno sabbatico dal suo lavoro di insegnante di storia e italiano in un liceo alberghiero di Cagliari, per intraprendere un viaggio che l’ha portata da Napoli alla Grecia, Turchia, Bulgaria, Macedonia, Kosovo e Albania.
Il suo obiettivo? Raccogliere i rifiuti in spiaggia o lungo i fiumi, e sensibilizzare la comunità sulla questione dell’inquinamento. Carola intende infatti utilizzare i materiali raccolti durante il viaggio per creare sessioni educative per i suoi studenti: “La mia idea è di sensibilizzare il più possibile al tema della plastica”.
Nonostante il tragitto già percorso, la professoressa eco-attivista ha ancora un lungo cammino davanti a sé. Il suo impegno giornaliero, tuttavia, mostra la gravità dell’inquinamento delle acque e ribadisce l’urgenza di una presa di coscienza collettiva.
Carola non è nuova alle battaglie ambientaliste: tra le ultime a livello locale ha portato avanti una petizione per eliminare dagli stabilimenti balneari l’uso dei grandi sacchi di nylon pieni di sabbia usati per fare da barriera, che dimenticati ed erosi dall’acqua e dal vento lasciano i loro lunghi filamenti in mare.
Attraverso l’esempio di Carola, emerge un potente messaggio di responsabilità ambientale, un invito a rispettare e custodire il nostro pianeta.

Pubblicato in Cronaca

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