Scuola e vacanze forzate per i docenti
L’idea, ripresa da Antonello Giannelli (Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi – ANP), di eliminare i compiti e prolungare l’attività didattica nel periodo estivo, con una diversa organizzazione del calendario scolastico annuale, non dovrebbe suscitare scandalo tra i docenti che, come altre categorie di lavoratori, hanno diritto a 32 giorni di ferie; gli altri 2 o più mesi sono di “vacanza”, ma per gli studenti con i docenti costretti a non andare a scuola.
D’altra parte gli studenti sono oberati dai famigerati compiti destinati a funestare quelle che dovrebbero essere appunto “vacanze”, dunque potrebbero accogliere di buon grado l’estensione delle attività didattiche a condizione di non essere ulteriormente ammorbati da incombenze scolastiche.
Strano che tali argomenti, logici, sensati, non siano condivisi…
Stupisco, perciò provo a formulare una proposta “decente” nel rispetto dell’autonomia delle scuole e della libertà di insegnamento: si potrebbe disporre, in via sperimentale, l’obbligo di presenza a scuola (fatta eccezione per i giorni di ferie e le festività) dei soli docenti che assegnino compiti per le vacanze e per i periodi di sospensione delle lezioni, cosicché gli studenti bisognosi di chiarimenti o “consolidamento”, possano recarvisi nella certezza di trovare sostegno adeguato (professionalmente idoneo) o più semplicemente per svolgere i compiti che non avessero capito e che i genitori non sappiano o non possano spiegare (non è “compito” loro).
Gli altri docenti, coloro i quali non assegnino compiti per le vacanze, sarebbero esentati dal “prolungamento”, dunque costretti alle “vacanze forzate”.
Maurizio Parodi
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