Come utilizzare il tatto per favorire l’empatia tra alunni e docenti? Quanto può servire a ridurre lo stress?
In tempi di MeToo, di molestie e di palpeggiamenti vari (da dieci secondi e oltre…), parlare dei benefici che si sprigionerebbero dal contatto fisico tra docenti e alunni potrebbe sembrare azzardato e fuori luogo. Tuttavia occorre che ne se parli, visto che è da qualche mese in libreria il saggio Touch Matters, di Michael Banissy, professore di psicologia alla Goldsmiths University di Londra. Che nel sottotitolo aggiunge, “come il contatto fisico può migliorare il tuo benessere”.
Il professore sviluppa una tesi tutto sommato abbastanza semplice: il tatto è forse il nostro senso più sottostimato nel rapporto relazionale docente-alunno, un senso che i docenti dovrebbero sviluppare al meglio nella loro quotidianità di classe.
Gli esempi concreti, nel saggio, non mancano: a partire dal cosiddetto “meet and greet”, espressione che oggi serve a indicare anche un’accoglienza calorosa e personalizzata in occasione di meeting e incontri con personaggi importanti. Il