La scuola in bilico tra il Made in Italy e il Liceo Economico Sociale

Il governo ha varato una riforma della scuola che prevede la nascita di un nuovo liceo dedicato al Made in Italy,

ma anche la soppressione di un altro indirizzo liceale, il Liceo Economico Sociale.

Questa decisione ha suscitato polemiche e proteste da parte di docenti e studenti, che difendono il valore e

l’importanza del LES.

Il Liceo del Made in Italy è un progetto che mira a valorizzare le competenze e le conoscenze legate al mondo

della produzione e della tradizione italiana, in particolare nei settori dell’agroalimentare, della moda, del design,

dell’arte e del turismo.

Si tratta di un percorso formativo che intende preparare i giovani a entrare nel mercato del lavoro, offrendo loro

una solida base culturale e una forte identità nazionale.

Tuttavia, per far spazio a questo nuovo liceo, il governo ha deciso di eliminare il Liceo Economico Sociale,

un’opzione del Liceo delle Scienze Umane che si occupa di scienze economiche, giuridiche e sociali.

Il LES è un liceo che forma cittadini attivi e consapevoli, capaci di analizzare la realtà sociale e politica con spirito

critico e propositivo.

Il LES è anche un liceo che offre molte opportunità di studio e di lavoro, sia in Italia che all’estero, grazie alla sua

apertura verso le lingue straniere e le culture diverse.

La soppressione del LES ha scatenato la reazione di molti docenti e studenti, che si sono mobilitati per difendere

il loro liceo e per chiedere al governo di rivedere le sue scelte.

Il comitato “Salviamo il LES” ha lanciato una petizione online, che ha raccolto oltre 200 mila firme, e ha organizzato manifestazioni e sit-in in diverse città italiane.

I sostenitori del LES sostengono che questo liceo sia un percorso formativo valido e apprezzato, che non merita

di essere cancellato per fare posto a un altro liceo che rischia di essere elitario e settoriale.

La questione è molto delicata e complessa, e richiede un confronto serio e costruttivo tra le parti coinvolte. Il

governo dovrebbe ascoltare le voci dei docenti e degli studenti, che sono i protagonisti della scuola e i

destinatari della riforma.

La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e di dialogo, non di conflitto e di esclusione. La scuola dovrebbe

offrire ai giovani una formazione ampia e diversificata, non limitata a un solo ambito o a una sola visione.

La scuola dovrebbe essere al servizio del paese, non di interessi particolari o di mode passeggere.

Il Segretario Generale FederIstruzione

A. Scarpellino

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