Misteriose e tremende profezie nel nuovo romanzo di Paolo Alfonso

In un paesino etneo, a Biancamarina, il cui nome sembra uscito da una favola, avvengono, all’interno di famiglie ufficialmente irreprensibili, accadimenti che hanno del morboso e per certi versi pure dell’efferato. 

Due storie, unite dal borgo che fa da sfondo, si intrecciano con fatti di cronaca: l’uno ricordando l’affondamento di una petroliera e l’altro richiama la strage di Ustica. Nel primo, la morte del comandante della nave dà l’avvio alla storia, o meglio, causa l’intreccio dentro cui si incontrano personaggi instabili nella loro coscienza, dediti a tenere sempre carica la corda pazza; nell’altro Ustica è la rievocazione ricorrente di uno psicologo dalla vita irrequieta e dagli amori variegati che però racconta la sua storia in prima persona, nonostante compaiano, come flashback, le narrazioni cucite attorno a uno straccione vagabondo, tale Petralia, e a sua figlia, bella e vacua, mentre lentamente si va infiammando l’eros compresso e negato dalle

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