Svezia, quando la digitalizzazione è eccessiva e complica l’apprendimento

Nel 2010, la pubblicazione di Top 200 tools for learning di Jan Hearth ha aperto le porte degli istituti scolastici europei – non a caso la rispettiva Commissione ha acquisito elementi utili dal testo in oggetto – ad una massiva opera di riforma digitale: l’abbandono progressivo dei supporti cartacei a favore dell’interazione e del maggior interesse suscitato da un dispositivo elettronico piuttosto che da uno statico e classico libro di testo hanno trainato la massiva opera di sostituzione e rinnovamento della didattica, anche attraverso l’introduzione di discipline prima sconosciute (matematica ed algebra applicata all’informatica, digital humanities, utilizzo di piattaforme per le discipline d’indirizzo). I paesi nordici – in particolare Svezia, Finlandia ed Estonia – anche grazie alla rispettiva copertura delle infrastrutture di rete (favorita dalla natura del territorio pianeggiante) sono sempre risultati i cavalli da traino di tali innovazioni; il rischio corso nelle prime fasi dell’introduzione di tali supporti

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