Salviamo il nostro mare

I rifiuti marini? Arrivano in gran parte da terra e sono soprattutto di plastica! Prepariamoci a celebrare la Giornata Mondiale degli Oceani con un’idea ecosostenibile

Sensibilizzare sull’importanza della salvaguardia degli oceani, dei mari e delle risorse marine è oggi più che mai urgente, tanto da essere tra gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

In particolare, tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2025 vi è quello di ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, con particolare attenzione a quello derivante dalle attività praticate sulla terraferma.

Ogni anno, l’8 giugno, siamo tutti chiamati a celebrare la Giornata Mondiale …

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Inquinamento del mare per Scuola Primaria: come spiegarlo ai bambini?

Il mare è una fonte di vita per gli esseri umani e per la fauna e la flora marina. Tuttavia, negli ultimi decenni, il mare è diventato sempre più inquinato a causa delle attività umane.
Questo articolo spiegherà le cause dell’inquinamento del mare, gli effetti che ha sul nostro pianeta e le soluzioni che possono essere adottate per risolvere il problema. Ci concentreremo su un linguaggio semplice e adatto ai bambini della scuola primaria per rendere l’argomento più accessibile e comprensibile.
Cause dell’inquinamento del mare
L’inquinamento del mare è causato principalmente dall’attività umana. Le fonti di inquinamento includono:

Rifiuti solidi: la maggior parte dei rifiuti solidi prodotti dagli esseri umani finiscono nel mare, causando un’enorme quantità di inquinamento. I rifiuti solidi includono bottiglie di plastica, sacchetti di plastica, contenitori di cibo, bottiglie di vetro, lattine e altri materiali.

Prodotti chimici: molti prodotti chimici che utilizziamo ogni giorno finiscono nel mare, causando inquinamento. Questi prodotti includono detergenti, fertilizzanti, pesticidi e altri prodotti chimici.

Petrolio: gli incidenti in mare aperto possono causare grandi quantità di petrolio che finiscono nel mare. Il petrolio può causare gravi danni alla fauna e alla flora marina, nonché alla vita umana.

Effetti dell’inquinamento del mare
L’inquinamento del mare ha gravi effetti sul nostro pianeta. Ecco alcuni degli effetti più importanti:

Riduzione della biodiversità: l’inquinamento del mare può causare la morte di molte specie di animali e piante marine, portando alla riduzione della biodiversità marina.

Malattie: l’inquinamento del mare può causare malattie nella fauna marina e, a sua volta, nell’uomo. I pesci contaminati possono causare malattie come la tossina del pesce.

Effetti sull’economia: l’inquinamento del mare può danneggiare l’industria della pesca, del turismo e dell’energia, causando gravi danni economici.

Soluzioni per l’inquinamento del mare
Esistono diverse soluzioni che possono essere adottate per risolvere il problema dell’inquinamento del mare. Ecco alcune di queste soluzioni:

Ridurre i rifiuti: una delle soluzioni più importanti è ridurre i rifiuti prodotti dagli esseri umani. Ciò può essere fatto attraverso la riduzione, il riutilizzo e il riciclaggio.

Utilizzare prodotti ecologici: l’utilizzo di prodotti ecologici come i detergenti biodegradabili e i prodotti alimentari organici può aiutare a ridurre l’inquinamento del mare. In questo modo, si evita l’uso di sostanze chimiche dannose per l’ambiente.

Monitorare l’attività industriale: è importante monitorare l’attività industriale e prevenire gli incidenti che possono causare l’inquinamento del mare. Ciò può essere fatto attraverso norme e regolamentazioni che impongono alle aziende di seguire procedure di sicurezza e di controllo ambientale.

Pulizia delle spiagge: le comunità possono organizzare campagne di pulizia delle spiagge per rimuovere i rifiuti solidi che si accumulano sulla costa. Ciò aiuta a prevenire che i rifiuti finiscano in mare.

Utilizzare fonti di energia rinnovabile: l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile come l’energia solare, eolica e idroelettrica può aiutare a ridurre l’inquinamento del mare causato dalle attività di estrazione di petrolio e gas.

Conclusioni:
L’inquinamento del mare è un problema serio che deve essere affrontato per proteggere la nostra vita e quella degli animali marini. Le cause dell’inquinamento del mare sono principalmente legate all’attività umana e possono essere ridotte attraverso l’adozione di soluzioni adeguate come la riduzione dei rifiuti, l’utilizzo di prodotti ecologici e l’adozione di fonti di energia rinnovabile.
È importante che i bambini della scuola primaria siano informati sull’inquinamento del mare e sull’impatto che ha sul nostro pianeta. In questo modo, possono diventare cittadini consapevoli e responsabili e contribuire a ridurre l’inquinamento del mare.
Suggerimenti utili:

Promuovere il rispetto dell’ambiente fin dalla prima infanzia: insegnare ai bambini fin dalla prima infanzia l’importanza di rispettare l’ambiente e di prendersi cura del nostro pianeta.

Organizzare attività educative: organizzare attività educative come visite a parchi naturali, acquari e musei per aiutare i bambini a comprendere l’importanza della conservazione dell’ambiente.

Sensibilizzare i genitori: sensibilizzare i genitori sull’importanza di ridurre l’impatto ambientale della propria famiglia e promuovere azioni sostenibili a casa come la riduzione dei rifiuti e l’utilizzo di prodotti ecologici.

Promuovere la partecipazione dei bambini: coinvolgere i bambini in progetti di pulizia delle spiagge e di sensibilizzazione all’inquinamento del mare, in modo che possano contribuire attivamente alla soluzione del problema.

Sostenere le iniziative per la conservazione dell’ambiente: supportare le organizzazioni e le iniziative che lavorano per la conservazione dell’ambiente e per la riduzione dell’inquinamento del mare.

Incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili: promuovere l’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili come la bicicletta, il carpooling e i mezzi pubblici per ridurre le emissioni di gas serra che contribuiscono all’inquinamento del mare.

In conclusione, l’inquinamento del mare è un problema serio che richiede la nostra attenzione e la nostra azione.
È importante sensibilizzare i bambini fin dalla scuola primaria sull’importanza di proteggere l’ambiente e di ridurre l’impatto delle nostre attività sull’ecosistema marino. Adottando soluzioni come la riduzione dei rifiuti, l’utilizzo di prodotti ecologici e l’adozione di fonti di energia rinnovabile, possiamo contribuire a ridurre l’inquinamento del mare e proteggere la nostra vita e quella degli animali marini.

Potete scaricare e stampare gratuitamente le Schede Didattiche su “Inquinamento del mare per la Scuola Primaria” (mandare mail per PDF protetti da password), basta cliccare sul pulsante ‘Download‘:

Maestra di Sostegno – Scuola Primaria

Ripulire l’isola di plastica: ne vale la pena?

Lo scorso settembre, l’ultima evoluzione del progetto The Ocean Cleanup – l’organizzazione no-profit ambientalista olandese da tempo impegnata nello sviluppo di tecnologie per combattere l’inquinamento da plastica – ha dimostrato, in un test nelle acque occupate dalla Grande isola di plastica del Pacifico, di essere in grado di raccogliere fino a 18 tonnellate di plastica in un singolo “rastrellamento” di questo fortice di spazzatura fluttuante.

Ora la macchina mangia-rifiuti, una rete chilometrica sospinta da parte a parte da due navi, è pronta per affrontare una rimozione sistematica della Great Pacific Garbage Patch, l’isola di plastica grande 3 volte la Francia che le correnti hanno formato tra le Hawaii e la California. Il punto – affrontato in un approfondito articolo pubblicato sul New Scientist – è: ne vale davvero la pena?

No: rischiamo danni peggiori. Nonostante le migliori intenzioni della no-profit, eliminare quello che è ormai divenuto un triste simbolo dell’Antropocene potrebbe essere, ora che l’abbiamo creato alterando per sempre gli ecosistemi, un’impresa poco utile; non solo, persino dannosa. È la conclusione apparentemente controintuitiva cui sono giunti, dopo diversi anni di studi, scienziati dell’ambiente e biologi marini, e per almeno quattro diverse ragioni che qui proviamo a sintetizzare.

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1. Nulla possiamo contro le microplastiche. Il “Sistema 3” di The Ocean Cleanup consiste in una barriera fatta di rete, lunga 2,2 km e profonda 4 metri, trainata alle estremità da due navi che si muovono a bassa velocità: i rifiuti di plastica vengono incanalati verso un’area centrale detta “zona di ritenzione” dove la plastica è raccolta, per essere poi depositata su una nave e stipata in appositi container destinati ad impianti di riciclo.

Benché questa tecnologia sia in grado di ripulire l’area di un campo di calcio ogni cinque secondi, rimuovere i rifiuti più grossi e consistenti degli 1,8 migliaia di miliardi di pezzi che si stima formino la Grande isola di Plastica del Pacifico non risolverà il problema della microplastiche, ciascuna di meno di 5 millimetri di larghezza, che potrebbero costituire il 94% dei rifiuti di questa chiazza di spazzatura.

Ormai decine di studi scientifici dimostrano che sono proprio questi microframmenti di plastica a rappresentare il problema peggiore per gli animali marini. Secondo una ricerca del 2021 condotta dal GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel in Germania, la prolungata esposizione alle microplastiche danneggia in modo grave l’abilità dello zooplancton (cioè la componente animale del plancton) di sequestrare carbonio dall’atmosfera e produrre ossigeno, in ultima analisi erodendo la capacità degli organismi oceanici di sostenere la vita sulla Terra.

Al momento purtroppo non disponiamo di metodi per rimuovere su larga scala le microplastiche dagli oceani (né dagli altri ambienti in cui sono ormai diffuse).

2. Si guarda nel punto sbagliato. Focalizzare gli sforzi sulle isole di plastica oceaniche potrebbe poi rimuovere l’attenzione dalle aree in cui si concentra l’inquinamento da plastica, ossia le coste. Per quanto impressionante, la Grande isola di plastica è soltanto la punta dell’iceberg del problema della plastica nei mari.

Ogni anno 11 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, e solo l’1% di questa si accumula in queste regioni di materiali plastici galleggianti favorite dalle correnti (non esiste infatti una sola isola di plastica oceanica). Si pensa che gran parte dei rifiuti rimanga entro i 160 km dalla spiaggia, sospinta dai continui movimenti delle correnti finché non si disintegra in pezzi più piccoli. Una buona parte finisce persino intrappolata nei ghiacci Artici.

Oltretutto, come ha spiegato al New Scientist Nick Mallos dell’organizzazione Ocean Conservancy, «tutti i vortici di plastica si formano nella parte più centrale dei bacini oceanici. Arrivarci è molto costoso e dispendioso in termini di tempo e carburante», mentre sarebbe più efficiente concentrare gli sforzi di pulizia negli ambienti costieri.

Si stima che il Great Pacific Garbage Patch sia composto da 1,8 migliaia di miliardi di frammenti di plastica (circa 250 per ogni abitante del mondo) e che occupi un’area di circa 1,6 milioni di km2 – pari a circa tre volte la Francia.
© Shutterstock

3. È Una goccia nel mare. Secondo uno studio del novembre 2023 coordinato da Melanie Bergmann, biologa marina dell’Alfred Wegener Institute, in Germania, se anche i 200 dispositivi di The Ocean Cleanup funzionassero per 130 anni rimuoverebbero soltanto il 5% della plastica dispersa negli oceani. Il che dà l’idea non tanto dell’efficienza della tecnologia, quanto della portata del problema che dobbiamo affrontare e del fatto che è importante lavorare sulle cause, non sui sintomi. Senza contare che l’86% dei rifiuti di plastica analizzati nella Grande isola di plastica del Pacifico sembra provenire dal settore della pesca. L’operazione non interesserebbe quindi la fetta di plastica che ha origine da terra e che si accumula lungo le coste trascinata in mare dai fiumi. 

4. C’è vita tra i rifiuti. Infine c’è la questione di come la vita marina si sia adattata a questo mare di plastica che abbiamo gettato nei mari. Nel 2022, analizzando i pezzi di plastica più grossi recuperati nel Great Pacific Garbage Patch, la biologa Rebecca Helm, all’epoca all’Università del North Carolina, Asheville, ha scoperto che su di essi si è formato un nuovo ecosistema, costituito soprattutto da neuston, organismi come insetti marini, invertebrati, crostacei, molluschi, meduse che vivono sull’interfaccia aria-acqua.

In altri due successivi studi, gli scienziati dello Smithsonian Environmental Research Center del Maryland hanno osservato che il 90% dei reperti di plastica dell’isola del Pacifico analizzati ospitano ora piante marine o animali, e che tre quarti di queste specie sono costiere, e si sono ora adattate a vivere in mare aperto sfruttando la plastica. Questi nuovi ecosistemi sarebbero, con operazioni di pulizia per giunta poco efficaci nel debellare il problema tout-court, inevitabilmente cancellati. Come dice Helm: «Se i disturbi dell’ecosistema causati dalla plastica sono il vero problema, disturbare ulteriormente l’ecosistema per ripulire la plastica è effettivamente una soluzione?».

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L’isola di plastica ha bandiera e passaporto

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