UdA “Mi prendo cura (di me, degli altri, dell’ambiente)” per l’Infanzia. Il coraggio di educare e la “cura dell’essere” INTERVISTA al filosofo prof. Giuseppe Savagnone

Di Antonio Fundarò

Si parla oggi di “emergenza educativa” collegandola alla crisi delle nuove generazioni e alla loro difficoltà di trovare dei valori. In realtà l’emergenza educativa c’è ma, come afferma il prof. Giuseppe Savagnone, è degli adulti, degli educatori che, forse per la prima volta, non hanno più nulla da offrire, se non i frutti di una società del benessere (tanti regali, tanti “sì” a qualunque richiesta…).

Se ne è parlato nel corso di un pregevole convegno di studio promosso a Palermo. Il “Coraggio di educare, oggi”, questo il tema dell’incontro promosso dai Rotary Club Palermo Monreale presieduto da Gina Di Prima, il Rotary Club Palermo Sud, presieduto da Salvatore Caldara e il Rotary Club Palermo Libertà presieduto da Annalisa Guercio. L’evento ha visto coinvolto, oltre lo scrivente e il prof. Giuseppe Savagnone anche

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UdA “Mi prendo cura (di me, degli altri, dell’ambiente)” per l’Infanzia. Il coraggio di educare e la “cura dell’essere” INTERVISTA al filosofo prof. Giuseppe Savagnone

Di Antonio Fundarò

Si parla oggi di “emergenza educativa” collegandola alla crisi delle nuove generazioni e alla loro difficoltà di trovare dei valori. In realtà l’emergenza educativa c’è ma, come afferma il prof. Giuseppe Savagnone, è degli adulti, degli educatori che, forse per la prima volta, non hanno più nulla da offrire, se non i frutti di una società del benessere (tanti regali, tanti “sì” a qualunque richiesta…).

Se ne è parlato nel corso di un pregevole convegno di studio promosso a Palermo. Il “Coraggio di educare, oggi”, questo il tema dell’incontro promosso dai Rotary Club Palermo Monreale presieduto da Gina Di Prima, il Rotary Club Palermo Sud, presieduto da Salvatore Caldara e il Rotary Club Palermo Libertà presieduto da Annalisa Guercio. L’evento ha visto coinvolto, oltre lo scrivente e il prof. Giuseppe Savagnone anche la brillante prof.ssa Marzia Snaiderbaur che ha introdotto e concluso i lavori. Giuseppe Savagnone è nato Palermo nel 1944 e qui ha insegnato per quarantuno anni Storia e Filosofia nei licei statali. È docente della Scuola di formazione politica “Pedro Arrupe”, della Scuola superiore di specializzazione in bioetica e sessuologia dell’Istituto teologico S. Tommaso di Messina. Dall’anno accademico 2013-2014 è docente di Dottrina sociale della Chiesa preso il Dipartimento di Giurisprudenza della Lumsa di Palermo. È stato membro della Commissione per la riforma dei cicli istituita dal Ministro della Pubblica Istruzione De Mauro e, successivamente, di un gruppo di lavoro per elaborare un codice deontologico dei docenti istituito dal Ministro Moratti. È editorialista dei quotidiani “Avvenire” (su cui ha curato anche, dal 1997 al 1999 la rubrica settimanale di commento al vangelo domenicale) e “Giornale di Sicilia”, del settimanale dell’episcopato toscano “Toscana oggi”. Più occasionalmente, ha collaborato anche con “L’Osservatore Romano”. Nel 2010 ha ricevuto il premio “Rocco Chinnici” per l’impegno nella lotta contro la mafia.
Un tempo c’erano degli ideali
«Un tempo c’erano degli ideali – giusti o sbagliati che fossero: la patria, la religione, la rivoluzione – per cui un giovane poteva morire. Oggi per che cosa un giovane morirebbe? » ha sottolineato il prof. Savagnone affermando che «se non c’’è un motivo per morire, forse non ce n’è neanche uno per vivere». Elemento che risulta, in questo tempo, di una straordinaria attualità.
Cosa vuol dire educare?
In questo tempo, dagli ideali affievoliti, «Educare non significa plasmare, ma suscitare in qualcuno l’attenzione, la responsabilità, l’impegno (la “cura”) nei confronti di se stesso e degli altri. Perciò bisogna avere il coraggio di educare le nuove generazioni alla cura delle quattro dimensioni fondamentali della vita» ha premesso il prof. Giuseppe Savagnone.
Cura delle quattro dimensioni fondamentali della vita: Educare alla cura dell’essere
La prima dimensione fondamentale della vita, come ha sottolineato il prof. Savagnone, è “Educare alla cura dell’essere. L’età moderna era quella dei don Camillo e dei Peppone, uomini e donne tutti d’un pezzo. La post-modernità valorizza la complessità e la ricchezza del soggetto, restituendo il diritto di essere molteplici. Col rischio però che l’identità della persona si frammenti nella vorticosa successione delle esperienze. Educare alla “cura dell’essere” significa aiutare il giovane a scoprire, attraverso di esse, l’unità profonda del proprio io, sollecitando la sua capacità di pensare e favorendo in lui la maturazione di una interiorità riflessiva che gli consenta di sfuggire alle mode massificanti e di essere se stesso.
La dimensione: Educare alla cura dell’essere-da
La seconda dimensione fondamentale della vita, come ha sottolineato il prof. Savagnone, è Educare alla cura dell’essere-da. L’età moderna era quella che identificava una persona collegandola al padre: “Di Carlo”, “Di Giovanni”. In tedesco era “von”, in fiammingo “van”. Si finiva per valere in base alla propria famiglia di origine. La post-modernità valorizza ciò che ognuno è in realtà come persona. Col rischio però di illudersi che il singolo “si faccia da sé” (la “morte del padre”), dimenticando che i baby lupo ritrovati nella foresta, non avendo avuto genitori e maestri, non sono neppure in grado di avere una postura eretta e in linguaggio verbale. Il cucciolo d’uomo “impara” solo grazie agli altri a camminare e a parlare. Educare alla cura dell’“essere da” significa – ha continuato il prof. Giuseppe Savagnone – far riscoprire (e prima ancora capire, come educatori) la radicale differenza tra potere e autorità, oggi spesso confusi, evidenziando che, mentre il primo è mera coercizione, che si esercita sulle persone come su oggetti, la seconda si rivolge sempre all’altro, chiedendogli quell’atto di libertà che sempre è l’obbedienza (dal rapitore si è trascinati, a chi dà un ordine si può dire di no), in vista della sua piena realizzazione. L’autorità (da augere, che significa “far nascere”, “far crescere”) mira sempre a generare. Proprio perché è generativa, l’autorità del padre e del “maestro” comporta una fisiologica asimmetria, misconosciuta da quei genitori che si fanno chiamare per nome dai loro figli perché vogliono esserne solo gli “amici”, rendendoci così orfani. Ma proprio perché l’autorità si rivolge sempre a persone, non ad oggetti, essa implica sempre, da parte di chi la esercita, il rispetto e l’ascolto dell’altro, senza cui scade nel mero potere – ha continuato il prof. Giuseppe Savagnone.
La dimensione: Educare alla cura dell’essere-con
La terza dimensione fondamentale della vita, come ha sottolineato il prof. Savagnone, è Educare alla cura dell’essere-con. L’età moderna ha visto diffusi i fenomeni del totalitarismo e del familismo (la monaca di Monza). La post-modernità, valorizzando l’autonomia e l’autenticità del singolo restituisce il diritto di essere se stessi, al di là dei condizionamenti del proprio gruppo di appartenenza. Col rischio, però, di cadere nell’individualismo e di dimenticare che non esistono “i fatti propri”. L’idea che la propria libertà finisca dove comincia quella dell’altro è il frutto di un’illusione spaziale che ci vede separati da un confine. Nella realtà ogni nostra scelta, anche la più personale, precisa il prof. Giuseppe Savagnone, ricade già su chi ci sta intorno. Una persona che si lascia andare, può credere di non doverne rispondere a nessuno, ma in realtà sta incidendo disastrosamente sulla vita di tuti coloro che dipendono da lei nella vita familiare, professionale, politica. Educare alla cura dell’“essere-con” significa, dunque, conclude il prof. Savagnone, far aprire gli occhi del giovane sulla responsabilità che egli si assume con ogni sua scelta, anche la più apparentemente “privata” (si pensi a quella di ricorrere alla droga…) verso la propria famiglia e verso la società.
La dimensione: Educare alla cura dell’essere-per
La quarta dimensione fondamentale della vita, come ha sottolineato il prof. Savagnone, è Educare alla cura dell’essere-per. L’età moderna aveva esaltato i frutti, la missione, il dovere (Kant). La post-modernità valorizza la felicità, la fioritura, l’autenticità del cammino di ciascuno. Col rischio, però, di non poter più additare altro fine che l’autorealizzazione. Un valore questo, certamente, ma che assolutizzato diventa autoreferenziale e oscura il senso vero delle nostre scelte. Chi vuol fare il medico per realizzarsi dovrebbe chiedersi se lo scopo della professione medica è che i medici si realizzino, o che i malati vengano curati bene. Educare alla cura dell’ “essere-per” significa aiutare i giovani a scoprire dei fini che diano senso alla loro vita, consentendo loro così, di conseguenza, di realizzarsi.
L’UdA “Mi prendo cura (di me, degli altri, dell’ambiente)” per la scuola dell’Infanzia
In allegato l’UdA “Mi prendo cura (di me, degli altri, dell’ambiente)” con destinatari i bambini della scuola dell’Infanzia, realizzata dai docenti dell’istituto Comprensivo “II Via Stelvio” di Cesano Maderno (MB) diretto magistralmente dal dirigente scolastico Dott.ssa Paola Ripamonti.
Mi_prendo_cura (di me, degli altri, dell’ambiente)

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