Arresto cardiaco, in Italia 160 casi al giorno: in arrivo formazione obbligatoria per docenti, Ata e studenti. Decisiva la presenza del defibrillatore

La simulazione della manovra da adottare in caso di soccorso a seguito di un attacco cardiaco

Quando una persona viene colpito da un arresto cardiaco “bisogna riconoscerlo, chiamare il 112, cercare un defibrillatore e cominciare la rianimazione”: a dirlo è stato Federico Fiorenzo Semeraro, presidente eletto dello European Resuscitation Council, durante un intervento alla Camera dei deputati nella Giornata mondiale per la rianimazione cardiopolmonare.

I numeri del fenomeno parlano da soli: ogni anno in Europa si registrano circa 400 mila arresti cardiaci, 60 mila casi in 365 giorni solo in Italia, in media oltre 160 al giorno.

E solo nel 58%, scrive l’Ansa, chi assiste la persona colpita da arresto cardiaco interviene con le manovre salvavita, come il massaggio cardiaco e le ventilazioni, e in una percentuale ancora più esigua – il 28% dei casi – con il defibrillatore. Con la sopravvivenza ferma a circa l’8%.

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