Ue contro X: Bruxelles avvia la procedura di infrazione contro Musk

Elon Musk e il nuovo logo Twitter

Ue contro X: Bruxelles avvia la procedura di infrazione contro Musk. Ecco perchè 

L’Unione Europea ce l’ha Elon Musk da quando ha comprato X (ex Twitter).  Da allora non gliene fanno passare più una. Sentite come ha tuonato Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno: “L’apertura odierna di un procedimento formale nei confronti di X dimostra chiaramente che, con il Dsa, è finita l’era in cui le grandi piattaforme online si comportavano come se fossero ‘troppo grandi per preoccuparsi”. Non solo la sanzione ma anche la minaccia. E Joe Benaroch, portavoce di X, ha così prontamente replicato: “X mantiene il suo impegno a rispettare il Digital services act”, aggiungendo che “la piattaforma sta collaborando con le autorità di regolamentazione. È importante che questo processo di collaborazione di X rimanga libero da influenze politiche e segua la legge”, ha aggiunto Benarroch.

Ma cosa è successo? Qualche giorno fa la Commissione europea ha avviato le procedure burocratiche di infrazione nei confronti di X. Cosa turba dunque i sonni degli eurocrati di Bruxelles? Cosa li spinge a rovinare le sante feste al tycoon sudafricano ora americano dopo essere stato in passato suo beniamino e apostolo prediletto? Il fatto è che Musk ha osato imprimere una linea no politically correct al diffusissimo social e questo i detentori del pensiero unico non possono permetterlo. Però quando Musk votava democratico negli Usa tutto andava bene ora che ha cambiato idea non più, come mai?

La spiegazione è molto complessa ed è di tipo socio – politico e non può essere affrontata in un articolo. Diciamo che l’opinione pubblica mondiale, il “mood” per intenderci, è tutto in mano ai progressisti che hanno il loro fortino in Wikipedia che viene ogni giorno manipolata astutamente dai fautori del pensiero woke, del revisionismo storico e religioso, degli anti – occidentalisti di professione, dalle femministe estreme, dei “si patriarcato”, dai radical – chic mondiali ed europei del “mondo al contrario”, per intenderci.  Poi ci sono i social come Facebook, Instagram, TikTok (parzialmente) e naturalmente X. Appena Musk si è stufato della manfrina progressista sono scoppiati per lui i guai.

Gli utenti più accaniti, i mitici debunker (foraggiati da Facebook), si sono rivoltati in blocco contro l’imprenditore reo, a loro dire, di aver sdoganato fake news che molto spesso sono solo notizie che non piacciono a lor signori perché nessuno ha il bollino blu ufficiale della conoscenza. In realtà Musk ha solo applicato il Primo Emendamento della Costituzione Usa, quello sulla libertà di parola e di stampa, che in certi ambienti progressisti non piace proprio. È una reazione forte e concertata quella che sta subendo il coraggioso Tycoon. Ha contro quello che viene chiamato “Deep State” e cioè un conglomerato di poteri forti di tipo politico – economico. Il Partito democratico Usa e Soros, tanto per non fare nomi.

La Ue attacca Musk anche sulla questione delle cosiddette “spunte blu” che sotto Twitter erano account verificati ed ora sono solo paganti e come noto i liberal sono terrorizzati dall’anonimato. E poi naturalmente c’è anche il fact-checking sotto accusa, a dire dell’Ue indebolito strumentalmente dall’orco cattivo di Pretoria che ha osato credere nella intelligenza delle persone di discernere il vero dal falso, il possibile dal plausibile, il buono dal cattivo, perché hanno mangiato la mela dell’albero.


Iscriviti alla newsletter

Continua la lettura su: https://www.affaritaliani.it/mediatech/ue-contro-x-bruxelles-avvia-la-procedura-di-infrazione-contro-musk-892148.html?ref=rss Autore del post: Affaritaliani Tecnologia Fonte: http://www.Affaritaliani.it

Articoli Correlati

Data Governance Act: guida all’uso secondario dei dati

Nell’attuale era digitale, i dati rappresentano una risorsa strategica e cruciale per cittadini e imprese. Infatti, già nel 2006, il matematico inglese Clive Humby affermava che “i dati sono il nuovo petrolio”, avendone intuito l’enorme potenziale informativo, economico e sociale.Con i dati, infatti, si può rendere la produzione più efficiente; nel settore sanitario i dati possono contribuire a fornire un’assistenza più attenta, a migliorare i trattamenti, ad esempio personalizzandoli in base alle specifiche esigenze e possono dare una maggiore spinta verso nuove terapie per le malattie rare o croniche. I dati sono anche un potente motore per l’innovazione e per la creazione di nuovi posti di lavoro, nonché una risorsa fondamentale per le start-up e le PMI[1].Indice degli argomenti
Utilizzo dei dati e implicazioni eticheStoricamente, l’utilizzo di sempre maggiori quantità di dati è stato il fulcro per l’esercizio del potere e, in diverse occasioni, ha rappresentato anche terreno fertile per il sorgere di conflitti e crisi diplomatiche. Si pensi allo scandalo Datagate, scoppiato nel 2013, quando l’informatico Edward Snowden ha rivelato che i dati di buona parte dei cittadini del mondo erano oggetto di spionaggio da parte del governo americano. L’evento ebbe un impatto sociale non indifferente e spostò l’attenzione sulla corretta gestione dei dati personali, rendendo i cittadini più consapevoli dell’importanza di questo diritto fondamentale.Protezione dei dati personali e sfide normativeNon è un caso, infatti, che la protezione dei dati personali sia diventata un tema sempre più centrale negli ultimi anni, complici il crescente utilizzo delle tecnologie digitali data driven e lo scambio continuo di informazioni attraverso il web. Pertanto, l’estrazione e l’utilizzo massiccio di dati sollevano questioni complesse in termini di privacy, etica e conformità normativa.Uso secondario dei dati e Piano Nazionale di Ripresa e ResilienzaAlla luce dell’enorme potenziale dei dati, negli ultimi anni, sta prendendo sempre più piede il tema dell’utilizzo di dati in contesti diversi da quello per cui sono stati raccolti, ossia l’uso secondario dei dati, soprattutto alla luce dell’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale ha lo scopo di favorire la crescita economica e l’innovazione per risollevarsi dalle conseguenze della pandemia da Covid-19.Definizione e applicazioni dell’uso secondario dei datiL’uso secondario dei dati si riferisce alla pratica di impiegare informazioni raccolte per uno scopo iniziale in contesti e applicazioni differenti rispetto a quelli originariamente previsti. Questa pratica abbraccia un’ampia gamma di attività, tra cui analisi di mercato avanzate, personalizzazione di servizi, sviluppo di modelli predittivi e monetizzazione dei dati stessi.Vantaggi dell’uso secondario dei dati in vari settoriIn generale, sono svariati i settori che possono trarre dei vantaggi dall’uso secondario dei dati. Si pensi al campo della ricerca scientifica, nel quale i dati potrebbero essere utilizzati per dare un’accelerazione alle scoperte mediche e migliorare la comprensione di alcune malattie; ancora, l’uso secondario dei dati nell’agricoltura di precisione potrebbe aiutare gli agricoltori ad analizzare i dati in tempo reale, come meteo, temperatura, umidità o segnali GPS e dare informazioni utili a capire come ottimizzare i processi produttivi; inoltre, possono essere raccolti i dati sulle abitudini di spostamento e di consumo delle persone, allo scopo di meglio effettuare la pianificazione urbana, così da rendere le città sempre più sostenibili ed efficienti[2].Evoluzione del concetto di uso secondario dei datiIl concetto di uso secondario dei dati ha inevitabilmente subito un’evoluzione nel tempo, anche alla luce dell’affermarsi dei nuovi bisogni sociali, fonte di produzione e aggiornamento normativo. In proposito, la Commissione europea, nel 2020, ha dato il via al progetto “strategia europea in materia di dati”, avente l’obiettivo di creare spazi europei comuni di dati, di modo da sfruttarne a pieno le potenzialità e dare il via al mercato unico dei dati per consentire loro di fluire liberamente all’interno dell’UE e tra i settori strategici, a vantaggio di aziende, ricercatori e pubbliche amministrazioni. In questo contesto, si è affermato un nuovo concetto di riutilizzo dei dati, ai sensi del Regolamento Ue 2022/868 (Data Governance Act), il quale, nell’ottica di garantire una maggiore condivisione dei dati, prevede la possibilità di riutilizzare determinate categorie di dati protetti detenuti da enti pubblici.Uso secondario nell’ambito della strategia europea in materia di dati: il DGALa strategia europea in materia di dati è stata elaborata dalla Commissione europea nel 2020 e mira a far acquisire all’UE una posizione di leadership nella società basata sui dati. Ricordiamo che il Regolamento Ue 2022/868 (Data Governance Act) è una componente fondamentale della suddetta strategia (insieme al Digital Services Act, Digital Markets Act e Data Act) e consente il riutilizzo di determinate categorie di dati detenuti da enti pubblici.Obiettivi e condizioni del Data Governance ActAl fine di sfruttare a pieno l’enorme potenziale dei dati, il legislatore europeo ha ritenuto che debba essere più facile condividere i dati in modo affidabile e sicuro attraverso tale pratica. Questa necessità è alla base del Data Governance Act, il quale cerca di promuovere la condivisione dei dati nell’Ue cercando di limitare una serie di ostacoli, tra cui la scarsa fiducia nello scambio delle informazioni, le questioni relative al riutilizzo dei dati del settore pubblico e alla raccolta dei dati per il bene comune, nonché gli ostacoli tecnici.Categorie di dati riutilizzabili e condizioniNello specifico, per riutilizzo di dati il Data Governance Act intende l’utilizzo di dati in possesso di enti pubblici da parte di persone fisiche o giuridiche a fini commerciali o non commerciali diversi dallo scopo iniziale nell’ambito dei compiti di servizio pubblico per i quali i dati sono stati prodotti, fatta eccezione per lo scambio di dati tra enti pubblici esclusivamente in adempimento dei loro compiti di servizio pubblico (art. 2 par. 2). Le categorie di dati che possono essere oggetto di riutilizzo sono i dati detenuti da enti pubblici che sono protetti per motivi di riservatezza commerciale, compresi i segreti commerciali, professionali o d’impresa; riservatezza statistica; protezione dei diritti di proprietà intellettuale di terzi; protezione dei dati personali, nella misura in cui tali dati non rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva (UE) 2019/1024 (Direttiva Open Data relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico).Tecniche di anonimizzazione e valutazione delle richieste di riutilizzoTuttavia, è necessario considerare che il Data Governance Act pone delle condizioni al riutilizzo dei dati. Difatti, ai sensi dell’art. 5 del DGA, il riutilizzo dei dati è possibile se i dati stessi siano anonimizzati nel caso di dati personali, oppure modificati, aggregati o trattati mediante qualsiasi altro metodo di controllo della divulgazione, nel caso di informazioni commerciali riservate, compresi i segreti commerciali o i contenuti protetti da diritti di proprietà intellettuale. In tal senso, è fondamentale individuare le tecniche idonee di anonimizzazione e verificare il rischio di re-identificazione e i possibili impatti sugli interessati[3]. Inoltre, lo stesso art. 5 aggiunge che le condizioni per il riutilizzo devono essere non discriminatorie, trasparenti, proporzionate e oggettivamente giustificate in relazione alle categorie di dati e alle finalità del riutilizzo e alla natura dei dati per i quali è consentito il riutilizzo. È bene poi ricordare che, ai sensi dell’art. 9 DGA, l’ente pubblico deve valutare la richiesta di riutilizzo ricevuta entro un massimo di due mesi e in casi eccezionali di particolare complessità o in presenza di un volume elevato di dati richiesti, questo termine può essere prorogato di ulteriori 30 giorni.Proposta di Regolamento European Health Data SpaceBisogna, poi, considerare che nonostante le difficoltà nell’assicurare l’irreversibilità assoluta del processo di anonimizzazione e l’effettività del risultato, a livello europeo l’utilizzo di tecniche di anonimizzazione e pseudonimizzazione a presidio della sicurezza dei dati è spesso incoraggiato soprattutto nel caso di trattamenti che coinvolgono categorie di dati particolari (art. 9 GDPR), come ad esempio in ambito sanitario e nel settore della ricerca medico-scientifica[4]. Dunque, ad integrazione delle disposizioni del Data Governance Act, si pone la Proposta di Regolamento European Health Data Space (EHDS), lex specialis rispetto al DGA, in attesa di pubblicazione definitiva nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue.Obiettivi dell’European Health Data SpaceL’EHDS ha diversi obiettivi, tra cui quello di consentire alle persone di assumere il controllo dei propri dati sanitari e agevolare lo scambio di dati per favorire la prestazione di assistenza sanitaria in tutta l’UE (uso primario dei dati); promuovere un autentico mercato unico per i sistemi di cartelle cliniche elettroniche; fornire un sistema coerente, affidabile ed efficiente per il riutilizzo dei dati sanitari in ambiti quali la ricerca, l’innovazione, l’elaborazione delle politiche e le attività normative (uso secondario dei dati)[5]. In particolare, l’uso secondario sarà consentito tramite meccanismi di autorizzazione rilasciati da un organismo responsabile dell’accesso ai dati in ambienti sicuri di trattamento, attraverso l’applicazione di strumenti di anonimizzazione[6].La necessità di un quadro legislativo armonizzato con l’individuo al centroIn generale è comunque sempre necessario contemperare il progresso con diversi caveat, prime fra tutte le disposizioni legislative. Difatti, in contesti come questi, si tratta non solo di rispettare la normativa data protection, ma anche le disposizioni della strategia digitale europea (Data Governance Act, nonché la più specifica Proposta di Regolamento Ue sullo spazio europeo dei dati sanitari) e quelle inerenti la cybersecurity (prime tra tutte la Direttiva NIS2 e non solo), stante l’importanza di proteggere i dati (soprattutto le categorie particolari di dati ex art. 9 GDPR) dalle sempre più pressanti minacce dei cybercriminali.In conclusione, è bene considerare che l’obiettivo dell’UE sia quello di confermarsi come leader nella gestione e circolazione dei dati, creando un unico apparato di regole che renda la dimensione digitale uno spazio aperto e sicuro. Tuttavia, l’incertezza giuridica provocata dalla frammentarietà del quadro normativo vigente – in un ambito transfrontaliero quale è quello attuale – da un lato, impedisce di mettere in luce la potenziale efficienza del riutilizzo dei dati (e, contestualmente, dell’IA), dall’altro, rischia di sollevare serie criticità con ricadute sulla tutela dei singoli coinvolti.Perlopiù, trattasi di un ambito interdisciplinare che combina la protezione dei dati personali e non personali, la circolazione e il commercio dei dati, il dominio delle (grandi e piccole) piattaforme digitali, la preservazione della concorrenza, la salvaguardia del consumatore, la tutela dei diritti della proprietà intellettuale e così via. Dalle numerose difficoltà derivanti dalla suddetta frammentarietà (fra cui le complicazioni di “coordinamento interno”) sorge il dubbio se adottare un unico corpus iuris digitalis[7].Pertanto, per superare tali ostacoli, è cruciale mantenere la centralità dell’individuo e prevedere un quadro legislativo armonizzato idoneo ad assicurare un mercato unico che possa essere considerato un modello per gli Stati Membri[8].Note[1] Commissione europea, L’atto sulla governance dei dati spiegato, disponibile al seguente link: https://digital-strategy.ec.europa.eu/it/policies/data-governance-act-explained#ecl-inpage-l4iguon6[2] M. MASNADA, E. NUNZIANTE, Uso secondario dei dati personali: occasione di crescita che l’Italia non può perdere, Agenda Digitale, 7 dicembre 2023, disponibile al seguente link: https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/uso-secondario-dei-dati-personali-occasione-di-crescita-che-litalia-non-puo-perdere/[3] A. CATALETA, A. NISTICO’, Riuso dei dati e privacy, chiariamo i dubbi agli operatori, in Cybersecurity360, 3 agosto 2023, disponibile al seguente link: https://www.cybersecurity360.it/legal/privacy-dati-personali/riuso-dei-dati-e-privacy-chiariamo-i-dubbi-agli-operatori/[4] E. CURRELI, L. LIGUORI, E. MANDARA’, Dati anonimi e pseudonimi: cosa cambia per la ricerca dopo l’ultima sentenza della Corte Ue, in Agenda Digitale, 28 giugno 2023, disponibile al seguente link: https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/dati-anonimi-e-pseudonimi-cosa-cambia-per-la-ricerca-dopo-lultima-sentenza-della-corte-ue/[5] Commissione europea, Spazio europeo dei dati sanitari, disponibile al seguente link: https://health.ec.europa.eu/ehealth-digital-health-and-care/european-health-data-space_it[6] M. MASNADA, E. NUNZIANTE, op. cit.[7] G. CERRINA FERRONI, Luci e ombre della Data Stategy europea, in Agenda digitale, Network Digital 360, 2022, in F. M. MANCIOPPI, La regolamentazione dell’intelligenza artificiale come opzione per la salvaguardia dei valori fondamentali dell’UE, in Federalismi.it n. 7 il 20/03/2024[8] D. POLETTI, Gli intermediari, cit., p. 48, 54-55

Mostre virtuali generate dal computer

Ho scoperto da poco un sito affascinante e ve lo voglio raccontare. Si chiama Digital Curator ed è un generatore di mostre virtuali basato sulla cosiddetta ‘intelligenza artificiale‘.

Si tratta di un algoritmo capace di selezionare per tema i dipinti di un archivio di 196.116 opere conservate in 91 musei di Austria, Bavaria, Repubblica Ceca e Slovacchia. In pratica quello che faccio io manualmente con le mie raccolte iconografiche!

Ma vediamo subito come funziona e quali elementi aggiuntivi contiene, rispetto a una ricerca fatta con i sistemi che ho raccontato sia sul blog che in alcuni webinar.
Proviamo a navigare dentro una delle tante mostre già presenti sul sito. Basta andare sulle tre lineette a sinistra e selezionare Browse exhibition.

Scegliamo uno dei percorso presenti.  Ad esempio Living Spaces. Per visualizzare le opere su desktop occorre scorrere la pagina in orizzontale, andando verso destra. Su dispositivi mobili invece si scorre in verticale, verso il basso.
Quello che appare è davvero straordinario: il sistema ha selezionato 2.333 opere in un arco di tempo tra il 1700 e il 1950 mettendo assieme cinque parole-chiave che appartengono ai dipinti di interni (arredamento, tavolo, sedia, finestra e porta).Poco dopo compare un diagramma che riporta sulle ascisse l’epoca e sulle ordinate la percentuale di immagini che contengono gli elementi cercati in rapporto al totale delle immagini dell’archivio. È interessante notare, ad esempio, che il punto più alto del grafico si colloca intorno al 1875, epoca in cui era appena nato l’Impressionismo e in cui l’interesse per le scene di vita quotidiana era al suo massimo storico.

Altrettanto interessante è la parte seguente. Iniziando a scorrere le opere si potranno notare alcuni elementi dentro ciascun dipinto contornati da un rettangolo con una percentuale: si tratta della probabilità che quell’elemento corrisponda a una delle parole-chiave.Se un oggetto è inequivocabilmente un tavolo allora avrà una percentuale di corrispondenza molto alta. Se l’intelligenza artificiale ha qualche dubbio, la percentuale sarà più bassa.

Sul lato destro dell’opera compaiono in alto i dati tecnici (titolo, autore, anno, luogo di conservazione) e in basso le parole-chiave individuate. Potrete notare che ogni dipinto ne riporta anche altre rispetto a quelle utilizzate per creare la mostra. Questo qui sotto, ad esempio, ha anche Building, House e Putto. Ma questi elementi non sono evidenziati con i rettangoli perché non fanno parte della ricerca.

Tuttavia, se clicchiamo su una qualsiasi di queste parole-chiave, si genera automaticamente una nuova mostra virtuale. Proviamo a farlo con Window, un tema che, come sapete, mi sta molto a cuore…Il sistema in questo caso mette assieme 731 dipinti, dal 1300 al 1900, che contengono una finestra.
Molto utile è, anche in questo caso, il diagramma. Il tema della finestra, infatti, ha un andamento diverso rispetto al percorso sugli interni. Ha un picco nel Rinascimento, epoca di tante scene sacre con finestra sullo sfondo, per poi diminuire nel corso del Cinquecento. La risalita avviene gradualmente a partire dal Seicento e soprattutto nell’Ottocento.

Adesso vediamo come generare una mostra in base a un tema di nostra scelta (ma comunque incluso nelle chiavi della piattaforma). Dobbiamo tornare all’inizio della mostra e scegliere la funzione in basso a sinistra Select motifs.

Si aprirà un menu in cui è possibile indicare una o più parole-chiave, l’arco temporale desiderato e il nome che vogliamo dare alla raccolta. Queste qui sotto sono le voci della mostra che avevamo già trovato pronta nello spazio Browse Exhibition.

Proviamo a cambiarle. Scegliamo elementi che possano costituire una scena sacra, ad esempio angelo e Madonna, e impostiamo l’arco temporale massimo.

Andiamo a vedere subito il diagramma: è molto diverso dai precedenti. Il picco massimo per questi due soggetti assieme è a metà del Trecento; da quel momento subisce una discesa fino al Cinquecento per non risollevarsi mai più.Chiaramente questi dati non vanno intesi in senso assoluto perché dipendono dalle opere presenti nei musei considerati, tutti nell’Europa centrale. Probabilmente, se ci fossero state le opere dei musei italiani, il grafico avrebbe avuto una forma diversa, considerata la grande quantità di arte sacra fino all’età barocca.

Tra le opere selezionate ce ne sono di notevoli.

Ma anche opere che non c’entrano nulla. Ad esempio dame con cupidi o regine con i figli scambiate per la Vergine con angeli.

In questo caso emerge in grandissimo limite dell’intelligenza artificiale: non è in grado di riconoscere il contesto, di distinguere una scena galante o un ritratto di corte da una scena sacra. Per il sistema basta che la donna abbia abiti abbondanti e l’altra figura sia di dimensioni minori.Per altro nel secondo dipinto ha individuato ben sei Madonne. E però non può essercene più di una all’interno di una scena sacra (a parte le altre Marie nei compianti…). Non si tratta di sedie o di finestre.
Facciamo un altro tentativo con il tema del teschio inserendo Skull tra le parole-chiave. La raccolta, generata in 0,3 secondi, mostra un diagramma ancora differente dai precedenti. Stavolta, dopo un picco nel Rinascimento, vediamo un’inesorabile ascesa dall’Ottocento in poi, fino al Contemporaneo.

Anche in questo caso, però, l’algoritmo ha preso qualche abbaglio dal momento che ha considerato teschi una natura morta con uva e uno stemma nobiliare.

Questi difetti di riconoscimento sono gli stessi per cui un utente di Facebook può trovarsi con il profilo segnalato per aver condiviso una Venere di Tiziano: all’intelligenza artificiale manca spesso l’intelligenza culturale, quella di sapere distinguere l’arte – per lo meno quella acclarata, storicizzata – dalla pornografia.
E tuttavia questo strumento rimane senz’altro interessante, specialmente per scopi didattici. Selezionare gli elementi e osservare la loro occorrenza temporale è un esercizio formidabile per ricostruire quel profondo legame tra l’arte e la storia, tra la cultura e la società. Una capacità che riesce – per il momento – a renderci un po’ più intelligenti delle macchine.

Vuoi rimanere aggiornato sulle nuove tecnologie per la Didattica e ricevere suggerimenti per attività da fare in classe?

Sei un docente?

soloscuola.it la prima piattaforma
No Profit gestita dai

Volontari Per la Didattica
per il mondo della Scuola. 

 

Tutti i servizi sono gratuiti. 

Associazione di Volontariato Koinokalo Aps

Ente del Terzo Settore iscritta dal 2014
Tutte le attività sono finanziate con il 5X1000