Detenuti, su 60mila 1.200 fanno l’Università: accordo tra Rai e ministero della Giustizia per portare 1.800 ore di video-lezioni in 190 carceri

Non è residuale il numero di detenuti negli istituti penitenziari che prova interesse per lo studio e la formazione: del resto, almeno in Italia è insito nella mission della detenzione il recupero dell’individuo e la sua riproposizione nella società, una volta scontata la pena.

E non va dimenticato che l’articolo 34 della Costituzione (“L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”) vale anche per chi è costretto a stare in carcere. Così, alcune migliaia di detenuti risultano iscritti ad un corso di studi che va dalla primaria alle superiori. Negli istituti penitenziari più grandi, ad esempio all’interno di Rebibbia a Roma, sono presenti delle vere e proprie scuole statali con insegnanti di ruolo e precari che si recano nelle aule dove i detenuti assistono alle lezioni. Spessissimo lo fanno anche con ottimi risultati, tanto che il condurre egregiamente gli studi a volte può essere

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