Aldo Mucci SGS, precari della scuola MEF e MIM adottano il vecchio sistema del “pagherò” a babbo morto

Bisogna lavorare, con scrupolo e abnegazione. Questo è il mantra che risuona nelle menti dei precari della scuola in Italia – collaboratori scolastici, docenti, e altri. Hanno il contratto di lavoro prorogato di quattro mesi nel 2024, ma non sono pagati da ottobre 2023. Questa è la dura realtà che affrontano ogni giorno.

Molti di questi lavoratori precari, assunti con le risorse PNRR e di Agenda, o con supplenze brevi, provengono dalle regioni del Sud Italia. Arrivano con entusiasmo e la “grande” speranza di arrivare alla prima fascia o accumulare punteggio per dire finalmente “ce l’ho fatta”. Hanno resistito fino a dicembre 2023, bussando spesso al portafoglio dei genitori, ma oggi sono disperati.

I loro salari, che ammontano a circa 1.000 euro al mese, sono in “attesa” nella piattaforma NoiPa. Tuttavia, senza autorizzazione, nulla si muove. Stamattina, i legali del SGS Scuola hanno diffidato il Ministero dell’Economia al pagamento con emissione immediata delle pendenze.

Aldo Mucci, del direttivo nazionale SGS Scuola, dichiara: “Il piano nazionale di resilienza costituisce un’opportunità unica per la crescita del Paese e per un rilancio economico a favore delle generazioni future. Una sfida importante per la nostra scuola chiamata ad attuare un piano articolato e ambizioso, ma come recita un vecchio proverbio, ‘senza denari non si canta messa’.”

Questo articolo mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione dei precari della scuola in Italia. È tempo che lo Stato intervenga e risolva questa ingiustizia salariale.

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