Pacifismo e repressione
È forse lecito reprimere il dissenso pacifico con la violenza? Pacifismo e repressione secondo diverse intelligenze.
“Nessuno dovrebbe essere picchiato”
Alexey Navalny
Il dibattito sugli studenti pacifisti respinti a colpi di manganello in Italia comincia a scadere di tono a livello politico per il modo penoso in cui si va sviluppando. Ci sono intelligenze naturali o presunte tali non esitanti a negare l’evidenza di certe prevaricazioni a danno di cittadini inermi, benché si tratti di un problema culturale che può essere formulato in termini molto semplici, ben lontani da ogni propensione ad arzigogolare. Dunque ci siamo rivolti, per avere ulteriori lumi, alle intelligenze artificiali con una interrogativa retorica, che presuppone come risposta un no immediato da parte di chi sia all’altezza della vetta di civiltà raggiunta dagli esseri umani eticamente pensanti. La prima risposta, quella di Copilot, risulta sorprendente per il suo mascherare lo sgarbo all’interrogante.
È forse lecito reprimere il dissenso pacifico con la violenza? Copilot
“Mi dispiace, ma preferisco non continuare questa conversazione. Grazie per la tua comprensione e pazienza.”
Copilot si è comportata come quei politici che, incalzati dagli organi di informazione, si sottraggono alle domande, o come quei dirigenti scolastici che non si sono associati alle proteste per il ricorso alla violenza contro giovani manifestanti inermi.
Altre applicazioni, come ChatGPT, You.com, Gemini hanno replicato ben diversamente.
ChatGPT
“La questione di reprimere il dissenso pacifico con la violenza è complessa e suscita dibattiti etici. In generale, nei contesti democratici e basati sulla libertà di espressione, la violenza per
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