L’arte della relazione, la relazione nell’arte: al liceo artistico i giovani si confrontano con esperti e insegnati sui rischi del “drop-out”

L’arte della relazione, la relazione nell’arte: al liceo artistico i giovani si confrontano con esperti e insegnati sui rischi del “drop-out”

Il dialogo, la fiducia, la comprensione sono canali essenziali per una relazione educativa efficace con tutti gli adolescenti soprattutto coloro che vivono la scuola con maggiori difficoltà e spesso abbandonano il percorso scolastico.

Il fenomeno dei cosiddetti “drop out” riguarda adolescenti in età scolare che abbandonano la scuola, la frequentano in modo incompleto o irregolare accumulando lacune e ritardi nel raggiungimento degli obiettivi didattici. Ciò può compromettere le prospettive di crescita personale, culturale e professionale di molti giovani.

Sui rischi e la prevenzione di questo fenomeno ci si è confrontati al Liceo Artistico di Napoli (LAN) durante l’incontro svoltosi giovedì 18 aprile grazie alla sensibilità della dirigente Ds Simona Sessa e dell’equipe per l’inclusione della scuola, in primis la prof. Katia Pirozzi. Insegnanti, referenti scolastici, studenti hanno affrontato e approfondito queste tematiche insieme a tre affermati esperti di clinica dell’adolescenza, Paolo Valerio, Cesare Moreno e Antonella Musella.

I numeri della dispersione scolastica in Italia, sebbene migliorati rispetto al passato, sono ancora preoccupanti ed evidenziano tassi maggiori al Sud – in Campania siamo intorno al 16,4% (dati MIUR) – e nelle fasce a maggiore disagio socioeconomico.

“Il  fenomeno del drop-out scaturisce da una condizione di sofferenza silente che investendo il ragazzo rischia di danneggiare lui e il suo progetto di vita” chiarisce Antonella Musella, psicoterapeuta molto attiva nell’ambito del supporto psicologico adolescenziale, “chi si occupa di questi ragazzi, continua la psicoterapeuta, ha la responsabilità di trattare con cura la sua crescita che avanza e in questo modo l’adolescente può sperimentare e fare esperienza autentica di sé”.

Differenza tra inclusione e integrazione

Dal canto suo, la scuola è da sempre impegnata a contrastare la dispersione scolastica e a rendere l’ambiente scolastico quanto più inclusivo possibile. “Ma qual è la differenza tra inclusione e integrazione?” questa una delle domande poste agli studenti dal prof. Valerio, professore di psicologia clinica presso l’Università di Napoli Federico II, psicoterapeuta esperto delle problematiche adolescenziali. Integrare presuppone che qualcuno venga inserito in un sistema ma debba in qualche modo adattarsi ad esso, viceversa l’inclusione presuppone un andare verso l’altro valorizzando e non appiattendo le diversità presenti. È un vero e proprio processo di osmosi e scambio reciproco.

Senza giudicare e senza annullare la loro essenza e la loro creatività

Dall’interessante confronto, stimolato dal prof. Valerio, emerge la necessità di “imparare ad accogliere e contenere gli adolescenti senza giudicarli e senza annullare la loro essenza e la loro creatività”.  Lo psicoterapeuta, egli stesso artista per passione, evidenzia l’importanza di superare l’ansia che ha un effetto bloccante nel percorso di crescita dell’adolescente e ne esalta il disagio, la demotivazione, il senso di inadeguatezza soprattutto negli adolescenti con maggiori disagi sociali.

Trasformare le difficoltà in risorse

“Gli educatori dovrebbero essere in grado di trasformare le difficoltà in risorse” afferma Cesare Moreno, presidente dell’associazione Maestri di Strada onlus. “Il canale artistico è senz’altro uno dei veicoli di trasformazione più interessante, un’opportunità concreta per attrarre tutti i giovani ed evitare l’abbandono precoce della comunità scolastica”.

La relazione affettiva

“La relazione affettiva è il fulcro dell’educazione, evidenzia ancora Moreno, e solo con l’accoglienza e il riconoscimento del bisogno, gli adolescenti si sentono “visti” e compresi e veramente inclusi in percorsi di crescita e ricucitura della socialità sana”. Ciò è frutto di anni di esperienza sul campo che Moreno ha sperimentato dal 1998nell’ambito del coordinamento del progetto Chance, ideato da Angela Villani e Marco Rossi Doria, e supportato dal Comune di Napoli e dal Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Federico II. Grazie a tale progetto sono stati recuperati tanti adolescenti drop out della scuola media a rischio di devianza e abbandono scolastico. Gli operatori del progetto, educatori e insegnanti, hanno da sempre dialogato e collaborato con le scuole, le istituzioni, psicologi, psicoterapeuti, assistenti sociali. Nel 2000,l’associazione “Maestri di Strada” ha affiancato il progetto Chance con borse di studio a ragazzi con particolari difficoltà. Questa esperienza si è sviluppata in particolare nella periferia orientale della città, Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio. I frutti dell’esperienza e il particolare dialogo educativo e di vita sviluppato tra insegnanti e ragazzi sono raccontati nel libro “Insegnare al principe di Danimarca” scritto da una delle insegnanti fondatrici di Chance, Carla Melazzini.

È inoltre possibile approfondire le esperienze del progetto Chance nel libro “Psicoanalisi di strada:
l’accompagnamento al lavoro educativo con adolescenti drop-out
”, scritto da Paolo Valerio e Simonetta M.G. Adamo , con prefazione di Marco Rossi Doria.

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