Il mercato del lavoro alla prova dell’AI: nuove competenze per nuove professioni
Sintesi dell’intervento di Massimo Chiriatti (Chief Technology Office – Lenovo) e Stefano Quintarelli (Fondo Rialto Venture Capital
Stati Generali Scuola Digitale – Bergamo 24 Novembre 2023
Revisione: Dianora Bardi e Roberto Maragliano
Esattamente un anno fa, a fine novembre 2022, ChatGPT è entrato nel dominio pubblico, segnando una svolta nell’accesso all’intelligenza artificiale. Questa potente tecnologia sta plasmando il futuro e solleva questioni etiche urgenti, in particolare sull’ordine e i modi in cui si dovrebbero sviluppare i rapporti fra innovazione scientifico/tecnologica e regolamentazione politica.
Il panorama tecnologico è in trasformazione: siamo passati da macchine programmate secondo una logica umana predeterminata e garantita, almeno teoricamente, a sistemi di intelligenza artificiale che apprendono direttamente da una gran massa di dati, il cui trattamento, non totalmente controllato dagli stessi gestori dei servizi, potrebbe dar luogo anche ad indicazioni, pattern e correlazioni fuorvianti o errate. Pertanto, prima di lanciare un servizio di questa portata e creare fiducia rispetto al suo impiego è fondamentale considerare attentamente le questioni etiche sottostanti, anche al fine di prevenire danni alla reputazione delle tecnologie digitali che potrebbero risultare irreparabili.
È dunque essenziale progettare con cura queste risorse, monitorandone e regolamentandone l’impiego in un’ottica il più possibili integrata tra questioni tecniche, questioni etiche, questioni culturali. La valutazione dei meccanismi algoritmici richiede un approccio il più possibile multidisciplinare capace di non arretrare di fronte alla “scatola nera” rappresentata da processi dell’AI all’interno dei quali il legame tra input e output non è lineare o trasparente.
Massimo Chiriatti ha sollevato la questione della natura dell’intelligenza artificiale e le implicazioni della sua continua e profonda interazione con l’essere umano.
Stefano Quintarelli ha anche evidenziato il vantaggio competitivo dei paesi anglosassoni dovuto alla loro Common Law, che si adatta dinamicamente attraverso la giurisprudenza. In contrasto, la Civil Law, più rigida, vedi l’esempio italiano, rende la regolamentazione più complessa.
Il dibattito si è poi focalizzato sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro: un tema ampio e complesso che tocca vari aspetti, tra cui l’automazione, la trasformazione dei ruoli lavorativi e le competenze via via richieste.
Automazione. L’AI sta già automatizzando compiti ripetitivi in molti settori, dalla manifattura al servizio clienti. Questo può portare a una riduzione della necessità di lavoro umano per certi compiti, ma può anche creare nuove opportunità in aree che richiedono pensiero critico, creatività e capacità di gestione dell’AI stessa.
Trasformazione dei ruoli lavorativi. Non solo alcuni lavori potrebbero essere automatizzati, ma anche i ruoli esistenti potrebbero cambiare in modo significativo, richiedendo ai lavoratori di adattarsi per lavorare a fianco delle AI. Questo potrebbe significare che gli impiegati imparano a supervisionare e intervenire su sistemi AI o usare l’AI per migliorare la propria produttività.
Competenze richieste. L’AI sta cambiando il tipo di competenze richieste nel mercato del lavoro. Le competenze digitali, l’alfabetizzazione dati e la capacità di lavorare efficacemente con la tecnologia sono sempre più importanti. La “reskilling” e la “upskilling” diventano cruciali, richiedendo agli individui di aggiornare costantemente le proprie competenze o di acquisirne di nuove per rimanere rilevanti nel mercato del lavoro.
Inclusione ed equità. Se l’accesso alle opportunità di formazione e sviluppo non è equamente distribuito si corre il rischio che l’AI amplifichi le disuguaglianze esistenti nel mercato del lavoro. È fondamentale garantire che i benefici dell’AI nel lavoro siano accessibili a tutti, attraverso l’istruzione e la formazione.
Impatto sui salari. L’automazione di compiti precedentemente svolti da umani può avere effetti di restrizione dei salari, soprattutto per i lavori meno qualificati. D’altra parte, può aumentare la domanda per lavori altamente qualificati, de questo contribuirebbe ad un incremento dei salari in quei settori.
Cambiamento nella domanda di lavoro. Mentre alcuni lavori potrebbero diminuire a causa dell’AI, nuove categorie di lavoro starebbero emergendo. Il mercato del lavoro può aspettarsi di vedere una crescita in settori come l’ingegneria AI, la manutenzione di sistemi automatizzati e i servizi di supporto per queste tecnologie.
In conclusione, mentre l’AI presenta sfide significative per il mondo del lavoro, offre anche opportunità per aumentare l’efficienza, creare nuovi lavori e migliorare la qualità del lavoro umano. La chiave è navigare in questa transizione in modo proattivo, garantendo un approccio inclusivo e un investimento continuo nella formazione e nell’educazione dei lavoratori.
Stefano Quintarelli, inoltre, ha espresso un cauto ottimismo riguardo al reskilling nel lungo termine, pur riconoscendo le difficoltà a breve termine. Racconta di quando, nel suo ruolo all’Agenzia per l’Italia Digitale, ha visitato piccole comunità per comprendere come la digitalizzazione potesse essere integrata nei processi lavorativi. In un piccolo comune, un sindaco informatico gli ha illustrato le resistenze al cambiamento da parte di dipendenti anziani e sindacalizzati, evidenziando la naturale facilità delle nuove generazioni nei confronti dell’innovazione tecnologica. Questo mostra come la transizione verso un lavoro più integrato con l’AI sia inevitabile e come l’apprendimento continuo diventi essenziale in tutte le fasi della vita lavorativa.
Per quanto riguarda l’introduzione dell’AI a scuola, si sottolinea il potenziale vantaggio nel saper utilizzare strumenti come il Language Model di Google, Bard. Si mette in guardia sull’uso improprio di tali strumenti da parte degli studenti, che potrebbero essere tentati ad impiegarli per simulare piuttosto che per arricchire il proprio apprendimento. Va incoraggiato un uso etico dell’AI, che valorizzi il suo ruolo di supporto allo studio e di stimolo ad un approccio critico e costruttivo.
In conclusione, l’AI non è un’incognita ma una realtà del nostro vivere quotidiano. In relazione agli impegni di formazione, l’accento andrà dunque posto sulla possibilità di impiegare questa risorsa in modo efficace, adattandola ai diversi contesti e comprendendone benefici e limiti.
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