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TFA sostegno 8° Ciclo: quanto costa specializzarsi?

Quanto costa specializzarsi con il TFA Sostegno 8° ciclo? Sebbene non tutte le Università lo abbiano pubblicato, diverse hanno già predisposto tutto ciò che occorre per la specializzazione su sostegno 2023 tramite il bando. Potete trovare l’elenco delle pubblicazioni aggiornato giornalmente anche sul nostro sito. Dalle prime pubblicazioni si possono già tirar fuori alcuni dati sui costi di una specializzazione: quest’anno andiamo da 2.500 euro a oltre 4.000, in base ad Ateneo. Anche partecipare alla preselettiva ha un costo non uniforme. Al momento si oscilla tra i 60 e i 200 euro.

Quanto costa il TFA sostegno VIII ciclo

Nonostante le polemiche che accompagnano sempre i costi degli studi in Italia, anche quest’anno specializzarsi su sostegno sarà un onere non indifferente. Anche solo tentare di passare la prova preselettiva ha il suo costo. Vediamo dunque quanto costa la specializzazione in ogni Università che finora ha pubblicato il bando. Indichiamo separatamente il costo della preselettiva e quello del corso. Il costo medio per la prova preselettiva è di oltre 130 euro, per il corso più di 3mila euro. Ma la cosa curiosa è che tra un Ateneo e l’altro i costi possono quasi raddoppiare per il corso e più che raddoppiare per la preselettiva.

Università degli Studi di Chieti-Pescara  – 150 euro per la preselettiva, 2.744 euro per il corso

Università della Calabria – 130,50 euro per la preselettiva – 2.816,50 euro per il corso

Università degli Studi” Magna Graecia”-Catanzaro – 140 euro per la preselettiva – 2.846 euro per il corso

Università Suor Orsola Benincasa  – 200 euro per la preselettiva – 4.100 euro per il corso

Università di Udine – 120 euro la preselettiva – da un minimo di 3.000 euro a un massimo di 3.040 euro, in base alla tassa regionale per il diritto allo studio universitario

Lumsa – 150 euro prova preselettiva -3200 euro il corso

Università Europea di Roma – 150 euro prova preselettiva – 3.200 euro il costo del corso

Tuscia – 150 euro per la preselettiva – 3.200 il costo del corso

Cassino – Lazio meridionale – 150 euro la preselettiva – 3.200 euro il corso

Università degli Studi di Roma “Foro Italico” – 150 euro la preselettiva – 3.200 il corso

Link Campus University – 150 euro prova preselettiva – 3.200 il costo del corso

Università degli Studi del Molise – 150 euro preselettiva – 2850 il corso

Università di Bari  – 100 euro per la prova preselettiva, 2800 euro il corso

Università di Foggia – 150 euro preselettiva, 2.816 il corso

Università del Salento – 100 euro la prova preselettiva – 2.800 euro il corso

Università di Cagliari – 100 euro per la prova preselettiva – 3.000 euro il corso

Università di Sassari – 100 euro la preselettiva, 3.156 il corso

Università di Catania – 150 euro per la preselettiva – 3.700 euro il corso

Università di Kore – Enna  – 150 euro la tassa di ammissione -3.700 euro il corso

Università di Palermo – 150 euro preselettiva, 3.700 euro il corso

Università di Pisa – 100 euro la tassa di ammissione -2.500 euro il corso

Università di Trento – 100 euro prova preselettiva – 3.000 euro il costo del corso

Università di Perugia  – 60 euro la preselettiva, 3.000 euro il costo del corso

Università di Padova – 101 euro per la preselettiva – 3.421 il corso

Stipendi fermi, in arrivo un’altra “mancetta” da 150 euro. Anief chiede al nuovo Governo di cambiare marcia: rispetti quanto promesso in campagna elettorale, altrimenti sarà mobilitazione

Il nuovo Governo sarà di una matrice completamente diversa rispetto al passato, tra l’altro deve ancora formarsi, ma già si parla con insistenza che ha intenzione di trattare lavoratori italiani come è stato fatto negli ultimi anni. Tra i provvedimenti che il nuovo Esecutivo intende varare ci sarebbe infatti anche un nuovo decreto Aiuti, il numero quattro: si tratterebbe di un intervento da circa 10 miliardi di euro, che potrebbe essere approvato già nel primo Consiglio dei Ministri, e tra le disposizioni sembrerebbe prevista la proroga del bonus 150 euro anche per il mese di dicembre: oggi la stampa specializzata spiega che “dopo quello di luglio (200 euro), quello di novembre (150 euro) anche a dicembre dovrebbe essere una misura a sostegno del caro-prezzi. Non è ancora stata decisa l’asticella di reddito: per il primo bonus era 35mila euro, per il secondo 20mila. Per la conferma, a dicembre, ci vorranno, secondo alcune stime, circa 3 miliardi di euro. Il personale scolastico sarebbe interessato. La misura, infatti, riguarderebbe anche docenti e Ata con un reddito inferiore a 20mila (ipotesi più percorribile). In ballo anche i precari”.

 
Anief rifiuta sin da subito questo scenario. “Pensare di affrontare il caro vita e l’aumento esponenziale dei costi dell’energia con delle ‘mancette’ periodiche è una politica che non può trovarci d’accordo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief -, anche perché nella scuola va incontro solo ad una parte sempre più ristretta di dipendenti, praticamente solo i precari e una ristretta cerchia del personale di ruolo, dimenticando che tutti quelli esclusi necessitano di altrettanta attenzione. Nel comparto scolastico stiamo fermi ad un contratto ritoccato ormai quattro anni fa, con due successivi Ccnl fermi e degli stanziamenti che necessitano di essere integrati fortemente”.
 
“Noi reputiamo indispensabile – continua il leader del sindacato Anief – approvare subito il rinnovo contrattuale ‘ponte’ 2019/21, per il quale sono previsti altri 300 milioni di euro destinati alla valorizzazione della professione docente, con oltre 100 euro medi in arrivo e 2-3mila euro di arretrati già assicurati, per poi pretendere dalla nuova Legge di Bilancio almeno 6 miliardi per coprire l’indennità di vacanza contrattuale, con aumenti automatici in busta paga del 4% per permettere l’indicizzazione IPCA”. La verità è che sugli stipendi dei lavoratori della scuola è tempo di agire, come del resto indicato più volte in campagna elettorale da tutti i partiti politici. Se invece si vuole continuare con le ‘mancette’, peraltro da assegnare, ad una platea sempre più ristretta, oppure di far passare la riduzione del cuneo fiscale come se si trattasse di veri aumenti in busta paga, allora non ci siamo: in tal caso,  la mobilitazione già in atto del personale diventerà sempre più importante, con l’indizione dello sciopero generale già a novembre”, conclude Pacifico.
 
 
 
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