L’essere umano non è abbastanza
Nello sport professionistico esistono molti casi di atleti paralimpici che, grazie all’utilizzo di protesi progettate per superare una qualche disabilità, sono in grado di competere allo stesso livello degli atleti normodotati.
Talvolta può addirittura accadere che l’utilizzo di tali protesi possa essere considerato una sorta di “doping tecnologico” in grado di fornire un indebito vantaggio a chi le utilizza e nei confronti degli atleti che, al contrario, non ne hanno bisogno. È il caso, per esempio, di Oscar Pistorius, atleta sudafricano che nel 2008 si era visto respingere la richiesta di gareggiare nelle competizioni per atleti normodotati a causa del vantaggio meccanico prodotto dalle sue protesi in carbonio. Successivamente questa richiesta venne accolta e Pistorius prese parte a numerose competizioni per normodotati, vincendo anche l’argento nella staffetta 4×400 ai mondiali di Taegu nel 2011.
Insomma: il confine tra “ausilio meccanico per superare una disabilità” e “strumento che permette di migliorare
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