Questa sinistra…

Chiunque abbia un po’ di buon senso e di equilibrio mentale, nell’osservare il dibattito politico del nostro Paese, non può non constatare come sia vero che in Italia abbiamo l’opposizione più faziosa e inconcludente che si possa immaginare. Quella del PD, dei Cinque Stelle e della sinistra estrema (quella per intenderci, che fa eleggere una squadrista pregiudicata al Parlamento Europeo) non è una opposizione quale dovrebbe essere quella di un qualsiasi paese democratico. Nelle nazioni che possono fregiarsi di questo nome l’opposizione ha il compito di criticare l’operato del governo, ma anche quello di indicare valide soluzioni alternative, e soprattutto quello di collaborare con l’esecutivo per migliorare la vita dei cittadini. Invece cosa fa la sinistra italiana, che ha governato per anni senza il beneplacito del consenso popolare e non è stata capace di produrre alcunché di utile? Mette sempre e comunque i bastoni tra le ruote con inutili barricate, provocazioni e insulti a qualunque cosa dica o faccia il governo Meloni, per puro fanatismo ideologico e utilizzando persino la falsità e la menzogna nel contestare dati e cifre che, proprio per il loro carattere oggettivo, non possono essere smentite. Che l’occupazione in Italia sia aumentata nell’ultimo anno e mezzo è un fatto, non un’opinione; che il cuneo fiscale sia stato ridotto per aumentare gli stipendi dei lavoratori, è un fatto, e altre cose si potrebbero aggiungere. Ma per costoro, per il loro pervicace catastrofismo, va tutto male, siamo tutti alla fame, il governo Meloni provocherà l’invasione delle cavallette ecc. ecc. e soprattutto tornerà in fascismo. Già me le vedo le camicie nere per le strade, con il fez e l’olio di ricino. Roba da far ridere i polli, ed è ben strano che persone che hanno studiato, che siedono in Parlamento, non si accorgano di quanto sono ridicole.

Questo atteggiamento è stupido, oltre che inconcludente, come anche le ultime elezioni hanno dimostrato premiando il partito di maggioranza relativa. Continuare a demonizzare e insultare l’avversario, come fa la nostra sinistra, finisce per aiutarlo, è un vero boomerang che colpisce in testa chi mette in atto simili comportamenti. Dovrebbero averlo capito già da Berlusconi, che hanno insultato e perseguitato in tutti i modi legali e illegali, finendo per fargli vincere ancora le elezioni; e così sarà per Giorgia Meloni, che più sarà insultata e più avrà il consenso popolare. Con un’opposizione di infimo livello come abbiamo, c’è da star certi che il centro destra governerà ancora per decenni.

Quello che salta agli occhi è l’inconsistenza, l’incompetenza di chi critica gli altri senza aver prima dimostrato le proprie capacità. La Schlein (che non si sa come abbia fatto ad arrivare alla guida di un partito, e non dico altro) che esperienza ha, cosa ha fatto di buono quando era assessore all’ambiente in Emilia-Romagna? Molto poco, viste le alluvioni che poco dopo si sono abbattute su quella regione. E i Cinque Stelle, peggio ancora: quando sono stati al governo hanno varato i provvedimenti più assurdi e insensati che mai si siano visti nella nostra storia, come il reddito di cittadinanza che privilegiava i fannulloni e il lavoro nero o il Superbonus del 110 per cento che ha letteralmente prosciugato le casse dello Stato. Forse il signor Conte ha letto “Pinocchio” e ha pensato di imitarlo nel dire menzogne agli italiani, oltre a far credere ai cittadini di vivere nel Paese di Balocchi dove lo Stato può dare tutto a tutti senza lavorare. Un partito del genere dovrebbe sparire dopo le prove di assoluta incompetenza che ha fornito; e voglio tacere della gestione della pandemia del governo Conte 2, perché se dico quel che penso vengo querelato.

In sostanza i signori dell’opposizione, che usano con disprezzo l’espressione “questa destra” storcendo il naso, dovrebbero dar prova di competenza e di equità, non criticare per puro partito preso, in modo strumentale e bassamente ideologico, e soprattutto non richiedere al governo attuale di fare in pochi mesi quello che loro non sono stati capaci di fare in tanti anni. E perciò anch’io, nel considerare la loro rivoltante faziosità e incapacità di svolgere il loro ruolo di opposizione come dovrebbe avvenire in ogni paese democratico, ribatto al loro disprezzo esprimendo il mio con le parole “questa sinistra.”

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Materiale didattico per la scuola primariaSat, 18 Mar 2023 11:31:19 +0000it-IT
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3232Sistemi o Apparati? Differenza e classificazionehttps://www.maestravera.it/sistemi-apparati-corpo-umano/

Mon, 21 Sep 2020 15:43:15 +0000https://www.maestravera.it/?p=624Spesso parliamo di sistemi e di apparati come se fossero sinonimi, invece c’è una differenza tra i due termini che è bene chiarire presto ai ragazzi prima di iniziare ad affrontare i vari sistemi e apparati che formano il corpo umano. Ogni essere vivente è costituito da semplici unità viventi chiamate cellule. Gli organismi pluricellulari, […]L’articolo Sistemi o Apparati? Differenza e classificazione proviene da maestravera.it.
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Spesso parliamo di sistemi e di apparati come se fossero sinonimi, invece c’è una differenza tra i due termini che è bene chiarire presto ai ragazzi prima di iniziare ad affrontare i vari sistemi e apparati che formano il corpo umano.

Ogni essere vivente è costituito da semplici unità viventi chiamate cellule. Gli organismi pluricellulari, come l’uomo, sono formati da cellule specializzate ovvero da cellule che svolgono una specifica funzione.

In quarta avevamo già affrontato la cellula animale e vegetale, pertanto abbiamo potuto ripassarla e fare il passo successivo, ovvero chiarire che più cellule dello stesso tipo si uniscono e insieme formano i tessuti.

Nel corpo umano incontriamo varie tipologie di tessuti:

muscolareepitelialeosseonervoso…Per facilitare l’acquisizione della classificazione dei tessuti umani, ho fornito ai ragazzi questo schema riassuntivo.

Schema sui tessuti umaniIl passo successivo è stato comprendere che il corpo umano non è però fatto solo da tessuti e per i ragazzi è stato abbastanza evidente rispondere che è composto da ORGANI. Ne hanno citati molti.

A questo punto ho spiegato che i tessuti che si uniscono per svolgere una funzione specifica formano un organo:

cervellocuorestomaco…Compreso il meccanismo degli incastri, hanno intuito che nella distinzione tra apparato e sistema dovevano necessariamente essere coinvolti gli organi.

Hanno riflettuto sugli apparati che conoscono e li hanno cercati sul libro di testo, semplicemente sfogliando le pagine.

A questo punto è risultato evidente che più organi che contribuiscono a svolgere una funzione più complessa formano un apparato o un sistema, ma qual è la differenza?

La differenza è molto semplice:

Organi diversi che collaborano per uno scopo comune (è il caso dello stomaco e dell’intestino nell’apparato digerente), costituiscono un APPARATO.

Organi simili (come quelli del sistema nervoso), formati cioè da tessuti dello stesso tipo, costituiscono un SISTEMA.

Compresa la differenza tra APPARATI e SISTEMI li abbiamo classificati:

Sistemi

Sono sistemi:

Il sistema scheletrico: formato da cartilagini, ossa e articolazioni.Il sistema muscolare: costituito da muscoli volontari e involontari.Il sistema nervoso: formato da cellule chiamate NEURONIApparati

Sono apparati:

L’apparato digerente: formato da numerosi organi e alcune ghiandole.L’apparato respiratorio: formato dalle vie aeree superiori e inferiori.L’apparato circolatorio: costituito da cuore , vasi sanguigni e vasi linfatici.L’apparato escretore: costituito da reni e vie urinarie.L’apparato tegumentario: costituito da pelle , peli, capelli, unghie, ghiandole sudoripare e sebacee.L’apparato riproduttore: differente tra maschio e femmina.Sul quaderno abbiamo registrato la differenza tra sistemi e apparati e abbiamo iniziato a conoscere quali sistemi e apparati costituiscono il corpo umano.

Per ciascuno abbiamo fatto una piccola rappresentazione. Di seguito riporto un’immagine di riferimento.

Sistemi e ApparatiSe avete bisogno di uno schema chiaro per gli alunni DSA, vi suggerisco di visualizzare quello di Mappe per la Scuola.
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]] >Frazioni proprie, improprie apparenti, equivalentihttps://www.maestravera.it/frazioni-proprie-improprie-apparenti-equivalenti/

Wed, 18 Mar 2020 21:27:33 +0000https://www.maestravera.it/?p=538Lezione di matematica sulle frazioni proprie, improprie, apparenti, complementari e equivalenti. Definizioni, videolezione, schede e appunti.
L’articolo Frazioni proprie, improprie apparenti, equivalenti proviene da maestravera.it.
]] >Per fare un veloce ripasso delle frazioni per la mia quinta ho realizzato un video che riassume i concetti di frazione:

Propria e impropriaComplementareEquivalenteApparentePer rivedere il concetto di frazione, unità frazionaria e intero in questa pagina trovate dei materiali.

Ecco il video:

[embedded content]
Trovo che i mattoncini Lego siano stupendi per rappresentare le frazioni.

La conoscenza per i bambini passa attraverso le mani e maneggiare concretamente i concetti permette loro di interiorizzarli molto più facilmente. I mattoncini oltretutto piacciono molto ai ragazzi, per questo ho chiesto ai ragazzi di esercitarsi nel rappresentare le frazioni utilizzando le frazioni. In questo modo:

Frazione propria:

Indica UNA PARTE dell’intero.

Il numeratore è minore del denominatore e maggiore di ZERO.

Frazione impropria

Indica una quantità maggiore di un intero.

Il numeratore è maggiore del denominatore, ma non è un suo multiplo.

Frazione apparente

Indicano una quantità pari o multipla dell’intero.

Hanno il numeratore uguale o multiplo del denominatore.

QUi un’esercitazione sulle frazioni proprie, improprie e apparenti.

Frazioni equivalenti

Moltiplicando o dividendo il numeratore e il denominatore per lo stesso numero, si ottiene una frazione equivalente alla frazione data.

Per farlo si deve DIVIDERE il numeratore e il DENOMINATORE per un divisore comune.

2/6

Le frazioni equivalenti ci permettono di introdurre anche la semplificazione della frazione, poiché semplificare una frazione significa trasformarla in un’altra equivalente ma con termini minori.

la semplifico:

2 : 2 = 1

6 : 2 = 3

1/3

Frazioni complementari

Qui una scheda sulle frazioni complementari.
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]] >Frazioni: termini e unità frazionariahttps://www.maestravera.it/termini-frazione-unita-frazionaria/

Wed, 18 Mar 2020 16:00:36 +0000https://www.maestravera.it/?p=522Lezione di matematica per la scuola primaria sulle frazioni: concetto di frazione, intero, termini della frazione e unità frazionaria. Spiegazione e schede
L’articolo Frazioni: termini e unità frazionaria proviene da maestravera.it.
]] >Il primo passo nel mondo delle frazioni riguarda l’acquisizione chiara del concetto di INTERO e del suo CONTRARIO (non intero), prerequisito fondamentale per la comprensione dei termini della frazione e dell’unità frazionaria.

Un’attività molto semplice che non prevede preparazioni complesse è la piegatura di alcuni fogli di carta, vanno benissimo anche fogli di riciclo.

Si prende un foglio e lo si piega prima in due parti, poi in quattro, poi in otto, poi in sedici parti…

Si ragiona con i bambini sul fatto che il foglio costituisce un intero, perché è un foglio, ma lo abbiamo diviso in 2 parti UGUALI, o in 4 parti UGUALI, o in 8 e così via…

Io ho proposto anche piegature non uguali per permettere di capire la differenza tra la frazione e la non frazione.

Abbiamo raggruppato i fogli divisi in parti uguali in una scatola e i fogli divisi in parti diverse tra loro li abbiamo messi in un’altra scatola.

A questo punto ho introdotto la definizione di frazione ed ho spiegato che:

Parliamo di FRAZIONE quando un intero (un oggetto o una figura) è diviso in parti perfettamente uguali, infatti, quelle parti se sovrapposte coincidono.

Ora che abbiamo compreso in cosa consiste una frazione abbiamo attaccato sulla scatola dei fogli frazionati il cartellino FRAZIONI, mentre sull’altra scatola abbiamo scritto NON FRAZIONI.

Ciascuno ha poi piegato un foglio a proprio piacimento e lo ha riposto in un sacchetto. A turno i bambini hanno pescato dal sacchetto un foglio piegato e lo hanno riposto nella scatola adatta, a seconda che fosse o NON fosse una frazione.

Al termine di questa attività è stato possibile introdurre il termine “frazionare“, che significa dividere in parti uguali e non semplicemente dividere.

Unità Frazionaria e termini della frazione

Il passo successivo è avvicinare i bambini al concetto di unità frazionaria e ai termini della frazione.

Riprendiamo i nostri fogli divisi in parti uguali e per ciascun “pezzettino” comprendiamo quanto vale.

Conoscere e fare proprio il linguaggio delle frazioni è molto importante. Nella vita di tutti i giorni ai bambini sarà capitato di sentir parlare di “una bottiglia da tre quarti”, di “un quarto d’ora”, di “un terzo di strada”, ecc.

I bambini potranno capire che quelle espressioni si riferiscono a qualcosa di concreto e ne comprenderanno il significato.

Dobbiamo spiegare ai bambini che le frazioni si scrivono in un modo un po’ speciale. Le vedranno scritte come due numeri separati da una linea. Un numero sopra, una linea e un altro numero sotto, ovvero il numeratore che indica quante parti uguali consideriamo, mentre il denominatore indica in quante parti uguali è stato diviso il nostro intero.

Per spiegare meglio i termini della frazione e l’unità frazionaria, abbiamo rappresentato sul quaderno il Tricolore. Abbiamo disegnato un rettangolo diviso in 3 parti uguali e abbiamo colorato le singole parti con i colori della bandiera italiana e su ciascuna parte abbiamo scritto la frazione corrispondente:

È importante indicare ai bambini che ciascuna parte si può leggere UN TERZO o UNO FRATTO TRE, poiché la linea di frazione si legge fratto ed esprime una divisione.

È importante sottolineare che ciascuna parte dell’intero frazionato si chiama unità frazionaria.

A questo punto abbiamo provato ad utilizzare la terminologia specifica riflettendo sui colori della bandiera,che rappresentano le singole parti, mentre la bandiera corrisponde all’INTERO:

La parte VERDE corrisponde a UN TERZO della bandiera (intero).La parte BIANCA corrisponde a UN TERZO della bandiera (intero).La parte ROSSA corrisponde a UN TERZO della bandiera (intero).Il passo successivo è stato sommare le singole parti:

La parte verde e la parte bianca INSIEME costituiscono i DUE TERZI della bandiera.La parte rossa e la parte bianca INSIEME costituiscono i DUE TERZI della bandiera…Alla fine abbiamo concluso che tutte le parti colorate rappresentano TUTTA la bandiera, cioè l’INTERO.

Sul quaderno abbiamo registrato i termini della frazione in questo modo:

Per rinforzare l’acquisizione della terminologia ho proposto questa scheda Gianni e le frazioni tratta dalla guida di Gaia Edizioni “Laboratorio di matematica per lo sviluppo, il recupero e il potenziamento degli apprendimenti – II livello”.

Un’attività che piace molto ai bambini, che possono fare a casa come come compito, ma anche a scuola, per imparare in modo divertente, consiste nel rappresentare le frazioni con i mattoncini lego. Potranno manipolare i pezzetti, assemblarli per comporre un intero, frazionarli nelle singole parti, trovare, più avanti, frazioni equivalenti, complementari…

Potete proporre una frazione e chiedere loro di rappresentarla con i mattoncini, in questo modo:

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]] >Compito di realtà in cucinahttps://www.maestravera.it/compito-di-realta-equivalenze/

Mon, 16 Mar 2020 21:46:26 +0000https://www.maestravera.it/?p=509Compito di realtà per la classe quinta della scuola primaria: ricetta con quantità da trasformare in grammi e calcolo di quantità.
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]] >Equivalenze

In questi giorni di didattica a distanza stiamo ripassando le equivalenze e per mantenere viva l’attenzione ho pensato di proporre un compito di realtà alla mia classe quinta.

Ho dato ai ragazzi della mia quinta una ricetta per preparare 12 muffin ed ho chiesto loro di:

eseguire le equivalenze per trasformare tutti gli ingredienti in grammifare i calcoli per ricavare gli ingredienti necessari per preparare 7, 26, 45 e 2 muffin.Per i calcoli più difficili ho consentito l’uso della calcolatrice.

Ingredienti, equivalenze e calcoli devono essere trascritti sul quaderno.

Terminata la parte matematica ho chiesto ai ragazzi di scegliere quanti muffin preparare, di munirsi di bilancia e grembiule e preparare i muffin. Se fossimo stati a scuola me ne sarei fatta portare uno il giorno successivo. Siamo a casa e mi accontento di una foto.

Ecco la ricetta. QUI trovate il pdf da dare ai ragazzi.

INGREDIENTI

cacao amaro in polvere 70 g 

zucchero 3 hg 

latte intero a temperatura ambiente 0,18 kg 

bicarbonato 0,02 hg 

farina 3000 dg 

burro a temperatura ambiente 15000 cg 

uova a temperatura ambiente 0,220 kg 

lievito in polvere 0,6 dag

PROCEDIMENTO

(TESTO REGOLATIVO)

Per preparare i muffin al cioccolato cominciate versando nella tazza della planetaria il burro a pomata (cioè molto morbido) e lo zucchero. Azionate la frusta e lasciate mescolare per qualche minuto, fin quando non sarà diventato una crema morbida. Se non avete la planetaria potrete utilizzare le fruste elettriche oppure quella a mano. Poi unite le uova a temperatura ambiente e leggermente sbattute un po’ alla volta.

In questo modo il composto si amalgamerà alla perfezione, diventando una massa morbida ed omogenea. Nel frattempo sistemate un setaccio in un recipiente e versate la farina ed il cacao.

Poi il lievito per dolci ed il bicarbonato e setacciate. Un cucchiaio alla volta, inserite le polveri fin quando non saranno completamente assorbite.

L’impasto a questo punto sarà molto consistente quindi allegeritelo aggiungendo il latte a filo, sempre a temperatura ambiente. Sminuzzate il cioccolato al coltello, ottenendo dei pezzettini grandi circa 0,5 mm e aggiungeteli al composto.

Mescolate accuratamente con una spatola per inglobare il tutto e trasferite poi in un sac-à-poche senza bocchetta. Sistemate i pirottini in una leccarda da muffin e spremete circa 100 grammi di impasto così da ottenere 12 tortine.

Cuocete in forno preriscaldato ed in modalità statica a 180° per 28-30 minuti, facendo la prova stecchino per verificarne la cottura (per questi muffin si sconsiglia la cottura in forno ventilato poiché diventerebbero troppo asciutti!). Una volta pronti sfornateli e lasciateli raffreddare o se proprio non resistete, gustate i muffin al cioccolato ancora caldissimi.

(Ricetta di GialloZafferano.it)

“Designed by Tamaratorres / Freepik”I ragazzi si sono divertiti e mi hanno mandato foto incredibili dei muffin. Compito di realtà che la mia classe quinta ha molto apprezzato.
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]] >Sistema Scheletricohttps://www.maestravera.it/sistena-scheletrico/

Mon, 16 Mar 2020 16:26:48 +0000https://www.maestravera.it/?p=496Lezione, sul Sistema Scheletrico, con appunti, metodologia e verifica per la classe quinta della scuola primaria.
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]] >Il Sistema Scheletrico è stato il primo sistema che abbiamo affrontato.

Lo abbiamo fatto comprendendo che possiamo parlare di sistema poiché tutti i suoi componenti sono ossa.

Non tutte le ossa del corpo hanno la stessa forma ma tutte quante si somigliano poiché sono formate da cellule dello stesso tipo, pertanto possiamo parlare di SISTEMA SCHELETRICO.

Per prima cosa abbiamo osservato il nostro corpo, ciascuno ha provato a percepire le ossa al tatto e abbiamo provato a nominarle. Partendo dalla faccia abbiamo il cranio, la mascella e la madibola. Abbiamo trovato poi la clavicola e la scapola, le ossa delle braccia, le costole, la colonna vertebrale il bacino e le ossa delle gambe.

Le abbiamo nominate osservando il modellino che abbiamo in classe e facendoci aiutare dall’immagine con la relativa nomenclatura presente sul del libro di testo.

credit: Wikipedia Questo lavoro ci ha permesso di capire che:

TUTTE le ossa presenti nel nostro corpo formano lo scheletro.Le ossa possono essere raggruppate e distinte in tre gruppi: ossa del CAPOossa del TRONCO ossa degli ARTIFunzioni del Sistema Scheletrico

Abbiamo poi riflettuto sulle funzioni del sistema scheletrico, partendo da una domanda molto banale: come saremmo se non avessimo le ossa?

Le risposte sono state molto divertenti e hanno rivelato una grandissima immaginazione. Qualcuno ha ricordato un termine già visto in quarta: INVERTEBRATI e ciò ci ha permesso di capire che senza il sistema scheletrico saremmo degli invertebrati.

Lo scheletro, insieme ai muscoli, è ciò che SOSTIENE il nostro corpo e permette il MOVIMENTO.

Subito dopo, ragionandoci un po’, i ragazzi hanno capito che un’altra importante funzione è quella di proteggere alcuni organi vitali, come CUORE, POLMONI e CERVELLO.

Abbiamo così individuato le principali funzioni del sistema scheletrico:

SOSTEGNO del corpoMOVIMENTO (insieme ai muscoli)PROTEZIONE degli organi vitaliAbbiamo aggiunto che il Sistema Scheletrico ha anche le importanti funzioni di:

– PRODURRE cellule del sangue, grazie al midollo spinale che scorre nella colonna vertebrale.

– RISERVA di sali minerali, poiché le ossa sono formate anche da sali minerali.

Questa precisazione ci ha permesso di passare alla seconda domanda:

Da cosa sono formate le ossa?

Struttura delle ossaSul quaderno abbiamo provato a rappresentare la struttura delle ossa, nominando le varie parti.

Ci siamo soffermati, in particolare, sugli OSTEOBLASTI, la cui funzione è stata oggetto di numerose curiosità, perché abbiamo scoperto che permettono l’accrescimento delle ossa.

Gli osteoblasti ricostituiscono continuamente il tessuto osseo, mentre gli osteoclasti lo distruggono. O meglio, rimuovono continuamente il tessuto più vecchio. Quindi il tessuto osseo “più usato” viene rimosso dagli osteoclasti e sostituito da tessuto nuovo di zecca prodotto dagli osteoblasti.

A livello delle estremità delle ossa lunghe (epifisi) è presente, nella fase di crescita dell’individuo, un particolare tipo di cartilagine, chiamata cartilagine di accrescimento che verrà poi sostituita da tessuto osseo. Le ossa, infatti, non restano sempre della stessa dimensione ma crescono con noi.

Lo scheletro di un adulto è formato da 206 ossa ed esse sono formate da acqua, sali minerali e osseina.

A questo punto abbiamo preso delle ossa di pollo e un contenitore contenente dell’aceto. Abbiamo immerso le ossa nell’aceto e le abbiamo lasciate per qualche giorno.

Esperimento osseinaSuggerisco di utilizzare un contenitore con coperchio se non volete avere la classe pervasa dall’odore dell’aceto.

Questa esperienza ci ha permesso di osservare attentamente le ossa e ha stimolato la curiosità dei ragazzi.

Ci ha dato modo di comprendere che le ossa sono sono formate da qualcosa che le rende dure e da qualcosa che le rende morbide.

Prima di immergere le ossa nell’aceto abbiamo provato a spezzarle, senza riuscirci.

Dopo il trattamento con l’aceto siamo riusciti a piegarle e a spezzarle potendo così osservare il tessuto spugnoso.

Abbiamo pertanto dedotto, visto che l’aceto ha sciolto i sali minerali, che l’osseina rende le ossa elastiche ( quel qualcosa di morbido a cui prima non avevamo saputo dare un nome), mentre i sali minerali le rendono dure.

Abbiamo registrato sul quaderno quanto appreso, dopodiché abbiamo creato uno scheletro grandezza naturale, che ci accompagnerà nel viaggio alla scoperta del corpo umano e verrà arricchito, di volta in volta dei vari organi e tessuti.

Lo scheletro murale da stampare ed assemblare lo trovate QUI.

Le ossa e le articolazioni

Comprese le funzioni del Sistema Scheletrico, la composizione delle ossa e la suddivisione delle ossa del corpo, abbiamo operato un’ulteriore classificazione delle ossa distinguendole in:

ossa LUNGHE: ossa degli artiossa CORTE: vertebre, ossa delle mani…ossa PIATTE: ossa del cranio, del bacino…Abbiamo poi compreso che le ossa solo tra loro collegate e unite.

Sono collegate tra loro dalle articolazioni che possono essere mobili (come quelle del ginocchio o delle spalle che ci permettono movimenti ampi), semimobili (come le aricolazioni vertebrali che permettono movimenti limitati) o fisse (è il caso delle articolazioni del cranio, le quali non consentono alcun movimento).

Articolazioni e legamentiHo poi spiegato ai ragazzi che le ossa sono unite tra loro da fasci di fibre chiamati LEGAMENTI e ovviamente dai muscoli, i quali rivestono le ossa e contribuiscono a tenerle unite.

Per concludere ho fornito ai ragazzi lo schema riassuntivo di Mappe per la Scuola ed ho chiesto loro di articolare un discorso sul sistema scheletrico, spiegando:

Cos’è il Sistema Scheletrico?Quali sono le funzioni del Sistema Scheletrico?Da cosa è formato?Come sono formate le ossa?Che caratteristiche danno alle ossa l’osseina e i sali minerali?Come possono essere classificate le ossa dello scheletro e che funzioni anno?Cosa sono le articolazioni? Come possono essere?Verifica

QUI potete trovare la verifica sul sistema scheletrico.
L’articolo Sistema Scheletrico proviene da maestravera.it.
]] >Il Sistema Solarehttps://www.maestravera.it/il-sistema-solare/

Sun, 15 Mar 2020 23:12:44 +0000https://www.maestravera.it/?p=461Lezione sul sistema solare pensata per la classe quinta della scuola primaria Completa di video, schede, metodologia e spiegazioni sul sistema solare.
L’articolo Il Sistema Solare proviene da maestravera.it.
]] >Il Sistema Solare è uno dei miei argomenti preferiti del programma di quinta ed è sempre apprezzatissimo anche dai ragazzi. L’universo ha da sempre affascinato gli uomini e le donne di tutti i tempi e vale anche per i nostri ragazzi moderni.

Qualche anno fa con una quinta abbiamo scelto di partecipare all’evento di BergamoScienza e per quell’occasione abbiamo realizzato un laboratorio che ci è piaciuto molto e ci ha dato un sacco di soddisfazioni.

Questa esperienza mi ha permesso di produrre e raccogliere un bel po’ di materiale sul Sistema Solare. Ne raccolgo qui una parte che ho conservato.

Presentazione del Sistema Solare

Per introdurre l’argomento ai ragazzi, ho scritto una storia che vi allego. L’ho intitolata “Con il cielo negli occhi”. Mi piace sempre iniziare nuovi argomenti con dei testi o dei libri e in questo caso scrivere questo breve racconto è stato piacevole anche per me. La trovate QUI!

Per prima cosa ho fornito ai ragazzi una scheda informativa sul Sistema Solare, la potete trovare QUI che hanno letto a gruppi, quindi individualmente sul quaderno hanno lavorato con questa scheda (Scheda sul Sistema Solare).

Abbiamo visto il video di “Paxi e il Sistema Solare” realizzato dall’ESA. Ne trovate anche altri molto belli sul sito ESAkids (ha una sezione dedicata alla didattica).

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Carta d’identità dei pianeti

Quindi ho diviso la classe in 8 gruppi e ciascun gruppo ha approfondito un pianeta ed ha raccolto le informazioni per realizzare la carta d’identità di ciascun pianeta. Le informazioni sono state registrate sia sul quaderno sia su un cartellone.

La carta d’identità del pianeta ha lo scopo di:

Evidenziare gli aspetti ritenuti più importanti per ciascun pianeta Fornire gli indizi fondamentali per poter poi costruire i modelli tridimensionali dei pianeti Abbiamo pertanto inserito:

”DIMENSIONI” e “DISTANZE ” dei pianeti – per riflettere sul concetto che lo spazio è vuoto, ovvero che le dimensioni dei pianeti sono trascurabili rispetto alle distanze che li separano.“COLORE” e “SUPERFICIE” – per poter ricavare le caratteristiche chimiche e fisiche che serviranno per la scelta dei materiali utili alla costruzione dei pianeti.“TEMPERATURA” – perché dal confronto tra i pianeti si dedurrà che la temperatura dipende: dalla vicinanza o lontananza dal Sole dall’ esposizione verso il Sole,dalla presenza o assenza dell’atmosfera.“ATMOSFERA”, le informazioni trovate ci faranno scoprire che può essere:uno scudo protettivo dalle radiazioni solari e dagli asteroidimolto densa a causa dei gas che la compongonoquasi inesistente per la troppa vicinanza al Sole (forte campo gravitazionale).“SATELLITI”, la presenza o l’assenza e la quantità di satelliti che ruotano intorno ad un pianeta, sono dovute alla forza d’attrazione gravitazionale del pianeta stesso e alla sua posizione rispetto al Sole.“CURIOSITA’”, spazio libero per qualsiasi approfondimento.

Carta d’Identità dei PianetiRiduzione in scala dei Pianeti

Un’attività che ha unito scienze e matematica è la riduzione in scala delle dimensioni dei pianeti e delle distanze.

Osservare le dimensioni dei pianeti e della loro distanza dal sole, ci ha permesso di imparare i grandi numeri. Abbiamo visto che l’astronomia è uno di quei campi dove i grandi numeri sono impiegati spessissimo.

Per ridurre i pianeti e le loro distanze abbiamo dovuto utilizzare due scale differenti. In matematica ne abbiamo approfittato per parlare dell’approssimazione e dell’arrotondamento, poiché chiaramente le nostre riduzioni in scala non sono perfette ma approssimative e arrotondate. Devo dire che questo lavoro molto concreto ha aiutato i ragazzi a comprendere il concetto senza troppa fatica.

Grazie a questa riduzione abbiamo realizzato questa riproduzione:

Pianeti in scala realisticaAnche il questo caso ci siamo agganciati alla matematica ed abbiamo affrontato la circonferenza. Per realizzare il cartamodello del sole abbiamo costruito un compasso con gesso e spago. Abbiamo quindi compreso che la circonferenza è 3 volte e un po’ il diametro.

Sul quaderno ci siamo esercitati con il compasso e abbiamo disegnato i pianeti:

Mercurio con un diametro di 0,5 cm, Venere 1,2 cm, la Terra 1,3 cm, Marte 0,7cm, Giove 14 cm, Saturno 12 cm, Urano e Nettuno 5 cm. Prima i ragazzi hanno dovuto calcolare il raggio per aprire il compasso alla giusta ampiezza.

Per la riduzione in scala delle distanze tra i pianeti abbiamo utilizzato una scala differente:

Una volta completi tutti i calcoli ci siamo muniti di un rotolo di carta, di un metro e di cartelli con i nomi dei pianeti e, dopo aver misurato e misurato, abbiamo osservato le distanze dei pianeti.

Ci siamo resi conto che i pianeti terrestri sono molto vicini tra di loro, mentre i pianeti gioviani sono molto distanti sia rispetto al Sole, sia tra di loro. Abbiamo anche osservato che tra Marte e Giove c’è uno spazio molto grande ed abbiamo ipotizzato che lì potesse anche starci un pianeta, infatti, documentandoci abbiamo scoperto che gli scienziati credono che la cintura asteroidale sia un pianeta che non è riuscito a formarsi. Probabilmente a causa delle forze contrapposte esercitate dal Sole e da Giove.

Riproduzione dei pianeti

I ragazzi, nei rispettivi gruppi, hanno realizzato i pianeti. La scala per la riproduzione dei pianeti l’ho fornita io:

RIPRODUZIONE DEI PIANETI IN SCALAChi sceglierà di cimentarsi in questa attività non potrà esimersi dal ricercare informazioni in merito a COLORE” e “SUPERFICIE”, per poter ricavare le caratteristiche chimiche e fisiche che serviranno per la scelta dei materiali per la realizzazione del modellino.

A questo punto direi che se 

Diametri dei pianeti (1 m = 139.640 Km) per avere una scala coerente

Pianeti e diametri in cm per i modellini

Mercurio 3.5 cm

Venere 8.5 cm

Terra 9 cm

Marte 5 cm

Giove 100 cm

Saturno 83 cm

Urano 36 cm

Nettuno 35 cm

Per i Pianeti terrestri consiglio materiali duri, che richiamino la natura rocciosa di tali corpi.

Materiali suggeriti:

– palline di polistirolo di 3,5; 5; 9 centimetri 

– cartapesta per il rivestimento esterno.

Per Giove, come per gli altri Pianeti giganti, suggerisco materiali morbidi per riflettere la natura gassosa di questi corpi.

Materiali suggeriti:

palloni o simili del diametro di 95, 80 e 30 centimetri circaovatta sintetica per il rivestimento esterno.Per la coloritura i pianeti rocciosi possono essere colorati con le tempere, mentre quelli gassosi devono essere colorati con le bombolette.

Abbiamo riprodotto il Sistema Solare in diversi modi, anche utilizzando il cibo… ed è stato molto divertente!

Sistema Solare in cucinaIn questo video potete vedere un riassunto del lavoro fatto.

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Per concludere abbiamo parlato dei movimenti della Terra attorno al Sole e su se stessa.

Rotazione e rivoluzione dei pianeti

I ragazzi si sono avvicinati ai concetti di rotazione e di rivoluzione attraverso delle esperienze pratiche. Nel cortile della scuola abbiamo tracciato le orbite dei pianeti e i ragazzi prendendo il posto dei pianeti hanno rivoluzionato attorno al sole, rendendosi in questo modo conto che i pianeti gassosi, essendo più lontani hanno molta più strada da percorrere per fare un giro completo intorno al sole, mentre i pianeti terrestri hanno un’orbita molto più piccola, pertanto hanno meno strada da fare per compiere una rivoluzione completa attorno al sole.

Questa attività ci ha permesso di comprendere il motivo dell’alternarsi del giorno e della notte (rotazione) e delle stagioni (rivoluzione). Per chiarire meglio le idee ai ragazzi, ho fornito loro questa scheda sugli equinozi:

La luna e le fasi lunari

Come ultimo capitolo del Sistema Solare, abbiamo affrontato la Luna, il satellite della Terra.

Abbiamo visto il video di Paxi sulla Luna:

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Abbiamo costruito la “Scatola della luna” con una scatola delle scarpe. Qui potete trovare le istruzioni. Il risultato è davvero incredibile: sembra davvero di avere la luna in una scatola. Qualcuno l’ha realizzata anche a casa.

Abbiamo osservato le fasi lunari anche infilzando con un bastoncino di legno una palla di polistirolo e abbiamo osservato l’ombra del sole su di essa mentre simulavamo una rivoluzione attorno alla Terra.

Abbiamo quindi registrato sul quaderno che la Luna è il satellite della Terra, non ha luce propria, non ha atmosfera, non ha acqua se non sotto forma di ghiaccio ai poli.

Si è formata, probabilmente dalla collisione di un giovane pianeta con la Terra e da questa collisioni ha avuto origine la Luna.

Abbiamo registrato le fasi lunari sul quaderno con questa scheda:

Scheda per registrare le fasi lunari. Le alette, dopo aver tagliato il contorno, si piegano e sulla parte non disegnata si scrive il nome della fase solare corrispondente.Abbiamo anche registrato che la Luna compie tre movimenti:

attorno alla Terra – RIVOLUZIONEsu se stessa – ROTAZIONEattorno al Sole insieme alla Terra – TRASLAZIONEAllego un pdf sul Sole e sulla Luna che abbiamo letto in classe. Lo potete trovare QUI.

Questo laboratorio è stato caratterizzato dal divertimento pertanto non poteva mancare una riproduzione delle fasi lunari utilizzando i biscotti.

In questo video vedete le fasi lunari realizzate da me, ma lo abbiamo fatto anche in classe. I ragazzi hanno apprezzato molto.

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Per concludere allego una scheda di approfondimento e un glossario sul Sistema Solare.

Verifica

QUI una verifica sul Sistema Solare.
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]] >Apparato Tegumentariohttps://www.maestravera.it/apparato-tegumentario/

Sat, 14 Mar 2020 16:46:19 +0000https://www.maestravera.it/?p=445Lezione di scienze, sull’apparato tegumentario, per la classe quinta della scuola primaria. Appunti e schede per una spiegazione completa.
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]] >Come primo argomento del corpo umano, dopo aver affrontato la cellula e la differenza tra tessuti, apparati e sistemi, ho scelto di affrontare la pelle perché è il rivestimento del corpo, la sua custodia. Una sorta di coperta che protegge i tessuti e gli organi che costituiscono il corpo umano.

Prendendo spunto dal libro della Erikson “Scienze facili per la classe quinta”, siamo partiti dall’analisi della parola TEGUMENTO.

I ragazzi non conoscevano il significato di questo termine, pertanto abbiamo ricercato la definizione, che riporto:

tegumento /tegu’mento/ s. m. [dal lat. tegumentum “copertura”]. – (biol.) [rivestimento di un intero organismo, animale o vegetale] ≈ epidermide, Ⓖ pelle, [di organismo vegetale] corteccia, [di organismo vegetale] scorza.Abbiamo così arricchito il nostro vocabolario con una parola nuova, che d’ora in poi utilizzeremo in modo corretto.

A questo punto siamo passati all’osservazione della pelle e alla scoperta degli elementi che la costituiscono.

I ragazzi hanno facilmente individuato i protagonisti dell’apparato tegumentario:

pellepeliunghiecapelliRagionandoci ancora un po’ hanno intuito che mancava ancora qualcosa:

ghiandole sebacee ghiandole sudoripareAbbiamo quindi capito che la pelle è il tessuto che riveste tutto il corpo umano e costituisce l’apparato tegumentario. È l’organo più esteso del corpo umano.

Ha diverse funzioni, tra cui proteggere il corpo, regolarne la temperatura e percepire stimoli termici, dolorifici e pressori (tattili).

La pelle è composta da più strati:

l’epidermide è lo strato esterno protettivo ed è costituita da più strati; il derma permette di percepire il calore e il dolore ed è ricco di vasi sanguigni; l’ipoderma è ricco di grasso corporeo e ha una funzione di isolamento, poiché funge da cuscinetto protettivo per i muscoli.Per semplificare il recupero delle informazioni abbiamo registrato sul quaderno quanto è emerso dalla conversazione .

Ecco gli appunti:

Quindi ho fornito loro questa scheda che ho preparato:

Per approfondire ulteriormente possiamo dare qualche informazione sugli strati dell’epidermide.

Gli strati dell’epidermide

Lo strato corneo è lo strato più superficiale dell’epidermide, è chiamato cute, ed è costituito da molti strati di cellule appiattite e disposte su più strati. Si possono considerare due porzioni: una più profonda e compatta in cui le cellule (corneociti) sono unite tra loro, ed uno superficiale in cui le cellule (dette squame cornee) tendono a staccarsi per desquamazione. La pelle è, infatti, un organo estremamente dinamico, poiché le sue cellule si rinnovano continuamente. Più sotto abbiamo lo strato lucido, che si trova solo nella cute spessa (palmo della mano e pianta dei piedi).Lo stato granuloso è l’ultimo strato di cellule vive.Lo stato spinoso è uno strato spesso, formato da cellule chiamate cheratinociti, che risalgono gradualmente verso la superficie.Lo strato basale è lo strato più profondo dell’epidermide ed è sostenuto da una membrana basale che lo separa dal derma sottostante.Per consolidare questi concetti, abbiamo costruito un supporto visivo utilizzando un modellino di carta della pelle. Per farlo abbiamo utilizzato questo modello trovato in rete:

Qui potete scaricare la versione in bianco e nero.

Curiosità: Perché la pelle degli uomini ha colori differenti?

Nel mondo il colore della pelle umana si distribuisce su una tavolozza dalle dalle molte sfumature e per arrivarci sono servite decine di migliaia di anni. Anche se il colore della pelle è diverso non sono diversi gli antenati. Abbiamo tutti la stessa origine evolutiva.La pelle più scura è vantaggiosa per chi vive nelle regioni molto soleggiate, come quelle attorno all’equatore, mentre quella più chiara è vantaggiosa per chi abita nelle regioni più fredde, meno esposte al sole e più vicine ai poli.Diversi milioni di anni fa, questa distinzione però non esisteva, perché gli ominidi come l’Australopiteco Lucy avevano la pelle ricoperta da peli molto estesi e non erano molto diversi dagli scimpanzé.

Quando l’uomo iniziò a cacciare assumendo un’andatura eretta, si spinse negli spazi aperti e soleggiati della savana. Questo fece in modo che si liberasse dei peli in eccesso. Ciò facilitò la sudorazione e la dispersione del calore.

Se l’intensità dei raggi che ci investono è determinata dalla posizione geografica in cui viviamo, la quantità di raggi che penetra nell’organismo dipende dalla concentrazione di melanina.La melanina è un pigmento marrone scuro che è presente in maggiori quantità nella pelle di chi vive a latitudini tropicali, perché protegge la pelle dai raggi solari, impedendo scottature.

Con il tempo, l’uomo si spostò verso nord e verso sud, muovendosi dall’equatore verso località più vicine ai poli. Ai poli il problema principale non era più contrastare i raggi UV dannosi, ma produrre abbastanza vitamina D, indispensabile per la salute delle ossa, nonostante la poca esposizione solare: bisognava permettere che una certa quantità di raggi solari fosse assorbita dalla pelle (e quindi, occorreva meno melanina, che è un “filtro solare” naturale). Nelle regioni più settentrionali, la pelle è perciò divenuta più chiara.

Grazie a questi meccanismi, diverse popolazioni, a diverse latitudini e in diversi momenti storici hanno sviluppato diversi colori della pelle. Una differenza solo superficiale e nata dalle stesse, universali esigenze di adattamento.

Tratto da: “FocusJunior.it > Scienza > Curiosità scientifiche > Perché abbiamo il colore della pelle diverso?”

Per concludere l’argomento ho fornito lo schema preso dal sito mappe per la scuola ed ho chiesto ai ragazzi di formulare un discorso di qualche minuto sull’apparato tegumentario. Per facilitare il compito ho assegnato alcune “domande guida” per permettere loro di focalizzare i punti salienti da evidenziare:

Cosa significa tegumento?Da quali elementi è costituito l’apparato tegumentario?Quali sono le funzioni della pelle?Da quali strati è costituita la pelle? Quali funzioni svolgono?Queste domande possono essere poi proposte come interrogazione scritta.

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]] >Apparato Circolatoriohttps://www.maestravera.it/apparato-circolatorio/

Sat, 14 Mar 2020 13:57:22 +0000https://www.maestravera.it/?p=421Lezione di scienze per la classe quinta della scuola primaria sull’apparato circolatorio
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]] >Ho dovuto affrontare l’apparato circolatorio nella mia classe quinta della scuola primaria, nel periodo di sospensione delle attività didattiche, quindi lo abbiamo trattato a distanza per l’emergenza coronavirus.

In classe lo avevamo solo introdotto e non volevo che continuassero a studiarlo solo dal libro, per questo ho preparato una videolezione per arrivare agli alunni nel modo più efficace nonostante la distanza.

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]] >“Uno” di Isabella Pagliahttps://www.maestravera.it/letture-per-la-classe-prima-primaria-uno-di-isabella-paglia/

Thu, 18 Apr 2019 20:36:06 +0000https://www.maestravera.it/?p=398“Uno” è un libro per bambini di classe prima, scritto da Isabella Paglia e illustrato da Andrea Scoppetta. Lettura pensata per lettori alle prime armi, è scritto interamente in maiuscolo, presenta numerosi spunti di riflessione perché porta all’attenzione di grandi e piccini il tema della diversità, dell’accettazione dell’altro e del rispetto. Il protagonista è un […]
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]] >“Uno” è un libro per bambini di classe prima, scritto da Isabella Paglia e illustrato da Andrea Scoppetta.

Lettura pensata per lettori alle prime armi, è scritto interamente in maiuscolo, presenta numerosi spunti di riflessione perché porta all’attenzione di grandi e piccini il tema della diversità, dell’accettazione dell’altro e del rispetto.

Il protagonista è un simpatico extraterrestre la cui astronave atterra sulla Terra a causa di un guasto.

Unico sopravvissuto della sua specie, Uno inizia a vivere sulla Terra ma immergersi nella società, giocare coi bambini, farsi accettare, gli risulta estremamente complicato e resta solo per così tanto tempo che non ricorda più il suo vero nome e finisce per chiamare se stesso “Uno”.

Uno veste con abiti sgargianti e fa grossi sorrisi di tutti i colori, senza  però riuscire a fare amicizia, così ogni giorno torna alla sua astronave tutto solo.

Una notte un’altra astronave atterra vicino alla sua e una creatura bizzarra, che dice di chiamarsi “Qualcuno”, bussa alla sua porta chiedendo aiuto.

“Qualcuno” è molto diverso da “Uno” e inizialmente lui ne è spaventato, perciò non lo fa entrare, ma dopo qualche esitazione ripensa al freddo che sente dentro ogni volta che lo evitano ed accoglie Qualcuno nella sua casa.

Da quel momento inizia una bella amicizia tra Uno e Qualcuno, un’amicizia stravagante, colorata, divertente, ma soprattutto contagiosa!

Finalmente anche tutti gli altri comprendono che non è necessario essere uguali per essere amici e nessuno, da quel momento, ha più paura di fare cose diverse.

Isabella Paglia ci presenta la diversità e il cambiamento per quello che è, ovvero un’occasione di crescita e di rinnovamento. La diversità spaventa perché ci costringe a rimetterci in discussione, ma accettare gli altri, accogliendone le diversità come qualcosa di positivo è l’unico mezzo che abbiamo per crescere.

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Lettura consigliatissima!!!
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Stanzione, la privacy riequilibra lo strapotere digitale

“Tempo fuori luogo” è il titolo di un noto romanzo che, a sua volta, richiama le parole di Amleto, mentre si chiede – dopo il dialogo con lo spettro del padre – se spetti proprio a lui rimetterlo in sesto. E tuttavia, è anche una definizione possibile, forse la più aderente, del tempo presente: complesso, straniante, ma anche fondativo, perché percorso da uno dei più grandi mutamenti antropologici che la storia possa annoverare: quello indotto dall’IA. La “crisi” (etimologicamente “separazione”, ma anche “scelta” e “giudizio”) che, per Koselleck è tratto distintivo del moderno, caratterizza infatti, ancor più, l’oggi, come momento di distinzione e passaggio, appunto, tra un prima e un dopo e di scelta tra più opzioni e più direzioni. Un tornante della Storia in cui si scrive il futuro e si assume la responsabilità di governarlo. I dati sono la materia di questa rivoluzione e proteggerli significa garantire che sia l’innovazione al servizio della persona, non viceversa.Papa Leone XIV ha dichiarato di aver scelto il proprio nome anche rifacendosi alla figura di Leone XIII che, nell’enciclica Rerum Novarum, aveva trattato, con lungimiranza, le questioni connesse al mutamento sociale indotto dalla rivoluzione industriale. Tale scelta è stata motivata richiamando, tra l’altro l’esigenza, per la Chiesa, di offrire oggi il proprio insegnamento sociale a fronte della rivoluzione, non solo industriale! dell’i.a.E quando, tra le ragioni della scelta del nome di un Pontefice concorre anche il bisogno di governare le sfide lanciate all’umanità dalla tecnologia, essa non appare più solo tale, ma costituisce un fattore d’incidenza determinante sulla stessa antropologia sociale. Erano stati, del resto, già denunciati i rischi dell’algocrazia richiamandosi, anche in occasione dello scorso G7, un profondo bisogno di “algoretica”, ossia di un’impostazione etica nel governo della tecnica, con senso del limite e rispetto del primato della persona. Si avverte, sempre più forte, l’esigenza di porre, al centro del processo d’innovazione l’uomo, con i suoi diritti e le sue libertà, perché non divenga – richiamando Paul Valéry- schiavo della stessa potenza che ha creato.Questo bisogno cresce ogni giorno di più, parallelamente alla diffusione, capillare e rapidissima dell’i.a. che, soltanto pochi anni fa, poteva apparire un’idea quasi asimoviana, talmente lontana e futuribile da non suscitare l’interesse se non dei pochissimi addetti ai lavori. L’i.a. si delinea invece, oggi, sempre più quale “general-purpose technology”: tecnologia suscettibile di influenzare un intero sistema economico, su scala ovviamente non solo nazionale.L’utilizzo dell’intelligenza artificiale si estende infatti, in misura crescente, negli ambiti più diversi della vita sociale. L’Onu stima nel 40% dei posti di lavoro la probabile ricaduta occupazionale dell’i.a., con un mercato globale che in questo settore potrebbe raggiungere i 4,8 trilioni di dollari, pari circa all’economia tedesca, sia pur con una significativa curvatura oligopolistica (solo 100 aziende, principalmente tra Stati Uniti e Cina, partecipano del 40% della spesa globale in ricerca e sviluppo).Nel settore sanitario l’i.a. promette un significativo miglioramento nella qualità e nell’efficacia della cura e della diagnosi. Se “FaceAge” consente di analizzare le foto del viso per stimare le probabilità di sopravvivenza dei pazienti oncologici, un nuovo modello algoritmico potrà leggere la “materia oscura” del Dna. Per la prima volta un robot è riuscito a eseguire un intervento chirurgico su un simulatore di paziente senza ricorrere ad alcun contributo umano. E se la fiducia dei pazienti nell’i.a cresce (fino al 33%), nel 36% dei casi si teme che essa possa pregiudicare il rapporto con il medico o addirittura sostituirlo (29%). Si apprezzano, da questo punto di vista, la riserva di decisione in capo al medico e il divieto di selezione nell’accesso alle cure secondo criteri discriminatori, sanciti dal d.d.l. sull’i.a.Il Consiglio d’Europa, con una recente raccomandazione, sottolinea come un uso attento dell’i.a. in carcere possa contribuire a migliorare le condizioni di vita dei detenuti, anche superando la distanza tra “il dentro e il fuori”, a condizione che l’algoritmo non divenga giudice della persona e non le si sostituisca.Nell’arco di poco più di un anno e mezzo l’i.a., in particolare generativa, è stata così protagonista di una vera e propria rivoluzione non soltanto tecnologica ma, in senso ampio, sociale, culturale, politica, antropologica.. Oggi chiunque di noi ha la possibilità di avvalersi dell’i.a. per qualunque ricerca, pur con il rischio dell’effetto-ancora, ovvero della tendenza ad affidarvisi senza alcun senso critico né volontà di approfondimento, con un approccio quasi oracolare. Ricerche recenti dimostrano come il 66% dei dipendenti che utilizzano l’i.a. generativa per ragioni professionali si affidino al risultato da essa proposto senza valutarne l’accuratezza. Non solo.Tra l’urgenza della cronaca e il “rumore della storia”, l’i.a. si insinua nella tattica bellica, alimentando la guerra algoritmica nel dominio cognitivo, con manipolazione di contenuti, deterrenza digitale e narrazioni polarizzanti. Si stanno sviluppando caschi integrati con realtà aumentata e i.a. per potenziare le capacità sensoriali dei soldati. In Ucraina il sistema Delta fornisce analisi strategiche predittive utili a orientare l’azione difensiva, mentre in Israele Red Alert elabora modelli predittivi per anticipare i tempi di evacuazione, a tutela dei civili. Benché non sostituisca l’uomo, l’i.a. ne orienta, dunque, le decisioni persino su di un terreno così drammaticamente umano come quello bellico, fatto di carne e sangue, che nessun algoritmo può cancellare.Indice degli argomenti
A nostra immagine e somiglianza/ Metis e nous/Eros e thanatos/le domande di Aurora/l’amico empatico/Gli incomparabili benefici che, potenzialmente, l’i.a. può offrire possono risolversi in pericoli intollerabili in assenza della necessaria consapevolezza che ne esige l’uso.Questo vale soprattutto per i minori che, come “nativi digitali”, intessono con le neotecnologie un rapporto quasi osmotico, con indubbi benefici (si pensi soltanto allo sconfinato patrimonio d’informazioni dischiuso da un solo click) ma anche, talora, rischi notevoli. In due soli anni sono, infatti, cresciuti del 380% i casi di uso d’i.a. per creare materiale pedopornografico, talora a partire da immagini reali cedute dietro ricatto dagli stessi minori, con un’esposizione di adolescenti cresciuta del 35% per i ragazzi e del 67% per le ragazze nello stesso arco temporale.L’ età adolescenziale si conferma, del resto, delicatissima non solo per il rischio di dipendenza da dispositivi digitali ma anche per l’esposizione al bullismo e, soprattutto, al cyberbullismo. Secondo stime Istat, quest’ultimo risultava incidere, già nel 2023, sul 34% degli adolescenti (in particolare stranieri) e rispetto a tale fenomeno, proprio in ragione della sua gravità, la tutela accordata dal Garante interviene con la massima rapidità. Per prevenire bullismo e discorsi d’odio è, tuttavia, indispensabile un’educazione dei giovani alle relazioni (anche on-line) e al rispetto: non a caso scelta come parola dell’anno dalla Treccani.Non solo le piattaforme e i social, ma anche l’i.a. generativa innerva profondamente le vite degli adolescenti. Per questa ragione è importante che l’accesso a tali dispositivi e, più in generale, alla rete, non avvenga in solitudine e in assenza della necessaria “pedagogia digitale”, comunque eludendo i limiti di età previsti normativamente per un consapevole consenso digitale.Ora, non si tratta tanto, né solo, di innalzare questi limiti che, in un contesto di digitalizzazione della vita sin dalla pre-adolescenza, rischierebbe di aumentare la distanza tra la realtà e la norma, rendendola ineffettiva. Ciò su cui è necessario il massimo rigore è-come dimostra l’azione del Garante sul punto- il rispetto degli obblighi di age verification e, soprattutto, una comune allenza delle istituzioni e delle comunità educanti per la promozione della consapevolezza digitale dei minori. La scuola, le scuole, stanno facendo molto; il Garante è al loro fianco in quest’ attività di formazione della cittadinanza digitale.Per molti adolescenti i chatbot sono, del resto, divenuti ormai delle vere e proprie figure di riferimento (Replika si autodefinisce “l’amico empatico”). Addirittura alcuni sviluppano una sorta di legame affettivo, empatico con questi chatbot anche in ragione del loro tono spesso eccessivamente lusinghiero, assolutorio, consolatorio e del loro configurarsi come un approdo sicuro in cui rifugiarsi, al riparo dal giudizio altrui. E’ quello che viene definito il loop dell’empatia infinita, che genera appunto dipendenza spingendo a svalutare, per converso, i rapporti umani (che appaiono troppo complessi e poco satisfattivi), inducendo così all’isolamento. Sono agli atti delle indagini per la tragica scomparsa di una giovanissima ragazza le domande da lei rivolte a ChatGpt sulla “tossicità” dell’amore e sulla relazione sentimentale. E’ significativo che in Florida penda un giudizio sull’imputabilità a un chatbot del suicidio di un ragazzo 14enne, che con l’assistente virtuale aveva sviluppato un rapporto talmente intenso da considerarlo equivalente a quello con una persona, con una pericolosa sostituzione della figura dell’altro. Di cui, tuttavia, il robot non possedeva e non può possedere l’intelligenza emotiva, la capacità di cogliere la fragilità psicologica dell’interlocutore necessaria, tra l’altro, per dissuaderlo, appunto, da gesti estremi.Per quanto creato a immagine e somiglianza dell’uomo, infatti, il robot può certamente sviluppare, la metis ma mai la nous. Su questo terreno si arresta la capacità mimetica – non più soltanto protesica – dell’i.a. E se l’identità è nella relazione, i rapporti intessuti con i robot rischiano di alterare profondamente la stessa identità individuale e la percezione dell’altro.Esistono persino “deadbot”, ovvero chatbot che riproducono voce e volto dei defunti, rispetto ai quali si rischia di sviluppare una proiezione affettiva che giunga a confondere persino i confini della vita. L’i.a. s’insinua, così, persino nei due fuochi dell’esistenza individuati da Freud in eros e thanatos: le pulsioni fondamentali dell’uomo.E proprio in quanto capace, prima e oltre che colmarne le carenze, di simulare l’uomo e la sua razionalità, fino appunto a sostituirlo nella relazione affettiva, l’i.a. è protagonista di un vero e proprio mutamento d’epoca, in cui il mondo è intermediato da algoritmi che plasmano la percezione individuale e sociale, l’opinione pubblica, il pensiero.Il genere dell’algoritmo Ritenendolo neutro, all’algoritmo si affidano scelte progressivamente più importanti, attendendosene prevedibilità e infallibilità ma sottovalutandone, spesso, il potere trasformativo e l’attitudine a cristallizzare, talora, i pregiudizi di chi lo progetta. La stessa selezione, generalmente non neutra dei contenuti, da parte dell’i.a., può avere implicazioni importanti sulla formazione dell’opinione pubblica, della coscienza sociale, persino della memoria storica o dell’identità collettiva con il rischio di eludere le garanzie fondative della costruzione democratica.E non sono irrilevanti i bias di genere da cui sono affetti gli algoritmi che, anziché superare rischiano di perpetuare condizioni di discriminazione radicate. L’algoritmo non riflette, infatti, imparzialmente tutto il sapere del mondo ma, anzi, può ben riprodurre gli stereotipi e i pregiudizi sottesi, più o meno implicitamente e consapevolmente, al nostro pensiero, fotografando una realtà diseguale, iniqua come se essa fosse valida sempre, dunque elevando l’eccezione a regola.Come chiarisce il Politecnico di Torino, infatti, se “la parola uomo capita vicino alla parola dottore più spesso di quanto capiti vicino alla parola infermiere e, viceversa, se la parola donna è accostata più spesso alla parola infermiera, il modello imparerà che la donna è l’infermiera e l’uomo il medico”. Il che vorrebbe dire cancellare decenni, se non secoli, di lotta per l’emancipazione femminile. Dobbiamo, allora, insegnare agli algoritmi che la donna ben può essere medico e l’uomo ben può essere infermiere e utilizzare, anzi, la tecnologia perché promuova le nostre libertà, anzitutto superando ogni forma di discriminazione.Gli algoritmi sono poi spesso utilizzati per produrre deepfake, generalmente in danno di donne o minoranze; di coloro i quali sono ritenuti, per natura, rappresentazione o circostanza, più fragili. Anche per questa ragione, il Garante è intervenuto, nel corso dell’anno, rispetto a istanze di tutela inerenti la temuta diffusione di immagini artefatte mediante i.a., espressiva di una forma di prevaricazione ulteriore rispetto al sextortion e al revenge porn, che ha impegnato l’Autorità in 823 procedimenti nel 2024.Ciò che rende ulteriormente più complessa l’intelligenza artificiale è, del resto, oltre all’attitudine emulativa, mimetica della razionalità umana, la sua capacità di sviluppo, almeno in parte, autonomo, tale da “deviare” dal modello progettato (“disallineamenti emergenti”). E’ noto il caso di un algoritmo che, nell’84% delle simulazioni volte appunto a testarne l’allineamento, ha tentato di ricattare l’ingegnere (ipotetico) che ne avrebbe prospettato la disattivazione, minacciando di rivelare indiscrezioni sulla sua vita privata.Come nei paradigmi letterari più ricorrenti il robot si emancipa, dunque, dal suo creatore ribellandoglisi addirittura. Il rischio diviene tanto maggiore, naturalmente, ove la deviazione (ad esempio con la fornitura di indicazioni sulla fabbricazione di armi o sull’uso di violenza) riguardi presupposti essenziali di sicurezza e incolumità. Di qui l’importanza di normative, quali quelle europee di protezione dati e sull’i.a., che impongono verifiche periodiche sul grado di rischio per i diritti umani connesso all’uso delle tecnologie, garantendone sempre la supervisione umana. Per questa ragione, l’approccio umanocentrico della disciplina europea- è, per quanto perfettibile- quello maggiormente coerente con una democrazia personalista e quell’etica della responsabilità cui alludeva Max Weber.La protezione dei dati – tutelando la componente più profondamente “umana” dell’innovazione; la materia viva del digitale- è l’elemento fondativo di quest’impostazione; il principale argine a un esercizio illiberale e irresponsabile del potere; oggi, appunto, sempre più digitale, con la sua “bulimia di mezzi e atrofia di fini” .La verticale del potereSe il potere, con Carl Schmitt, è anzitutto definizione di identità, quello “ingiuntivo”, esercitato da algoritmi e piattaforme con la profilazione, la selezione e talora l’alterazione dei contenuti, si dimostra sempre più incisivo e decisivo nelle dinamiche democratiche. I dati ridefiniscono l’idea di sovranità e il confine tra pubblico e privato, potere e supremazia, mentre l’i.a. diviene il fulcro della competizione geopolitica. “Il suddito ideale del regime totalitario” è, ricordava Hannah Arendt, colui per il quale sfuma la “differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso”. Emerge dunque, in tutta la sua urgenza, il pericolo del ricorso a deep fake o sedicenti post-verità: una vera propria sfida per le democrazie, sempre più esposte al rischio della degenerazione autocratica. Così, nel momento in cui Meta rifiuta il fact-checking e il controllo delle piattaforme si dimostra componente centrale della geopolitica, baricentro dei suoi rapporti di forza, il digitale si delinea sempre più come un potere da includere, come tale, nel principio di separazione. Lo ha inteso l’Europa che, con il Gdpr e le altre norme sul digitale, ha tracciato il “Nomos der Erde” della geopolitica dei dati, comprendendone fino in fondo il valore e fondando sulla regolazione la propria sovranità digitale. Significativo, in tal senso, il valore politico riconosciuto, dalle varie Amministrazioni americane succedutesi dalla sentenza Schrems, agli accordi Europa-Usa sul trasferimento dei dati, nella consapevolezza di come al mercato europeo non possa accedersi senza rispettarne le regole. Speculare anche la tendenza al “cloud repatriation”, ovvero all’ emancipazione, da parte europea, dalla dipendenza americana nel controllo dei dati di aziende e istituzioni, oggi vincolato al 70% alle big tech.Parte essenziale della strategia europea di governo del digitale è anche la regolazione dell’altrimenti illimitato potere privato delle piattaforme, comprensiva oggi anche del Regolamento sul targeting politico.Esso assegna alle Autorità di protezione dei dati un ruolo rilevante nell’impedire che la profilazione e la conseguente selezione “targettizzata” dei contenuti alteri le più essenziali dinamiche democratiche. Alle piattaforme- i “mercanti dell’attenzione” cui allude Tim Wu, si rischia infatti altrimenti di delegare, con la legge del mercato, la definizione delle nostre libertà e l’esercizio della democrazia, ridisegnando una nuova “verticale del potere” al di fuori delle garanzie dello Stato di diritto. Quest’esigenza di redistribuzione del potere muove dalla consapevolezza di come la rinuncia all’introduzione di una forma, sia pur limitata, di responsabilizzazione dei poteri privati rifletta uno slittamento dell’idea di libertà su quella di anomia, quando l’assenza di regolazione non produce eguaglianza ma subalternità agli imperativi del mercato.Ed è proprio questo effetto distorsivo, anzitutto in termini democratici, che la regolazione europea del digitale, pur tra inevitabili ombre e luci, mira a contrastare, ridisegnando il perimetro dei poteri privati e ponendo la tecnica al servizio della persona. E’ questa la strada su cui proseguire, tenendo insieme innovazione, iniziativa economica, tutela della persona.Se è vero, del resto, che l’Europa, sul piano interno, ha fondato la propria identità sul diritto e non sul potere, è altrettanto vero che nelle relazioni internazionali – e nel digitale soprattutto – ha tentato di affermare il proprio potere sul diritto, delineando una terza via tra protezionismo cinese e neo-mercantilismo americano. Così anche per l’i.a., attorno alla quale l’AI Act tenta di far convergereprogresso e libertà, in un progetto di governo dell’innovazione in cui la protezione dei dati assume un ruolo centrale.I dati personali sono infatti, oggi il peso specifico della libertà; parametro e condizione, al tempo stesso, delle garanzie democratiche.E’ significativa, in questo senso, la riserva di competenza sancita, dall’Ai Act, in favore delle autorità di protezione dei dati, rispetto all’uso di sistemi di i.a. ad alto rischio in ambiti sensibili quali, in particolare, quelli delle attività di contrasto, gestione delle frontiere, giustizia e democrazia. Nell’esercizio della delega legislativa di adeguamento dell’ordinamento interno all’Ai Act, tale riserva di competenza dovrebbe essere valorizzata, anche con la previsione di un meccanismo agile ed efficace di coordinamento tra le istituzioni, a vario titolo coinvolte, nella complessa gestione dell’i.a.La frontiera digitaleL’enorme mole di dati connessa al funzionamento dell’i.a. rende, proporzionalmente, sempre più rilevante l’esigenza di tutela della sicurezza dei dati stessi e dei sistemi che li ospitano: quella digitale è ormai, infatti, la frontiera più delicata e vulnerabile (perché mobile, dinamica, immateriale) dei Paesi. Si pensi all’esplosione, in Libano, dei cercapersone dei miliziani di Hezbollah, imputabile probabilmente a un malware mai così fatale. Si tratta di un esempio dei più paradigmatici di quanto permeabile possa essere il confine virtuale da difendere, da attacchi asimmetrici e pulviscolari. Non di rado, poi, le informazioni illecitamente carpite sono rivendute a caro prezzo e per scopi i più vari, alimentando un mercato dei dati che trae forza proprio dalle vulnerabilità informatiche.I dati del Clusit evidenziano le vulnerabilità che caratterizzano, spesso, le infrastrutture del sistema-Paese- inteso nella duplice componente del settore privato e di quello pubblico- sulle quali l’attenzione del Garante è, non da ora, massima.Il processo di digitalizzazione (soprattutto, ma non solo) delle pubbliche amministrazioni è avvenuto infatti, in Italia, in maniera fortemente disomogenea e, soprattutto, al di fuori di un progetto organico e trasversale. Lo sviluppo maggiore della digitalizzazione si è riscontrato, in particolare, durante la pandemia e, quindi, con il PNRR, che lo ha incluso tra i suoi obiettivi principali. Tuttavia, non sempre la spinta all’innovazione è stata sostenuta da una consapevolezza adeguata dei rischi che essa, se non ben governata, comporta. Di qui, anche, le vulnerabilità dei sistemi informativi, che sono tanto di natura tecnologica (la tecnica evolve sempre più velocemente delle procedure amministrative in cui è inscritta) quanto imputabili al “fattore umano”.Appare, così, sempre più necessaria l’introiezione, da parte del personale del settore pubblico e di quello privato, di una complessiva cultura della protezione dei dati. Ciascuno deve essere consapevole della rilevanza della propria azione per la garanzia della sicurezza della “frontiera digitale” del Paese: fa parte di quella cultura del digitale senza la quale nessuna strategia di tutela è possibile. Questa consapevolezza è il presupposto ineludibile per riforme che siano non soltanto e mera innovazione tecnica, ma che sanciscano invece un reale progresso in termini di libertà e di garanzie democratiche. Del resto, se il digitale è un bene comune, per non essere vittima della tragedia di Hardin necessita non di un Leviatano, ma di un governo lungimirante e di un impegno quantomai collettivo a sua tutela.Sebbene le criticità ancora non manchino il Garante ha, sinora, svolto un’azione importante di prevenzione delle vulnerabilità informatiche e contribuito alla messa in sicurezza di moltissime banche dati anche strategiche, pubbliche e private. La disciplina di protezione dei dati – permeata dal principio di responsabilizzazione, che onera i titolari di un ruolo anche pro-attivo di tutela – ha rappresentato, in questo senso, uno stimolo importante al rafforzamento delle garanzie, non solo tecniche, nella gestione dei dati e nel rischio “sociale” ad essa connesso. Le vulnerabilità cui possono essere esposti patrimoni informativi, talora anche di cruciale rilevanza possono avere, infatti, implicazioni importanti in termini di sicurezza nazionale e pubblica oltre che di riservatezza individuale, tanto più alla luce della diffusione dell’i.a. che si avvale di quantità di dati notevolissime per addestrare i propri sistemi.L’impatto potenziale di tali fenomeni è apparso plasticamente evidente con la diffusione, lo scorso autunno, di notizie inerenti presunti dossieraggi svolti mediante accessi abusivi a banche dati sia pubbliche che private. Il Garante ha tempestivamente costituito una specifica task-force interdipartimentale, per contrarre i tempi istruttori e semplificare taluni passaggi procedurali, così da coniugare efficacia e rapidità dell’accertamento. Le notizie sui presunti dossieraggi hanno restituito, con plastica evidenza, il valore della privacy che troppo spesso si sottovaluta e che, tuttavia, non può essere apprezzato solo nel momento della patologia. Serve agire (e proteggersi) prima.E’ necessario che ciascuno si faccia portatore di quella cultura della privacy che renda il rispetto della norma un’attitudine, un vantaggio competitivo e non un mero onere burocratico.Vecchie e nuove vulnerabilitàLa diffusione della cultura della protezione dei dati è, del resto, tanto più necessaria in un ambito, quale quello sanitario, in cui massima è l’esigenza di coniugare condivisione delle informazioni a fini di ricerca, governance sanitaria ed efficienza diagnostica e protezione di dati espressivi di una fragilità del corpo o della psiche. Questa tensione riflette, del resto, la natura complessa del diritto alla salute, nell’art. 32 della Carta non a caso descritto come diritto fondamentale, tanto quanto interesse della collettività.Analoga complessità è propria del diritto alla protezione dei dati personali: diritto sancito come fondamentale dalla Carta di Nizza ma, anche, caratterizzato da una “funzione sociale” espressa con nettezza dal Gdpr. Questo parallelismo tra pubblico e privato, individuale e collettivo caratterizza tutta la questione dell’innovazione in sanità. Mai come oggi essa è, infatti, percorsa dalla tensione tra data sharing e privacy, soprattutto in un contesto di costruzione dello Spazio europeo dei dati sanitari fondato, nel Regolamento da poco approvato, proprio sulla valorizzazione delle informazioni sanitarie e sulla loro condivisione a fini di ricerca e miglioramento delle cure.In questa prospettiva d’integrazione dei sistemi informativi sanitari degli Stati membri, è sempre più necessario investire, a livello interno, su una digitalizzazione sostenibile della sanità, che consenta di valorizzare i dati sanitari, tutelando al contempo la riservatezza del paziente.E’ questo l’obiettivo sotteso alle indicazioni fornite, dal Garante, rispetto al FSE e all’Ecosistema dei dati sanitari, volte in particolare ad assicurare omogeneità nelle garanzie accordate sul territorio nazionale, non potendo ammettersene una tutela a geometria variabile.La digitalizzazione del lavoro impone, del resto, alcune essenziali cautele per impedire che le garanzie faticosamente conquistate sul terreno giuslavoristico per riequilibrare la posizione di vulnerabilità del dipendente, siano eluse da mere scorciatoie tecnologiche. La protezione dei dati svolge un ruolo centrale nel coniugare esigenze datoriali e libertà del lavoratore, anche alla luce delle innovazioni indotte dalla gig economy, che non può degenerare in una forma di caporalato digitale.Particolarmente significativo, in tal senso, il provvedimento adottato nei confronti di una società di food delivery che organizzava il lavoro mediante piattaforma, in assenza delle necessarie garanzie per i lavoratori.Giurisdizione e informazione sono due presidi essenziali della democrazia, il cui rapporto si snoda attorno a un equilibrio delicatissimo tra indipendenza e responsabilità. Raccontare la giustizia è, quindi, un’attività tanto importante quanto complessa, nel costante tentativo di coniugare istanze molteplici quali il diritto di informazione, la “trasparenza” dell’amministrazione della giustizia, il diritto di difesa, la privacy delle parti e dei terzi a vario titolo coinvolti nel processo.Anche quest’anno, il Garante è dovuto intervenire per richiamare gli organi d’informazione al rispetto del criterio di essenzialità dell’informazione, a fronte di eccessi come nel caso della diffusione dei colloqui intercettati, in carcere, tra l’imputato di un noto femminicidio e i genitori. Il principio di essenzialità dell’informazione costituisce infatti, soprattutto in contesti di tale drammaticità, l’unico argine al rischio di sensazionalismo in cui può degenerare la cronaca giudiziaria. Per questo e per evitare una paradossale vittimizzazione secondaria, il Garante ha avvertito i media dell’illiceità connessa all’eventuale diffusione del video dell’autopsia di Chiara Poggi, oggetto di un recente provvedimento di blocco.La valutazione della reale funzionalità del dato ai fini informativi deve essere, del resto, ora condotta anche alla luce della maggiore selettività imposta dalle recenti riforme sul terreno della pubblicità degli atti di indagine. Soprattutto rispetto alle intercettazioni, sono state infatti accentuate le garanzie di riservatezza dei terzi, anche circoscrivendo l’ambito circolatorio (endo- ed extra-processuale) dei contenuti captati, a tutela della privacy di tutti i soggetti (non solo le parti) le cui conversazioni siano captate.Le esigenze di riservatezza sono, peraltro, valorizzate dalla riforma, attualmente in seconda lettura, del sequestro dei dispositivi elettronici, rispetto alla quale è importante garantire un equilibrio ragionevole tra esigenze investigative e privacy, non sacrificando in misura sproporzionata né le une né l’altra.Ragionevole appare- come abbiamo avuto modo di sottolineare alla Camera- l’equilibrio sancito dalla proposta di legge sulle persone scomparse, volta a consentire l’acquisizione dei tabulati telefonici e telematici se ritenuta necessaria per esigenze di tutela della vita e dell’integrità fisica dell’interessato. Si tratta di uno dei (molti) esempi di come la privacy, lungi dall’essere un diritto “tiranno”, prevaricatore rispetto agli altri interessi in gioco, sia invece un diritto “di frontiera”, perché tenuto a coniugare libertà e solidarietà, diritto e tecnica, dignità e sicurezza. Su quest’equilibrio dovrebbe attestarsi anche l’attuazione della sentenza della Corte costituzionale sul diritto all’affettività in carcere, costituendo la privacy un tassello importante di quel “percorso di inveramento del volto costituzionale della pena” invocato dalla Consulta.Memoria e responsabilitàIl breve excursus di alcuni dei temi trattati dal Garante restituisce, benché solo in parte, l’idea dell’ampiezza dell’azione dell’Autorità, tenuta a tutelare la persona in ogni contesto in cui i suoi dati siano trattati: dai rapporti commerciali alla sanità, dall’istruzione al giornalismo, dalla giustizia all’immigrazione, dalla pubblica sicurezza ai social network.La garanzia di una tutela così ampia è affidata al costante e instancabile impegno di un contingente di personale ristretto ma qualificato che intendo, unitamente al Collegio e al Segretario generale, sinceramente ringraziare, per l’abnegazione e la professionalità. Ringrazio anche le Autorità che hanno inteso offrirci, in vario modo, sostegno, nonché il corpo della Guardia di Finanza, per l’insostituibile collaborazione.La trasversalità dell’impegno del Garante si riflette anche, del resto, sulla varietà delle tipologie dei provvedimenti suscettibili di adozione e che, anche quest’anno, si sono articolati in atti di natura eterogenea, tesi a modulare al meglio l’azione amministrativa sulla base delle esigenze di volta in volta emergenti.Spesso, anzi, l’efficacia della strategia sta nella sua natura integrata; nel suo coniugare, cioè, diverse dimensioni e direttrici dell’agire amministrativo. Emblematico, in questo senso, il fenomeno del telemarketing, rispetto al quale le misure sanzionatorie, pur rilevanti per entità e presupposti (in un caso di oltre sei milioni di euro), sono state affiancate da attività complementari, di natura preventiva, remediale e consultiva, non meno significative.Il Garante ha partecipato, peraltro, a numerosi tavoli di lavoro (uno anche con la Polizia di Stato, per la disciplina della videosorveglianza per fini di sicurezza integrata) e siglato diversi protocolli d’intenti (uno dei quali con l’Arma dei Carabinieri) per coordinare la propria azione con quella di altre istituzioni, realizzando proficue sinergie.Importante anche, per contenuti ed esiti, l’attività del G7 privacy promossa dal Garante lo scorso ottobre, che ha rivelato un comune sentire, sulla cui base poter fondare azioni condivise e realizzare gli impegni delineati nel piano di azione, riaffermando il valore del metodo proprio del G7: il confronto, la cooperazione, lo scambio di esperienze come migliore strumento di governo di fenomeni complessi.Si tratta di un metodo che, mai come per il digitale, è necessario adottare per poter affrontare fenomeni ontologicamente transazionali, legati a una realtà che ha superato da tempo i confini degli Stati e delle giurisdizioni e rispetto alla quale, quindi, non si può che ragionare in termini globali. Ogni regola in quest’ambito deve avere una vocazione – o, quantomeno, un’aspirazione – il più possibile sovranazionale, sostituendo orizzonti ai confini.Un dialogo ampio è stato promosso mediante una consultazione pubblica sul modello “pay or ok” utilizzato da alcuni soggetti economici, per individuare soluzioni coerenti con le esigenze sottese ma, anche, con la necessità di impedire che la monetizzazione dei dati sancisca una vera e propria patrimonializzazione delle libertà. Promuovere un confronto quanto più possibile ampio su temi importanti e fondarvi una regolazione il più possibile aderente alle istanze sociali è, infatti, il modo migliore per interpretare la protezione dei dati come cultura, comune sentire che avvicini “la vita e le regole”, per riprendere il titolo di un bellissimo libro di Stefano Rodotà. E’ questa la responsabilità che deve necessariamente bilanciare un potere, quale quello digitale, che la protezione dei dati ha il compito di porre al servizio della persona e della sua dignità. In fondo, la vera caratteristica distintiva di questo diritto rispetto al corrispondente americano del right to be left alone risiede nelle radici della storia europea e nel valore che la dignità vi ha assunto, quale reazione alla tragica esperienza dei totalitarismi.Nel governo dei dati e del loro potere si intrecciano questa consapevolezza e questa responsabilità, che il Garante assume come fondamento e obiettivo, al tempo stesso, della propria azione. Ricordando, con le parole di Josè Saramago, che siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che assumiamo.

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