SCUOLA – Stop all’uso del telefono cellulare in classe, Anief comprende i motivi ma non la proibizione: l’ultima parola spetta ai docenti

“Comprendiamo certamente la buona volontà del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara nel proibire l’uso del cellulare tra gli alunni fino al termine della scuola secondaria di primo grado, ma avremmo preferito che nella circolare pubblicata in queste ore si fosse specificato che il divieto cade nel momento in cui i dispositivi sono indicati utili dagli insegnanti ai fini della formazione”: a dichiararlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, a commento della circolare firmata dal Ministro che fornisce alle scuole indicazioni per introdurre il divieto dell’uso dello smartphone in class a seguito della preoccupazione per l’impatto negativo che l’uso eccessivo dei cellulari può avere sul naturale sviluppo cognitivo dei ragazzi.

Secondo il sindacato Anief le nuove tecnologie interattive sono in linea generale degli strumenti di certo utili anche alla didattica: ciò non significa che lo strumento non debba essere regolamentato e gestito meglio di quanto avviene oggi a scuola, visto che gli insegnanti si lamentano perché crea dipendenza e si utilizza per fini personali o per isolarsi dal mondo. “Se il telefono cellulare – continua Pacifico – è utile per la ricerca dei dati, per realizzare sperimentazioni, per un utilizzo empirico, per realizzare simulazioni in classe o al fine di realizzare collegamenti on line attivi, per quale motivo non deve essere utilizzato?”.

“Non sarebbe più utile che l’ultima parola sulla materia fosse data agli organi collegiali, in particolare al Consiglio d’Istituto e al Collegio dei docenti? Pur comprendendo la motivazione di base del Ministro, riteniamo che proibirne a priori l’utilizzo non ci trova d’accordo: come tutte le tecnologie, tutto dipende da come si fruiscono. Pensiamo anche durante la pandemia a quanto il suo utilizzo professionale sia stato prezioso”, conclude il leader dell’Anief.

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