Nei 12 anni di Tim Cook a capo di Apple le novità non sono mancate, ma il visore Vision Pro è il primo prodotto hardware pensato, nato e sviluppato totalmente sotto la sua supervisione. Arriva dopo sette anni di sviluppo e vanta una tecnologia avanzatissima, un design originale, un sistema operativo ad hoc; prima ancora di essere presentato ha già avuto l’attenzione dei media e l’interesse degli appassionati. Gli manca un ecosistema, e per questo è stato presentato alla WWDC, l’annuale conferenza degli sviluppatori: ad Apple servono le loro app, le loro idee e le loro intuizioni per poter avere successo dove altri hanno fallito. “Vision Pro è un prodotto rivoluzionario, che solo Apple poteva realizzare, una piattaforma tutta nuova, che presenta incredibili opportunità per gli utenti e per gli sviluppatori”, dice Tim Cook.
WWDC 2023
Il visore per la realtà mista e le altre novità di Apple raccontate in diretta da Cupertino
dal nostro inviato Bruno Ruffilli
05 Giugno 2023
Realtà virtuale, mista e aumentata
La realtà aumentata è una tecnologia che consente di sovrapporre al mondo fisico delle informazioni digitali. Esiste già da tempo: nelle Mappe di Apple (ma anche in Google Maps), ad esempio, si inquadra la strada con la fotocamera e le indicazioni del navigatore compaiono sul display come se fossero scritte direttamente sull’asfalto. Sugli App Store sono disponibili varie applicazioni per provare mobili o vestiti, e molti giochi, tra cui il più famoso è certamente Pokémon Go, che per primo ha portato la realtà aumentata all’attenzione del grande pubblico.
Vision Pro, tuttavia, adotta una tecnologia diversa, chiamata realtà mista: con un bottone simile alla digital crown dell’Apple Watch è in grado di passare dalla realtà aumentata a quella virtuale. E così diventa una versione hi tech del visore della PlayStation o del Quest di Meta: il mondo esterno è tagliato fuori, ci si muove in una realtà immersiva e isolata, quella che siamo abituati a chiamare metaverso. Il passaggio è immediato e visibile all’esterno: da trasparente, il visore diventa infatti opaco, s’illumina di animazioni colorate o mostra quello che sta vedendo chi lo usa. Ma basta che qualcuno ci rivolga la parola perché torni trasparente, per permettere di interagire in maniera naturale, salvo poi immergerci di nuovo nella realtà virtuale. In realtà “trasparente” è un’approssimazione: quella che si vede all’esterno, infatti, è una rappresentazione digitale ad alta risoluzione dei veri occhi di chi sta usando Vision Pro.
Così è inevitabile che la lista delle controindicazioni sia lunga: va dalle vertigini alle emicranie, dalle lesioni cerebrali post traumatiche alla gravidanza. Nell’uso pratico è possibile indossare il visore Apple più a lungo rispetto ai concorrenti, per la migliore ergonomia e il peso limitato. Ma l’autonomia limitata a due ore è un falso problema, perché molto probabilmente ci si stancherà prima.
Verso il metaverso
Che cosa cambia fra realtà virtuale, realtà aumentata e realtà mista
di Emanuele Capone
18 Gennaio 2023
5000 brevetti
Come già altre volte, l’azienda di Cupertino non arriva per prima, anche se alcune soluzioni tecnologiche sono davvero da primato, per un totale di 5.000 brevetti. Ad esempio la risoluzione dei due piccoli display o le 12 telecamere per riprendere il mondo esterno e i movimenti delle mani (non ci sono controller, a differenza dei visori Meta): una quantità enorme di dati, gestita dai processori M2 di Apple già visti sugli ultimi Mac e da un nuovo chip, chiamato R1. C’è poi la scansione dell’iride (Optic ID) per proteggere i dati e riconoscere l’utente, manca invece la connessione cellulare: per ora Vision Pro si può utilizzare essenzialmente in ambienti chiusi o controllati, come la casa, l’ufficio, la palestra. Il design, infine, ricorda un po’ degli occhiali da sci e riprende alcuni elementi dalle cuffie AirPods Max; la parte frontale è in vetro curvo, il corpo in alluminio. La grossa fascia posteriore è in tessuto e si può cambiare; è disponibile in diverse forme e misure, per adattarsi la meglio alla testa. Per chi ha bisogno di occhiali, è possibile installare delle lenti magnetiche. L’audio spaziale è riprodotto da due piccoli altoparlanti inseriti nelle fasce laterali, che lasciano libero l’orecchio per sentire cosa succede fuori. Peccato solo per la batteria esterna, che va indossata alla vita ed è collegata al visore con un cavo.