L’ambiguità in matematica
In matematica è facile incorrere nell’accusa di ambiguità. Un esempio di qualche anno fa e l’idea di un manuale che aiuti ad evitare i rischi.
La formulazione di un quesito o di un problema esige molta attenzione, specialmente se si tratta di un quesito o problema di un compito in classe o di una prova d’esame. Il rischio sempre presente per i “formulatori” di incorrere nell’accusa di ambiguità diventa più elevato quando si tratta di argomenti sui quali la letteratura accreditata non ha modi di dire sempre chiari e condivisi.
La questione merita certamente una riflessione. Non sarebbe male pensare anche ad una pubblicazione che aiuti ad essere più chiari e comprensibili scrivendo di matematica. Dal punto di vista didattico sarebbe a dir poco preziosa. Gli eventuali autori potrebbero certamente giovarsi delle esperienze di “ambiguità matematica” che hanno interessato anche in anni recenti.
Vittima di ambiguità fu il quesito:
Si consideri l’equazione x3-2×2+kx+1-k=0, dove k è un parametro reale. Quanto vale la somma delle sue radici?
A) 2 B) 1 C) k D)1-k
fu proposto ai laureati aspiranti all’ammissione al TFA 2012 per la classe di matematica, la A-26.
Il quesito fu però annullato per ambiguità.
La ragione dell’annullamento del quesito fu spiegata così in un documento preparato da un folto gruppo di matematici:
La formulazione della domanda è incompleta e di per sè ambigua, infatti: non è specificato in quale campo (reale o complesso) debbano essere cercate le radici ( il polinomio è a coefficienti reali
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