G. Carofiglio, Né qui né altrove

Gianrico Carofiglio, qui né altrove. Una notte a Bari

di Federica De Sanctis

“Né qui né altrove. Una notte a Bari” è un libro che si muove tra il memoir e il romanzo, una fusione di narrativa e riflessioni che l’autore, Gianrico Carofiglio, intreccia con grande maestria. Pubblicato nel 2008, è il quinto romanzo scritto dall’autore. Ambientato in una Bari notturna e malinconica, il libro è un viaggio interiore e fisico, in cui il protagonista ripercorre le strade della sua giovinezza in compagnia di un vecchio amico, rivivendo ricordi, emozioni e riflessioni sul passato, il presente e la natura del tempo.

Gianrico Carofiglio è uno degli autori più noti del panorama letterario italiano contemporaneo. Nato a Bari nel 1961, ha avuto una lunga carriera come magistrato e pubblico ministero, esperienze che hanno influenzato profondamente la sua scrittura. Carofiglio ha esordito nel mondo della narrativa nel 2002 con “Testimone inconsapevole”, il primo romanzo della fortunata serie dell’avvocato Guido Guerrieri, che ha ottenuto grande successo di pubblico e critica.

Uno degli aspetti più affascinanti del libro è la sua capacità di far emergere la città di Bari come un vero e proprio personaggio, non solo uno sfondo. Le descrizioni della città, dei suoi vicoli, del mare e delle sue atmosfere, sono così vivide da permettere al lettore di “sentire” Bari. La città diventa una metafora della vita stessa: mutevole, stratificata, carica di storie.

L’opera narra le vicende di tre amici che si rincontrano a distanza vent’anni. Sono maturati insieme a Bari ma, dopo aver terminato gli studi universitari, hanno perduto i contatti. Uno di loro, Paolo Morelli, ha iniziato una nuova vita a Chicago, gli altri due invece continuano a vivere Bari, pur non frequentandosi più. Una sera, il protagonista riceve una telefonata del vecchio compagno universitario Giampiero Lanave, che lo invita per una cena insieme a lui e Paolo. Il protagonista non mostra particolare entusiasmo ma, non riuscendo a trovare una scusa, decide di accettare l’invito. I tre uomini, ormai di mezza età, dopo la cena, decideranno di passeggiare per le vie della città. Un percorso in cui la memoria, la gelosia e i vari rancori serbati nel corso degli anni salgono in superficie. Il lettore viene trasportato in una serata che rappresenta l’emblema del disagio, in quanto i tre amici dividono un passato comune, ma sono ormai diventati estranei l’uno per l’altro. I sogni nel cassetto che avevano coltivato nel corso della gioventù vengono tristemente superati dalla realtà e il loro incontro li pone davanti alle illusioni della vita. Lo spazio urbano barese fa da sfondo per i ricordi dell’io protagonista, il quale trasporta il lettore per la Bari della sua infanzia e la Bari moderna.

Carofiglio mescola con abilità narrazione e meditazione filosofica, creando un ritmo che alterna momenti di profonda introspezione a dialoghi colloquiali e naturali. Questo conferisce autenticità al racconto, facendo emergere i temi della memoria, del cambiamento e del senso di appartenenza.

Il linguaggio utilizzato è semplice, ma mai banale. L’autore riesce a trasmettere emozioni complesse attraverso frasi concise e dialoghi veritieri. I momenti di riflessione sono densi di significato, ma non appesantiscono la narrazione.

Un’osservazione va, inoltre, eseguita sul titolo del libro: “Né qui né altrove”. Quattro parole che restituiscono immediatamente un’idea di spazio “non realmente vissuto”, come se l’essere interiore dell’autore non fosse mai davvero stato presente in alcun luogo, pur essendoci fisicamente. Come spiegato dallo stesso Carofiglio nel corso di un’intervista a Milano per laFeltrinelli il 21 novembre 2008: “questo è un libro soprattutto sullo spaesamento, che a mio modo di vedere è una condizione morale. L’io narrante è sempre rimasto in quel posto ma in realtà non c’era. É un tentativo di raccontare un modo drammatico di vivere l’esistenza non essendo completamente consapevoli, voltarsi indietro chiedendosi “dove eravamo” quando le cose succedevano”.

qui né altrove” è un’opera che esplora il rapporto tra luogo e identità, tra passato e presente. È un libro che fa riflettere su come i luoghi in cui viviamo o abbiamo vissuto influenzino chi siamo e chi diventiamo, e su come il tempo modifichi il nostro modo di percepire tanto i luoghi quanto noi stessi.

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Lo scrittore Carofiglio: “Sono stato bullizzato fino a 14 anni. Poi ho iniziato karate e si sono invertiti i ruoli”

Lo scrittore pugliese Gianrico Carofiglio, ex magistrato e politico, premio Strega, autore di “Testimone inconsapevole” e “La misura del tempo“, si è aperto ai microfoni de Il Corriere della Sera. Nel corso dell’intervista lo scrittore 62enne ha ripercorso alcuni momenti della sua vita, primo fra tutti l’adolescenza e gli anni della scuola.
“Ero timido, fragile, goffo”
“Da ragazzino ero sfigato. Timido, fragile, goffo, sono stato bullizzato fino ai quattordici anni”, ha rivelato, così come hanno fatto tantissimi altri personaggi noti. Per fortuna il karate ha praticamente salvato il giovane Carofiglio, come ha spiegato lui stesso: “Ho cominciato a praticare le arti marziali e il bullismo è cessato, si sono invertiti i ruoli”.
Lo scrittore ha anche raccontato un curioso aneddoto che ha a che fare con lo studio: “Sono stato fortunato in tanti aspetti della mia vita. Ma faccio un piccolo esempio per capire. Dovevo fare gli orali per il concorso in magistratura. C’erano tredici materie e quella per me più ostica era diritto ecclesiastico. Non sapevo niente, era arrivato il momento degli esami. Ho aperto a caso una pagina del libro di testo. E il professore mi disse che alla domanda di quell’argomento non aveva mai risposto nessuno”.

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Un altro personaggio bullizzato da giovane
Lo scorso maggio abbiamo parlato di un altro caso di bullismo di una persona famosa, anche stavolta probabilmente sconfitto grazie allo sport: “A scuola sono stata sospesa per risse. Avevo una certa aggressività repressa. Forse per la voglia di emergere. Sono stata sempre bullizzata. Anche perché ero un po’ trasandata. Mai avuto una vita sociale. No adolescenza, no feste, solo, sempre tutto per avere una vita sugli sci. È stata una scelta”, queste le parole di Sofia Goggia, famosa sciatrice alpina italiana e campionessa olimpica atleta delle Fiamme Gialle.

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