Han Kang, La vegetariana

Han Kang, il primo Nobel coreano per la Letteratura

di Antonio Stanca

   Tra le altre opere di Han Kang, la scrittrice coreana insignita, lo scorso Ottobre, del Premio Nobel per la Letteratura, la casa editrice Adelphi ha ultimamente ristampato pure il romanzo La vegetariana. La traduzione è di Milena Zemira Ciccimarra. L’edizione originale risale al 2007, la prima edizione Adelphi al 2016. Anche edizioni di altre opere della Han (nell’onomastica coreana il cognome precede il nome) ha curato Adelphi. Nel 2016 a La vegetariana era stato assegnato il Man Booker International Prize. Intanto aveva avuto traduzioni in molte lingue ed una riduzione cinematografica. 

   Han è nata a Gwangju, Corea del Sud, nel 1970, nel 1980 si è trasferita con la famiglia a Seul dove ha frequentato l’Università. Il padre era un noto scrittore e lei nel 1993, a ventitré anni, esordisce come poetessa su una rivista coreana. Continuerà a scrivere poesie ma anche racconti, novelle, saggi e dal 1994 cominceranno a comparire quelle opere di narrativa che più di tutte la renderanno famosa poiché a spiegare, interpretare i misteri della vita, a valutare, giudicare i pensieri, le azioni dell’uomo si mostreranno impegnate. A rappresentare quanto avviene nel profondo dell’animo umano, come si manifesta all’esterno, quale aspetto assume, è soprattutto attenta la Han scrittrice dei romanzi Le tue mani fredde (2002), Tira il vento, vai (2010), L’ora di greco (2011), Atti umani (2014) e di tante altre opere. Dal 2013 insegna scrittura creativa, nel 2019 ha presentato un manoscritto inedito alla Biblioteca del futuro, un progetto di Katie Paterson. Come quello della Han anche gli altri manoscritti saranno pubblicati e resi disponibili solo nel 2114, cento anni dopo l’inizio del progetto. La vegetariana è uno degli esempi migliori delle qualità della Han. È la storia di una donna che diventa sempre più complicata, che non accenna a risolversi, a rientrare nella norma, ad accettare la regola. Lei, Yeong-hye, è una donna comune, è sposata con un uomo altrettanto comune che lavora presso un’azienda. Vivono la loro vita con semplicità senza spese o trasporti particolari ma anche senza mai scontrarsi in maniera grave. All’improvviso succede, però, che lei rimanga sconvolta da un sogno, ne sia influenzata al punto da decidere di non mangiare più alcun tipo di carne, di diventare vegetariana e rimanere su queste posizioni nonostante nessuno dei familiari sia disposto a giustificarla, condividerla. Si metterà contro tutti, dimagrirà fino a star male, contrarrà molte malattie, giungerà in fin di vita ma non desisterà da quello che era diventato il suo unico proposito, entrare a far parte di una vita diversa da quella umana, di una vita che non fosse di tipo animale ma soltanto vegetale: solo di acqua come una pianta giungerà a dire di aver bisogno. E di voler diventare una pianta si convincerà ancor più quando il marito della sorella, che si dilettava di disegno, pittura, cinema e che di lei era segretamente innamorato, le disegnerà sul corpo tante immagini di fiori, di foglie, di alberi, di tutto quello che può rientrare nel mondo vegetale. Anche lui si farà dipingere da un’amica il corpo nei modi di una pianta per ottenere quel che desiderava, diventare come la cognata, unirsi a lei anche se di un amore fedifrago. Separati entrambi dai rispettivi coniugi, avevano trovato nel sesso il modo per stare insieme sebbene ai limiti fossero ormai le forze di lei. Finirà il romanzo con Yeong-hye che viene trasportata d’urgenza in un altro ospedale perché le sue condizioni si sono aggravate e con la sorella, In-hye, che pur se doppiamente tradita, non ha smesso di assisterla. Solo lei aveva conservato la sua condizione umana insieme al senso di misura che di quella fa parte. Gli altri protagonisti dell’opera, quelli che erano andati oltre il consentito, erano finiti male, non avevano saputo riprendersi. È questo il messaggio che la scrittrice vuole trasmettere, è un richiamo a non superare i limiti del proibito, è un rifiuto dell’attrazione, del fascino che certi modi di essere, di pensare, di fare esercitano proprio perché vietati. Coraggiosa è stata la Han dal momento che ha saputo mostrare, far vedere che quei modi possono essere raggiunti ma che tanti pericoli possono pure comportare.

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