Minori non accompagnati: il diritto allo studio è per tutti e per tutte
Una notizia ANSA di martedì 26 novembre riporta alla luce una realtà nota, ma sottaciuta: i neo arrivati, ragazzi e ragazze provenienti da altri Paesi, spesso hanno difficoltà ad essere iscritti, inseriti e accolti nelle nostre scuole, soprattutto se si tratta di scuole secondarie, in particolar modo se secondarie di secondo grado. Non ci si sta riferendo, ai figli di famiglie agiate, di diplomatici, di alti dirigenti di multinazionali e simili che ovviamente hanno splendide scuole, collegi, convitti privati, costosi ed esclusivissimi che possono frequentare. Stiamo parlano di minori figli di immigrati, a volte non accompagnati.
Persone di cui questo Paese avrebbe tutto l’interesse a prendersi cura, a formarli, a coltivare le loro potenzialità, a farne dei cittadini e delle cittadine italiani, anche per questa via (fondamentale!) dell’istruzione e della formazione. Ne avrebbe tutto l’interesse non solo per ragioni umanitarie, che purtroppo sembrano non andare più di moda, ma non fosse altro che per la ragione che così il Paese si prenderebbe cura del proprio futuro, ormai ipotecato dal calo demografico, dall’invecchiamento della popolazione, dall’esodo verso l’estero delle giovani generazioni autoctone che non riesce a valorizzare.
Si tratta di fenomeni strutturali, epocali, non contingenti, estemporanei o emergenziali che richiederebbero quindi una analisi lucida, una visione prospettica saldamente orientata dai valori fondanti della Repubblica, una azione sistematica e coerente. Ma non se ne vede traccia.
C’è invece una miope e pervicace insistenza sull’immigrato come origine di tutti i mali: dal furto di lavoro alla violenza domestica
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