Scuole Cattoliche a rischio chiusura, è l’appello di Monia Alfieri: “preoccupata, senza buono scuola resteranno solo scuole elitarie”
Un’accorata lettera aperta indirizzata alla premier Giorgia Meloni esprime le preoccupazioni per il futuro delle scuole cattoliche italiane. L’autrice è Suor Anna Monia Alfieri, Cavaliere al Merito della Repubblica ed esperta di politiche scolastiche, che sottolinea il rischio di un disastro educativo senza un intervento adeguato.
La lettera: preoccupazione e incertezza
Nella lettera, Suor Anna Monia Alfieri esprime il proprio sconcerto: “Sono sinceramente preoccupata e non comprendo come mai un Governo così sensibile abbia preso la decisione di escludere il buono scuola, l’unica opportunità per evitare questo disastro educativo. Mi creda, sono preoccupata e confusa”. Il riferimento è alla mancata introduzione di strumenti finanziari come il buono scuola, considerato essenziale per garantire la continuità di queste istituzioni educative.
Le scuole a rischio
Secondo un elenco stilato dall’Ufficio scolastico regionale per il Lazio, solo a Roma sarebbero almeno una dozzina le scuole cattoliche per l’infanzia che potrebbero chiudere i battenti senza ulteriori finanziamenti. Inoltre, a rischio ci sarebbero anche:
- Quattro scuole primarie;
- Quattro scuole secondarie.
Un Appello al Governo
L’appello di Suor Anna Monia Alfieri chiede di garantire un supporto economico alle scuole cattoliche, considerate, dall’autrice della missiva, una risorsa fondamentale per il pluralismo educativo e la crescita culturale del Paese.
I provvedimenti in Legge di Bilancio
Una lettera inviata proprio in occasione del Natale e soprattutto alla vigilia dell’approvazione della legge di bilancio che al suo interno prevede un aumento delle detrazioni per le rette delle scuole private e paritarie, che passano da 800 a 1.000 euro all’anno. Inoltre, sono stati stanziati fondi specifici per sostenere gli istituti che accolgono studenti con disabilità: 50 milioni di euro per il 2025 e 10 milioni di euro annui a partire dal 2026. Anche gli oratori saranno destinatari di un contributo economico, pari a 500 mila euro all’anno.
Il testo integrale della lettera
Gentile Presidente, on. Giorgia Meloni,
ancora una volta, scrivo direttamente a Lei, facendolo, mi permetto di dire, da donna a donna.
Posso immaginare le pressioni cui Lei è sottoposta, le molteplici richieste, i plurimi fronti per i quali è richiesto il suo intervento. La stima che nutro per il suo coraggio, per la sua caparbietà, per l’essersi fatta strada da sola, senza contare su agganci o conoscenze, è viva e solida. Proprio in virtù di questa stima che nutro nei riguardi suoi, come di qualsiasi altra persona che lotta caparbiamente per i propri ideali, nel rispetto dell’altro, non posso nasconderle, con la franchezza che si deve ad una persona intelligente come Lei, la mia profonda amarezza per l’esito della discussione parlamentare sulla legge di bilancio e, in particolare, delle mancate misure a sostegno della libertà di scelta educativa. Come Lei sa, il tema dell’educazione mi è caro, un’educazione che deve essere libera e autonoma, sinergica, capace di intessere trame con le diverse realtà educative presenti su un territorio: scuola statale, scuola paritaria, associazioni, parrocchie, trame educative che farebbero molto bene alla nostra società. Eppure sulla scuola, sulla libertà di scelta educativa, sembra non essere possibile trovare un’alternativa allo status quo: la scuola statale per i poveri, la scuola paritaria per i ricchi. Se non ricevessi centinaia di messaggi da parte di famiglie che vivono condizioni di fragilità, genitori che si vedono negato il diritto alla libertà di scelta educativa, non Le scriverei: si tratta di lettere drammatiche, in cui questi genitori raccontano il disagio vissuto dai loro figli a motivo della situazione in cui versa la scuola italiana. All’amarezza per le misure non sufficienti a garantire, anche solo parzialmente, la libertà educativa, si aggiunge quella provata per la minaccia degli accertamenti IMU, una vera spada di Damocle che incombe sulle scuole paritarie. Nella maggior parte dei casi, lo sappiamo bene, un accertamento IMU avrà come conseguenza la chiusura della scuola paritaria, un dramma per studenti, genitori e docenti. Tutto questo, mi chiedo e Le chiedo: che senso ha? Perché in Italia non avviene ciò che avviene in Europa? Perché gli articoli 30 e 33 della Costituzione rimangono, da sempre, lettera morta? Perché non spezzare quell’ideologia ostinata e perversa che ancora impedisce che in Italia i genitori TUTTI possano scegliere la scuola per i loro figli? So che Lei, carissima Presidente, è consapevole dei termini della questione: le scuole statali non sono gratuite, un allievo costa dagli 8 ai 10mila euro annui in tasse dei cittadini. Per lo stesso allievo, qualora si scelga la scuola paritaria, si eroga un contributo pari a poco più di 700,00 euro in media, quando è lo stesso MIM che, ogni anno, dichiara che il costo medio studente è di 7.000,00 euro annui.
Non mi stancherò mai di ripetere che i problemi della scuola statale non sono dovuti alle briciole erogate agli allievi della scuola paritaria. Tutt’altro! Qualora i 700.000 allievi delle scuole paritarie, che costano allo Stato euro 703.730.089, si dovessero riversare nella scuola statale, essi costerebbero ben 5.6Mld. Questa è la realtà. Ecco perché abbiamo dimostrato come il pluralismo educativo sarebbe stato un vantaggio economico per le casse dello Stato, per la qualità della scuola tutta e per far risalire ai primi posti Ocse- Pisa i nostri pessimi risultati attuali. Anni di ideologia e di resistenza alla realtà hanno costretto le scuole paritarie, nate per colmare il divario sociale e per intervenire nelle aree più periferiche del Paese, dopo essersi indebitate, ricevendo euro 500,00 per anni, da due anni 700,00, a fronte di un costo di 7.000 euro e una retta pagata a fatica dalle famiglie pari a 2.500/3.000 euro, hanno chiuso, privando il paese di presidi di libertà. Ho sperato che lanciare l’allarme di un pluralismo educativo ormai perso sarebbe servito per una decisa inversione di rotta. E, invece, nulla. Ecco i numeri:
Scuola Paritaria per un totale di 770.130 allievi
347mila alunni dalla scuola primaria al liceo
422.357 alunni all’ infanzia
153.449 alunni scuola Primaria
66.716 alunni scuola Secondaria di I^ Grado
127.608 alunni scuola Secondaria di II^ Grado
Scuola Statale per un totale di 7.067.453
782.322 alunni scuola all’infanzia
2.212.648 alunni scuola Primaria
1.533.158 alunni scuola Secondaria di I^ Grado
2.534.325 alunni scuola Secondaria di II^ Grado
Ormai il pluralismo educativo è compromesso, senza il buono scuola, misura che Lei stessa, Presidente, aveva proposto, l’epilogo è chiaro: perdere quei 347mila, chiudere (con costi ben maggiori per lo Stato) o chiedere loro rette da 7mila e diventare scuole elitarie. La situazione è resa ancor più grave dalla circostanza che molti comuni, alcuni anche guidati da esponenti dei partiti della coalizione di Governo, mandano accertamenti IMU alle scuole paritarie, basandosi su di un cavillo giuridico. Su questo fronte basterebbe una legge che trasformi il decreto IMU che già prevedeva i criteri di esenzione. In questa situazione, a meno che non ci sia un intervento nella legge di bilancio, le scuole paritarie con rette da 15.000 euro, quelle dei ricchi per i ricchi, avranno, come avviene attualmente, la lista d’attesa, sono e saranno ricercatissime, moriranno, come avviene attualmente, invece, quelle dei poveri, con rette da 3.500 euro. E così si radicherà con forza sempre maggiore il fenomeno della segregazione scolastica, cioè il fatto che ceti e gruppi sociali avvantaggiati cerchino sempre più contesti scolastici socialmente e culturalmente omogenei, con la conseguente disgregazione del tessuto sociale, fenomeno che le scuole non riescono a contrastare.
Carissima Presidente, io Le consegno la mia preoccupazione e la mia amarezza. Lo faccio con Lei e lo avrei fatto con chiunque altra persona si fosse trovata al suo posto. La scuola non ha colore politico, per questo da sempre invoco interventi trasversali. La storia mi è testimone anche di questo. Ora le scuole paritarie si trovano davanti ad un bivio: o chiudere o diventare elitarie, alzando le rette sino a raggiungere il costo medio studente. La società si dividerà ulteriormente e quelle trame educative di cui avvertiamo tutti il bisogno urgente diventeranno utopia.
Presidente, eppure non viene meno la speranza nel coraggio suo e degli uomini e delle donne della politica che con lei hanno in comune la dote del coraggio: solo uomini e donne coraggiosi possono intervenire e cambiare radicalmente la società. Perché non cambiare la storia dell’Italia attraverso la scuola? Chiudo con questa domanda.
Presidente, confido, spero e attendo.
Con i sensi della stima più viva,
sr Anna Monia Alfieri