Il 6 in condotta diventa un voto da recuperare: la nuova strategia educativa del Ministro Valditara
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Roma, 31 gennaio – Il tema della condotta scolastica torna al centro del dibattito educativo con l’intervento del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. In un editoriale pubblicato su Il Giornale, il Ministro ha spiegato l’importanza di attribuire un valore concreto al voto in condotta, affinché diventi un elemento chiave nella crescita e nella formazione degli studenti.
“L’aumento della violenza giovanile nella società e persino nelle scuole pone l’accento sull’urgenza di ridare centralità alla cultura del rispetto, a iniziare proprio dall’educazione dei nostri giovani”, scrive Valditara, sottolineando la necessità di un cambio di rotta.
Perché il 6 in condotta è un voto da recuperare
Il Ministro evidenzia come, fino allo scorso anno, nelle scuole secondarie di primo grado la valutazione del comportamento fosse espressa con un semplice giudizio, senza influire sulla promozione. Con le nuove misure, il voto in condotta entra a far parte della media scolastica e assume un ruolo determinante: uno studente che ottiene un voto inferiore a sei decimi non sarà ammesso alla classe successiva né all’esame di fine ciclo.
Anche nelle scuole superiori il comportamento avrà un peso significativo. Chi riceverà un 5 in condotta dovrà ripetere l’anno, mentre con il 6 sarà “rimandato a settembre”, dovendo superare una verifica sulla consapevolezza dei valori di cittadinanza. Inoltre, la valutazione della condotta negli ultimi tre anni inciderà sul voto finale dell’Esame di Stato.
“Chi sarà ammesso alla maturità con il minimo della condotta dovrà preparare una ricerca specifica sui temi del comportamento e della cittadinanza”, spiega Valditara, respingendo le critiche di chi sosteneva che il 6 in condotta garantisse automaticamente l’accesso all’esame.
Nuove sanzioni disciplinari: più impegno per gli studenti
Oltre alla modifica del sistema di valutazione, il Ministero sta introducendo un nuovo impianto di sanzioni disciplinari. L’obiettivo è superare la tradizionale sospensione passiva, che spesso si traduceva in giornate passate a casa davanti alla console di videogiochi. In alternativa, per sospensioni brevi (fino a due giorni), gli studenti trascorreranno più tempo a scuola. Per sospensioni superiori ai tre giorni, saranno coinvolti in attività socialmente utili come assistenza nelle mense per poveri, supporto nelle case di riposo o cura degli spazi scolastici.
“Vogliamo far comprendere ai ragazzi l’importanza della società, delle regole e del rispetto verso gli altri, i compagni e i docenti. Alla fine, si tratta anche di rispetto verso sé stessi, come cittadini maturi e consapevoli”, conclude Valditara.
Una riforma educativa che punta alla responsabilità
Le misure annunciate segnano un cambio di paradigma nella scuola italiana, introducendo un sistema che non solo valuta il rendimento accademico, ma anche il comportamento e la maturità sociale degli studenti. Con questa riforma, il Ministero intende riaffermare il valore della disciplina e della responsabilità individuale, con l’obiettivo di costruire una generazione più consapevole e rispettosa delle regole della convivenza civile.
Il dibattito è aperto e la sfida educativa è appena iniziata: sarà questo il metodo giusto per contrastare la crisi di valori nelle nuove generazioni?
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