E. Sottili, Se tu fossi neve
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Eleonora Sottili, tra realtà e fantasia
di Antonio Stanca
Della collana “Italiana”, Narratori Giunti, Settembre 2024, fa parte Se tu fossi neve, romanzo di Eleonora Sottili, che lo pubblicò nel 2015 e che molte altre edizioni ha avuto. Era stato il secondo della Sottili, era venuto dopo Il futuro è nella plastica del 2010 insieme a molti racconti e ad un altro romanzo.
La Sottili è nata a Viareggio nel 1970, è laureata in Psicologia clinica, ha frequentato corsi di scrittura e sceneggiatura alla Scuola Holden di Torino, di editoria alla Minimum Fax. Ha insegnato Letteratura all’Accademia Albertina e da anni insegna alla Holden. La casa editrice Einaudi si avvale della sua collaborazione.
Una delle sue maggiori aspirazioni è «… trovare delle storie da raccontare…». Ma sua è anche la passione di scrivere di vicende, situazioni dove è difficile distinguere tra realtà e fantasia, verità e invenzione. Tutte queste intenzioni ci sono in Se tu fossi neve: una storia che si svolge tra cielo e terra, stelle e pianeti, mari e monti, scienza e fantascienza, vita e sogno, interno ed esterno delle case, delle strade, della città, tra pensieri e ossessioni, progetti e fallimenti. È un mondo, un’umanità senza confini quella che la scrittrice svela nella sua opera. È una lunga storia d’amore, di quelle che più le piacciono, anche se stavolta si dovrà attendere a lungo per vedere l’amore che vince su quanto di contrario gli succede intorno, si dovrà assistere a situazioni tra le più diverse e sorprendenti. Molte volte non si riuscirà a distinguere tra vero e inventato poiché saranno tanto ben combinati da riuscire ad annullare ogni differenza. Abile, capace di passare, di muoversi tra verità e finzione si mostra la Sottili di questo romanzo. Ricca di risvolti, sviluppi, novità, rivelazioni è la narrazione, non c’è problema che ne rallenti il percorso, non c’è ostacolo che non venga superato anche se lontana, immaginaria può diventare la soluzione.
Tre sono i protagonisti della storia, la New York di Manhattan è il luogo dove abitano, il 2010 l’anno. La dodicenne Zadie e il giovane Jason stanno nello stesso palazzo in due appartamenti adiacenti, la giovane Alice ad una certa distanza in casa di vecchi amici dove ha trovato rifugio dopo essere fuggita dall’Italia e dai tanti problemi che la facevano soffrire. Zadie sogna di organizzare una spedizione per raggiungere il Polo Sud e si sta allenando a sopportare il freddo immergendosi ogni tanto completamente nuda nell’acqua fredda e piena di cubetti di ghiaccio della vasca da bagno. Jason si è innamorato della Ragazza col Cappello da Fantino che ha visto solo di spalle alla Stazione Centrale di New York durante i due minuti richiesti da una scena generale d’immobilità delle persone e delle cose realizzata dal regista Charlie Todd. Subito dopo l’ha persa di vista e d’allora la sta cercando. Sono passati due anni, non ci ha rinunciato e continua a disegnare gli abitanti di New York, i loro volti. Vuole disegnarli tutti e postarli su Internet, è convinto che sia il modo migliore per ritrovare quella ragazza. Alice è innamorata degli ambienti spaziali, dei voli, delle navicelle spaziali, dei pianeti che popolano l’immensità cosmica, di quanto succede nel buio cosmico, di come succede. Il Museo delle Scienze Naturali, la Sala riservata alla visione, al movimento dei pianeti, erano i suoi luoghi preferiti quando usciva da casa, quello dell’astronauta il compito che avrebbe voluto svolgere. I suoi problemi, però, continueranno anche qui, a Manhattan, dove scoprirà di essere incinta e di non sapere di quale dei due fratelli italiani che erano stati con lei. Li aveva amati entrambi e questa era la più grave conseguenza. Anche per Zadie e Jason i problemi non cesseranno, se li confideranno qualche volta quando si ritroveranno in una delle loro case ma non basterà a risolverli. In situazioni, tra persone completamente nuove, diverse, verranno a trovarsi mentre inseguono i loro sogni. Assurdi, impossibili si riveleranno questi ma non smetteranno di crederci. Tra pericoli di ogni genere li porteranno, l’intera opera riempiranno di verità e finzioni fino alle ultime della Tempesta Perfetta, quando a New York nevicherà ininterrottamente per molti giorni, si scateneranno venti furiosi, ci sarà un blackout quanto mai prolungato e la città sprofonderà nel buio e nel freddo. Zadie, che era uscita da casa per fare una prova di resistenza al freddo, non troverà più la via per tornarci. Si perderà in quell’immensa distesa di neve che aveva cancellato ogni indicazione, ogni punto di riferimento. Rischierà di morire congelata e solo per puro caso si salverà. Un altro caso farà incontrare Jason e Alice entrambi soli dalle parti del Museo delle Scienze, li porterà ad aiutare Zadie in ospedale e poi a casa, li farà tutti capaci di riprendere a vivere insieme alla bambina che Alice avrà e nel segno dell’affetto, dell’amore che, pur dopo tanto tempo, dopo tanti disagi, ci sarà anche per loro.
In un ambiente così moderno come l’America d’oggi, tra modi di pensare, di fare che si rinnovano in continuazione, in una vicenda tanto articolata da non permettere di stabilire quanto ci sia di vero e quanto d’inventato, c’è stato posto per un sentimento così semplice, così naturale come quello dell’amore. La Sottili lo ha dimostrato: qui il vero significato dell’opera, il suo valore, la sua funzione di esempio.
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