Latino per l’integrazione, poesie a memoria per imparare a studiare, algoritmi educativi: scelgono i docenti. A breve le nuove Indicazioni Nazionali. INTERVISTA alla Prof.ssa Perla

“Il nostro lavoro è in fase avanzata e a breve sarà pubblicato un cospicuo testo che aprirà il dibattito pubblico sulle nuove Indicazioni nazionali”. È già una notizia quella che la professoressa Loredana Perla, coordinatrice della Commissione ministeriale per la revisione delle Indicazioni nazionali, ci dà all’inizio dell’intervista. Un dibattito che è già in corso sulla base delle anticipazioni fornite dal Ministro Valditara, ma che troverà nuovi spunti e argomenti dalla lettura del testo che la Commissione ha quasi completato.
L’equilibrio tra umanesimo e tecnologia
“Le novità anticipate dal Ministro – prosegue – sono relative al recupero di alcuni saperi fondamentali che riteniamo siano importanti in questa stagione storica in cui occorre rinforzare la forma mentis umanistica degli studenti”. La prof.ssa Perla spiega così in che modo hanno inteso il lavoro della Commissione, orientandosi verso una maggiore integrazione tra le discipline scientifiche e umanistiche. Saranno introdotti “moduli interdisciplinari con ibridazioni tecnologiche” che permetteranno di sperimentare strumenti di ultima generazione, tra cui l’intelligenza artificiale. “È in atto una sperimentazione a livello ministeriale – ha ricordato Perla – che porterà alcuni elementi di interesse, perché vogliamo capirne il vero impatto sulla qualità dell’apprendimento e le nuove Indicazioni intendono mandare un messaggio di apertura delle scuole all’uso delle nuove tecnologie, ma sempre con il governo dell’insegnante: ci saranno dei suggerimenti mirati su come farlo”. L’obiettivo? “Andare verso una stagione di algoritmi educativi” precisa Perla.
Il latino secondo una logica di integrazione
Tra le novità più discusse, spicca il ritorno del latino nella scuola secondaria di primo grado, introdotto come strumento per l’educazione linguistica. La prof.ssa Perla ha sottolineato come questa scelta sia stata pensata come “un supporto per l’apprendimento dell’italiano e della logica e non come un aggravio di tipo cognitivo. Il latino aiuta a capire l’etimo delle parole e la struttura sintattica della nostra lingua”. Cita Concetto Marchesi e Antonio Gramsci e ricorda che “se l’obiettivo è fare della scuola un ascensore sociale, devi insegnare le cose difficili, fornendo basi culturali forti: lo abbiamo fatto non con una finalità classista, ma secondo una logica di integrazione interculturale che la scuola contemporanea deve avere”. Ed è in questo senso che la Commissione ha inteso leggere il ritorno del latino che può fungere da strumento per “facilitare l’apprendimento dell’italiano da parte di bambine e bambini di altra cultura”.
Filosofia alla primaria: una possibilità mancata?
L’idea di introdurre la filosofia nella scuola primaria è stata presa in considerazione nelle fasi iniziali del lavoro della Commissione, ma alla fine non è stata inclusa tra le priorità. Secondo la prof.ssa Perla, la decisione è stata dettata principalmente da una questione di risorse: “Non si può fare tutto, abbiamo dovuto fare delle scelte”.
Il dibattito sulla filosofia nei primi anni di scuola non è nuovo e trova sostegno in approcci consolidati come quello di Matthew Lipman e della sua Philosophy for Children, che prevede attività di riflessione e dialogo sin dai primi anni di istruzione. Tuttavia, la Commissione ha preferito concentrarsi su altri aspetti del curriculum, pur riconoscendo il valore di questa disciplina. “Abbiamo lavorato sui contenuti che ritenevamo prioritari, ma il tema della filosofia resta aperto“, ha aggiunto Perla, lasciando intendere che in futuro potrebbero esserci ulteriori sviluppi.
Geostoria, “una crasi insostenibile”
Altra novità è la separazione tra storia e geografia, che nelle precedenti Linee Guida erano state accorpate sotto la denominazione di “geostoria”. “Una crasi insostenibile“ secondo la prof.ssa Perla, che precisa come questa unione non avesse motivazioni culturali, ma rispondesse a “esigenze di razionalizzazione economica”, a discapito di una chiara strutturazione del sapere. “Abbiamo voluto così recuperare una visione diversa nelle nuove Indicazioni”.
Memoria per imparare a studiare
E ancora il recupero del ruolo della memoria (già presente nelle Indicazioni nazionali del 2007) nei processi cognitivi di apprendimento al fine di garantire una formazione più solida. “La memoria è la prima capacità da sviluppare per imparare a studiare“, ha spiegato la prof.ssa Perla, citando anche autori come Italo Calvino ed Umberto Eco, che avevano sottolineato l’importanza dell’imparare a memoria. “Negli ultimi 50 anni, abbiamo trascurato questi aspetti – precisa – perché sono stati legati alla contrapposizione tra studio divertente e studio come sforzo. È bene dirlo: lo studio non è mai divertente. Si possono costruire approcci innovativi, aperti, partecipati, attivi, però lo studio è anche un lavoro, una fatica dell’apprendere. Recuperare i fondamentali significa anche aderire all’idea che è necessario un apprendimento profondo che richiede approcci profondi: non intendiamo rendere più pesante lo studio, ma più fondato“.
Un documento chiaro per gli insegnanti
Le nuove indicazioni avranno una struttura più dettagliata rispetto al passato, con un chiaro riferimento ai contenuti disciplinari e agli obiettivi di apprendimento. Secondo la prof.ssa Perla, questo approccio darà maggiore supporto agli insegnanti, che restano i veri “costruttori del curriculum”. L’intenzione è offrire un documento di riferimento chiaro e ricco, che lasci comunque libertà alle scuole nel definire le proprie programmazioni: “gli insegnanti sono curriculum makers, non meri esecutori. L’aver indicato i contenuti non è una limitazione, ma un’opportunità”, ha sottolineato, spiegando come le indicazioni non siano solo un riferimento per la didattica quotidiana, ma anche uno strumento di studio e approfondimento per i futuri insegnanti. In questo senso, secondo il lavoro della Commissione, le nuove indicazioni nazionali non si pongono come un elenco rigido di prescrizioni, ma come una guida flessibile che permette agli insegnanti di adattare i contenuti alle esigenze specifiche delle proprie classi. La prof.ssa Perla ha, dunque, chiarito che l’insegnante ha la libertà di aggiungere o togliere elementi in base al contesto in cui opera, utilizzando le cosiddette “quote additive” decise dalle scuole. L’obiettivo dichiarato è restituire autorevolezza alla figura dell’insegnante. “La scuola – conclude la prof.ssa Perla – è un bene comune e gli insegnanti sono gli artefici di questa costruzione”.
Continua la lettura su: https://www.orizzontescuola.it/latino-per-lintegrazione-poesie-a-memoria-per-imparare-a-studiare-algoritmi-educativi-scelgono-i-docenti-a-breve-le-nuove-indicazioni-nazionali-intervista-alla-prof-ssa-perla/ Autore del post: Orizzonte Scuola Fonte: http://www.orizzontescuola.it