SGS: i collaboratori scolastici non sono semplici bidelli, ma professionisti fondamentali nella Scuola di oggi
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Se cerchiamo sul vocabolario il termine “bidello”, la definizione che troviamo è quella di un addetto alla pulizia e alla custodia degli ambienti scolastici. Tuttavia, questa definizione appare oggi riduttiva e obsoleta. Il sistema scolastico moderno ha evoluto questa figura, riconoscendone il ruolo fondamentale e trasformandone la denominazione in “collaboratore scolastico”. Questo cambiamento terminologico non è solo una questione di forma, ma rispecchia una maggiore consapevolezza dell’importanza di questa professione nel contesto educativo.
A sottolineare questa evoluzione è Francesco Puliafito, segretario provinciale di Messina per la SGS, che afferma con decisione: “Non chiamateli bidelli, i collaboratori scolastici sono professionisti”. Secondo Puliafito, il collaboratore scolastico non può più essere considerato un semplice addetto ai servizi di pulizia e sorveglianza, ma un punto di riferimento essenziale nella vita quotidiana delle scuole. Questa figura interagisce con gli studenti, supporta il personale docente, collabora con le famiglie e contribuisce al corretto funzionamento dell’istituzione scolastica.
Una professionalità riconosciuta, ma non ancora valorizzata
Per ricoprire il ruolo di collaboratore scolastico è oggi necessario possedere un diploma di scuola secondaria di secondo grado o una qualifica professionale triennale. Nonostante l’aumento delle competenze richieste, la percezione di questa figura resta ancorata a vecchi stereotipi, e spesso viene ancora assimilata all’immagine del “bidello” di un tempo. Un errore che, secondo Puliafito, deve essere superato.
Un altro aspetto critico riguarda la retribuzione. Il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro (CCNL) 2019/21 ha introdotto un aumento delle responsabilità per i collaboratori scolastici senza un adeguato riconoscimento economico. Attualmente, la retribuzione media di un collaboratore scolastico in Italia è di circa 1.100 euro al mese, una cifra che, se confrontata con gli stipendi dei colleghi europei, appare inadeguata e poco gratificante.
Verso un nuovo riconoscimento del ruolo
“Dobbiamo ridisegnare il profilo professionale dei collaboratori scolastici e adeguare i loro stipendi”, conclude Puliafito. Il riconoscimento di questa figura come parte integrante del sistema educativo non deve fermarsi alla sola terminologia, ma tradursi in azioni concrete per valorizzare il loro contributo quotidiano nelle scuole.
L’auspicio è che questa evoluzione non resti solo sulla carta, ma trovi un reale riscontro nelle politiche scolastiche, garantendo ai collaboratori scolastici il giusto riconoscimento economico e professionale. Solo così potranno continuare a svolgere il loro prezioso ruolo con dignità e motivazione, a beneficio di tutta la comunità scolastica.
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