SCUOLA – Docenti malpagati e stressati, i numeri danno ragione all’Anief che chiede interventi legislativi a sostegno: in troppi casi la frustrazione si trasforma in burnout e patologie

Sull’esaurimento mentale di tanti docenti italiani, soprattutto dopo i 60 anni di età, continuano a giungere denunce pubbliche nell’indifferenza totale di chi governa la scuola pubblica: dopo la conferma della percentuale elevata di suicidi collegati al burnout, conteggiati negli ultimi anni, cominciano ad arrivare ricerche anche a livello locale. L’ultima in ordine cronologico giunge dalla Lombardia, dove sono stati sollecitati sull’argomento circa 2 mila lavoratori delle scuole lombarde, Monza e Brianza: dall’indagine, ripresa dalla stampa locale, risulta che “oltre la metà di chi lavora nelle scuole della Lombardia è stressato” per “troppa burocrazia, famiglie spesso invadenti, stipendi bassi e lavori precari”. La realtà è che “9 lavoratori su 10 al termine della giornata avvertono un fortissimo stress”. Dallo studio è merso che la retribuzione inadeguata (74,7%) è il principale elemento che rende poco allettante lavorare nella scuola; seguono il carico di lavoro eccessivo (49%), lo stress lavoro correlato (35,7%) e la carenza di riconoscimento sociale (33,4%). Ma pesano anche la mancanza di prospettive di carriera (23,7%) e l’eccessiva precarietà (20,8%): il precariato non è solo un fenomeno giovanile: quasi il 20% degli over 35 non ha un contratto a tempo indeterminato.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “il risultato finale di tutti questi fattori – stipendi assai al di sotto di un dipendente ministeriale, burocrazia sempre maggiore, mancato riconoscimento pubblico della professione, carriera bloccata e troppa precarietà, portano inevitabilmente ad un grado di insoddisfazione dei nostri professionisti della formazione: in diversi casi, soprattutto dopo i 59-60 anni di età, la frustrazione si trasforma in burnout e spesso in patologie e in un alcuni casi in gesti estremi di autolesionismo che possono portare anche al suicidio. È un quadro troppo brutto per essere vero? No, è semplicemente la realtà dei fatti, adesso sorretta anche da numeri inconfutabili e ricerche di settore”.

Qualche settimane fa, un’indagine dell’Health & Sustainability labdell’università Bicocca di Milano ha evidenziato la presenza di uno stress cronico tra gli insegnanti dovuto al proprio impiego con “un’eco su molti aspetti della vita. A soffrirne è quasi un professore su due” e “il 35 per cento dei docenti è arrivato al punto di valutare seriamente l’idea di licenziarsi”.

“Il sindacato Anief sta facendo il massimo delle sue possibilità – continua Pacifico – per cercare di venire incontro al personale: siamo coscienti, però, che occorre approvare delle leggi che affrontino il problema tutelando i lavoratori della scuola. Una di queste è senza dubbio l’uscita del lavoro anticipata rispetto agli attuali parametri che fanno lasciare il servizio alle soglie dei 70 anni di età: lo abbiamo chiesta attraverso audizioni in Parlamento, emendamenti, incontri con senatori e deputati di tutto l’arco parlamentare. Inoltre, abbiamo lanciato una petizione online attraverso la quale attivare il pensionamento del personale scolastico a 60 anni con riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria: in due mesi la petizione che vuole equiparare il personale della scuola a quello della forze armate e della polizia ha raccolto quasi 110 mila adesioni”.

Chi volesse chiedere di cambiare in meglio la legge pensionistica, può ancora sottoscrivere la petizione Anief lanciata dal suo presidente nazionale Marcello Pacifico: per aderire cliccare qui.

LA PETIZIONE ANIEF

La petizione Anief vuole riconoscere al personale docente e scolastico la stessa finestra per la pensione di limite anagrafico a 60 anni prevista per il personale delle forze militari (d.lgs. 66/2010) e di polizia (d.lgs. 334/2000), con la possibilità, a domanda, di permanere in servizio anche con compiti di tutoraggio e orientamento per i neo-assunti, con incentivi, fino a 67 anni.

La petizione chiede per il personale docente e scolastico anche lo stesso riscatto gratuito degli anni universitari di valore legale della laurea, previsto per gli ufficiali delle forze militare dall’art. 32 eel DPR 1092/1973, in quanto titolo di accesso alla professione.

L’ultimo rapporto dell’ARAN sull’età anagrafica dei dipendenti della pubblica amministrazione nel 2021 conferma il progressivo invecchiamento del personale docente e scolastico, rispetto all’attuale riforma delle pensioni che prevede il pensionamento dopo quasi 44 anni di contributi o il limite anagrafico di quasi 68 anni di età.

Il personale docente e scolastico della scuola italiana è il piu vecchio in Europa e nel mondo, per il 77,4% è di sesso femminile.

235.741 unità erano in servizio a scuola nel 2021 con un’età over 60 (18 6%), a dispetto di quanto avveniva nelle forze di polizia con 2.296 unità (0,8%) e nelle forze armate con 186 unità (0,1%),  in ragione della specificità dell’ordinamento militare, del rischio, ma a dispetto del burnout che non è riconosciuto agli insegnanti e a tutto il personale scolastico.

Per superare il gap generazionale tra studenti e insegnanti, svecchiare il corpo docente, intervenire sul burnout, pertanto, il sindacato Anief ritiene necessario modificare le norme sull’accesso alla pensione e sul riscatto gratuito degli anni di formazione del personale docente e scolastico.

Il tuo supporto può spingere il Governo e il Parlamento a cambiare la norma anche per superare i rilievi opposti dalla Consulta nella sentenza n. 270/2022 per i Funzionari delle forze di Polizia, e a far riconoscere la professionalità e la peculiarità del lavoro del corpo insegnante e di tutto il personale scolastico.

Il sindacato Anief invita tutti coloro che sostengono la richiesta di uscita anticipata dei docenti e del personale scolastico a 60 anni anziché a 67, di firmare e condividere la richiesta online: cliccare qui.

PER APPROFONDIMENTI:

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Continua la lettura su: https://anief.org/stampa/news/53538-scuola-%E2%80%93-docenti-malpagati-e-stressati%2C-i-numeri-danno-ragione-all%E2%80%99anief-che-chiede-interventi-legislativi-a-sostegno-in-troppi-casi-la-frustrazione-si-trasforma-in-burnout-e-patologie Autore del post: Anief Fonte: https://anief.org/

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PREVIDENZA – Quota 41 o 64 in arrivo? Anief: l’importante è introdurre un pre-pensionamento di 4 anni senza penalizzazioni, nella Scuola è necessario

“Sono due gli interventi che il Governo sta attuando sulle pensioni con la Legge di Bilancio per evitare il ritorno alla Fornero: Quota 41 e Quota 64 anni. L’importante è che l’Italia intraprenda quello che si fa negli altri Paesi economicamente sviluppati: mandare i cittadini lavoratori in pensione a 63 anni con il massimo dei contributi”. A sostenerlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, che chiede quindi un pre-pensionamento di almeno quattro anni rispetto alla legge che tornerebbe in vigore dal 1° gennaio prossimo.

 
Intervistato dall’agenzia Teleborsa, il sindacalista autonomo ha detto che se lo Stato ha giustamente deciso che “si deve accedere al lavoro con dei titoli di studio di formazione superiore, allora è giunto il momento di riconoscere gratuitamente il riscatto degli anni di studio”, come ha più volte detto anche il presidente Inps Pasquale Tridico. Secondo Pacifico, si tratterebbe di “due operazioni importanti per svecchiare non solo la Pubblica Amministrazione e tutto il mondo del lavoro, non solo per aprire le porte ai giovani e ringiovanire il personale della scuola, dato che abbiamo la classe docente più vecchia del mondo, ma questa operazione servirebbe a garantire una parità di trattamento tra i lavoratori dei paesi economicamente più sviluppati”.
Secondo il leader dell’Anief, infine, c’è un ultimo punto fondamentale: “le donne che lavorano devono avere qualcosa di riconosciuto, un qualche contributo importante, in particolar modo se hanno dovuto affrontare anche la maternità: se il Governo italiano ha introdotto, giustamente, un Ministero della Natalità, allora bisogna anche intervenire concretamente per garantire il diritto delle donne ad essere pienamente madri e lavoratrici” adeguatamente tutelate delle leggi.
 
Il giovane sindacato chiede, in particolare, che docenti e personale Ata vengano equiparati, a livello di previdenza, ai lavoratori delle forze armate, permettendo così loro di lasciare in ogni caso il lavoro a 62 anni e senza tagli all’assegno di quiescenza. “Non è una concessione – conclude Pacifico – considerando l’alto numero di casi di insegnanti sottoposti a  burnout  e a patologie invalidanti dovute allo stress da lavoro prolungato e senza nemmeno il dovuto riconoscimento del rischio biologico, molto presente tra coloro che operano nei nostri istituti scolastici”.
 
Anief ricorda che, in convenzione con Cedan, anche quest’anno è stato avviato il servizio di consulenza per chi è interessato al pensionamento: è possibile contattare via web la sede sindacale più vicina.
 
 
 
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