DIARIO ESTATE
Continua la lettura su: https://www.maestrapaolademarco.com/post/diario-estate Autore del post: Maestra Paola Fonte: https://www.maestrapaolademarco.com/
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Caro diario ti scrivo…
di Rita Manzara
Negli ultimi anni l’assegnazione dei compiti domestici attraverso il registro elettronico è diventata una pratica comune nelle scuole rendendo – almeno in apparenza – più semplice ed efficiente la gestione di questa attività.
Tale novità ha comportato un periodo di adattamento da parte degli insegnanti, in quanto ha richiesto un cambiamento significativo rispetto a consolidate abitudini tradizionali.
La normativa inerente l’introduzione del registro elettronico – di classe e personale – ha previsto, tra l’altro, che la compilazione avvenga contestualmente alle attività in aula, non contemplando ritardi dovuti, ad esempio, a un possibile malfunzionamento del software.
In seguito all’adozione di tale strumento, ai docenti è stato fatto obbligo, pertanto, di riportare “in tempo reale” anche il lavoro da svolgere a casa, con l’obiettivo di far risparmiare tempo e di migliorare la comunicazione con gli studenti e le famiglie.
La consegna dei compiti on line ha comportato un diffuso “sollievo” da parte dei familiari dei discenti, che in precedenza si sono spesso trovati a dover gestire difficoltà legate ad una compilazione non corretta del diario da parte dei propri figli, difficoltà che hanno alimentato il ricorso a gruppi WhatsApp perdubbi sulla trascrizione di avvisi e compiti.
Quest’ ultimo fenomeno si è verificato soprattutto nel primo ciclo d’istruzione, tuttavia anche tra le famiglie degli allievi di scuola superiore è sempre emersa l’esigenza di ottenere un’informazione corretta e consultabile.
In considerazione del fatto che le indicazioni andavano necessariamente riportate sul registro elettronico molti insegnanti (già a partire dalla scuola secondaria di primo grado) hanno eliminato il momento della dettatura dei compiti al termine delle lezioni.
Si è automaticamente registrata, quindi una drastica riduzione del ruolo attribuito dagli studenti al tradizionale diario scolastico.
L’accesso al registro elettronico, anche quando effettuato dai ragazzi con la mediazione dei genitori, titolari delle password di accesso, ha portato ad un maggior utilizzo dei dispositivi tecnologici da parte dei discenti (che, tra l’altro, ha fatto lievitare le richieste di acquisto di smartphone, da parte dei figli, in età sempre più precoce).
Tuttavia, è opinione diffusa tra i docenti che il ricorso al supporto informatico costituisca una sorta di delega allo stesso della memoria dei compiti assegnati.
Alcuni insegnanti ritengono tuttora che il diario scolastico aiutassegli studenti a sviluppare abilità organizzative e di gestione del tempo permettendo loro, nel contempo, di esprimere la propria creatività e personalità.
Ora, con la recente nota ministeriale n. 5274 dell’11 luglio 2024 si afferma che, ai fini della verifica delle attività da svolgere a casa,deve essere posto un limite al ricorso sistematico al registro elettronico da parte degli studenti, esortando implicitamente le scuole a riservare quell’attenzione che dovrebbe essere data in caso di mancato possesso di uno strumento di connessione personale.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito intende in tal senso promuovere una maggiore responsabilità e autonomia degli alunni “fin dai primi anni della scuola primaria e proseguendo nella scuola secondaria di primo grado”, mettendoli nelle condizioni di organizzare i compiti domestici in modo più efficace e autonomo e di dosare, nel contempo, il ricorso alla tecnologia.
La circolare ministeriale introduce, in altre parole, l’obbligo – da parte degli studenti – di trascrizione su diario cartaceo del lavoro da svolgere a casa.
Il virgolettato sopra riportato sembra inoltre porre un quesito in merito all’estensione temporale dell’indicazione: anche nella scuola secondaria di II grado si può pensare al ripristino del diario per la gestione dei compiti domestici?
E, più in generale, per i nostri ragazzi quale attrattività potrà riavere il diario, soprattutto pensato come “concorrente” del telefono cellulare?
È innanzitutto necessario chiedersi se attualmente i nostri studenti possiedano le competenze necessarie a far sì che il diario cartaceo, che negli ultimi anni era diventato un accessorio sostanzialmente inutilizzato, diventi realmente uno strumento utile ad organizzare gli impegni di studio.
In realtà, per ragazzi abituati ad accedere alle informazioni da qualsiasi dispositivo connesso a Internet può risultare impegnativo tenere traccia di compiti, appuntamenti e scadenze su carta eritrovare le informazioni quando necessario qualora le stesse non siano ben organizzate.
Per far sì che questo passaggio risulti produttivo per i ragazzi, sarà quindi necessario che i docenti offrano una guida alla miglior gestione del diario scolastico cartaceo.
Potranno essere forniti suggerimenti riguardanti l’organizzazione(es. l’uso di colori o evidenziatori per distinguere tra le diverse categorie), la pianificazione anticipata (per prevenire dimenticanze), l’assegnazione di priorità ai compiti (per evidenziare ciò che è più importante), l’individuazione dei tempi di studio, la revisione giornaliera e via dicendo.
Il diario, infine, non andrebbe vissuto esclusivamente come “agenda dei doveri”: esso dovrebbe essere caratterizzato da una certa flessibilità, offrendo spazi anche agli imprevisti e alle riflessioni personali … forse non solo sul percorso scolastico…
Quest’ ultima affermazione mi riporta personalmente a ripensare ai miei anni di scuola e all’importanza che il diario aveva nella quotidianità per me e per tutti i miei compagni d’avventura. Era infatti uno spazio (o meglio ancora, un luogo) non solo di registrazione delle indicazioni per il lavoro domestico, ma di trascrizione di idee, di sentimenti, di emozioni, di pensieri sulla vita e sul futuro. Era anche uno strumento di comunicazione da utilizzare con una riservatezza inversamente proporzionale all’affettività e alla fiducia nell’altro. La scelta del diario all’inizio dell’anno scolastico era un rito simbolico, propiziatorio di un ritmo di vita costellato da sorprese (e non solo in campo scolastico).
Oggi, tutte queste sfaccettature del nostro esistere hanno una connotazione ed una collocazione diversa e sono gestite prevalentemente attraverso il telefono cellulare, che tuttavia non consente di replicare appieno l’esperienza di allora.
Per fortuna, in qualche diario di scuola primaria vediamo ancora far capolino un piccolo cuore accanto a un nome e al numero/pagina di un esercizio di matematica da svolgere per il giorno dopo.
ARTICOLO SCRITTO DA: MICHELA GROSSIESTATE E LETTURE: PIACERE E RESPONSABILITÀEstate, tempo di vacanze, di libertà, di ozio per tutti, soprattutto per gli studenti e studentesse.Insegno in una scuola secondaria di I grado in provincia di Rimini e, all’avvicinarsi di giugno, con le belle giornate e l’arrivo del caldo, percepisco forse più di altri l’insofferenza dei miei ragazzi, la loro voglia di mare e di libertà, soprattutto dai “famigerati” compiti estivi. Devo ammettere che, con il passar degli anni (insegno dal lontano 1998), ho dovuto gradualmente calibrare le consegne estive, soprattutto quelle scritte, perché spesso il riscontro settembrino non era quello che mi sarei aspettata. Dunque le mie scelte relative ai compiti si sono sempre più orientate verso il libro, con particolare riguardo ai libri facenti parte della youth fiction, cioè della narrativa giovanile e sulla scelta di testi che potessero soddisfare i bisogni, le passioni e gli interessi di quella fascia di ragazzi e ragazze che va dagli 11 ai 14-15 anni.La scelta di storie, romanzi, poesie, drammi, biografie e autobiografie o altri testi di narrativa giovanile da proporre agli studenti e studentesse, è un momento imprescindibile dell’anno scolastico, di ogni anno scolastico, da settembre a maggio, in vista delle letture estive.Come afferma Aidan Chambers nell’opera L’età sospesa[1] questa narrativa risponde ai bisogni che il giovane di quest’età solleva, cioè il bisogno di riconoscimento, sia riconoscimento di sé, relativo al chi siamo, cosa siamo, cosa potremmo diventare e perché, sia al riconoscimento della propria esperienza in quella dei personaggi letterari[2].Ciò che viene narrato non è, quindi, un’entità a sé stante, ma è un corpo vivente, un sé organico, un essere di cui fanno parte i personaggi, autore e lettore implicito inclusi.La storia è il luogo dell’esperienza che il lettore in carne e ossa ri-crea in sé stesso.La scelta del libro da leggere in estate è, dunque, di fondamentale importanza; ecco perché dedico parte del mese di maggio alla scelta dei libri di narrativa che i miei alunni leggeranno durante le vacanze estive: nel corso degli anni ho sperimentato con piacere la pratica del books tasting, dall’inglese una vera e propria degustazione di libri effettuata prima delle vacanze e utile in vista della scelta personale del libro da leggere nel periodo estivo. Dopo aver reperito materiali[3] e selezionato dalla biblioteca scolastica un numero sufficiente di libri, ho predisposto il setting.In un ambiente sufficientemente ampio, in questo caso la palestra, ma si potrebbe utilizzare anche un’aula magna, ho creato varie postazioni di “assaggi” di libri, ognuna caratterizzata da un genere specifico: giallo, comico, avventura, fantasy, tutti comunque appartenenti alla youth fiction.Al suono del gong, ogni gruppo, costituito da quattro alunni/e, si è posizionato attorno a una tovaglietta su cui erano stati precedentemente posti quattro libri di uno specifico genere e ogni alunno/a ha iniziato la lettura del suo libro.I ragazzi si sono divertiti molto a turnare nelle varie postazioni, nelle quali rimanevano per un tempo prestabilito (8 minuti, scanditi da un gong): dopo aver osservato la copertina, letto il titolo e l’incipit, i ragazzi hanno compilato un menu in cui veniva indicato titolo del libro scelto, impressioni relative alla copertina ed espediente iniziale con cui l’autore cerca di agganciare i lettori.Il books tasting è andato avanti per un po’ finchè tutti i ragazzi sono riusciti ad assaggiare libri di diversi generi; l’attività è stata ripetuta con altri libri la settimana successiva, sempre nell’ora di lettere.Nel corso di questa pratica, gli studenti e studentesse hanno potuto entrare in contatto, anche se per breve tempo, con più libri diversi, già opportunamente selezionati da me. L’attività a stazioni ha permesso ai ragazzi di scegliere in autonomia il libro per la lettura estiva, di formulare un pensiero su di esso, anche consultandosi con i compagni del gruppo e di mantenere alta l’attenzione, proprio grazie al variare del contesto. L’attività di books tasting si è conclusa con un quiz, in cui io leggevo un menu e i ragazzi dovevano cercare di indovinare il titolo del libro, seguito da un questionario di gradimento dell’attività da parte dei ragazzi/e.Negli ultimi anni questa pratica didattica è entrata a far parte della routine di lettura che propongo agli studenti e studentesse, proprio perché valorizza la scelta del libro e risponde al “diritto al libero accesso a tantissimi libri” (l’undicesimo dopo i dieci di Pennac) a cui fanno riferimento Nancie e Anne Atwell in La zona di lettura, opera tradotta recentemente da Alessandra Nesti.[4] Alla scelta questo libro dedica un intero capitolo, il numero 3, a dimostrazione di quanto questo momento sia importante e non vada lasciato al caso. L’autrice, infatti, afferma che la possibilità di scelta è un dato acquisito: i ragazzini e le ragazzine scelgono quello che leggono perchè chi lo fa legge di più, legge meglio e ha più possibilità di leggere anche da adulto.Come affermano le sorelle Atwell la scelta è qualcosa di personale, chimico, idiosincratico e certamente importante in quanto trasforma in lettori gli studenti di qualsiasi livello di competenza e di qualsiasi provenienza, perché – anche per il lettore meno esperto e più riluttante – è quel buon libro che cambia tutto quanto[5]. Quello che noi insegnanti dobbiamo fare è, dunque, ricercare libri che sollecitino questi interessi, utilizzando qualsiasi strumento per fare in modo che quel libro finisca nelle mani di un ragazzo o di una ragazza.L’attività illustrata è solo uno dei modi che ho sperimentato attraverso cui è possibile raggiungere questo scopo; d’altronde il mestiere dell’insegnante è un mestiere che si rinnova continuamente e il libro si presta molto a tale aspetto.Solo in questo modo, se il piacere di leggere si sposa con la responsabilità della lettura, potremo – come insegnanti – vantarci di esserci presi cura dei nostri studenti e studentesse, come lettori e lettrici e di aver praticato la vera educazione[6].
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