Le reti dei bambini Kuba

Vi propongo un’attività formulata da Claudia Zaslavsky nel suo libro Multicultural Mathematics. Interdisciplinary Cooperative-Learning Activities, 1987,1993, pag. 115.

Ecco una sequenza di figure sempre più grandi.

Provate a disegnare ciascuna figura seguendo queste regole:

  1. non dovete mai staccare la penna dal foglio;
  2. non dovete passare su un segmento più di una volta;
  3. potete passare sugli incroci delle linee;
  4. segnate il punto di partenza e quello d’arrivo.

Esplorazioni

a) Quali sono i punti di partenza buoni? Quali i punti di arrivo?
b) C’è una regola per trovarli subito senza fare tentativi?
c) Continuate la sequenza disegnando figure più grandi.
d) Trovate un metodo facile da ricordare per tracciare velocemente queste figure, in modo da meravigliare chi vi sta osservando.

I bambini del popolo Kuba (Congo) sono abilissimi a tracciare questi disegni sulla sabbia usando un dito invece della penna.

Note

Claudia Zaslavsky racconta un aneddoto sull’antropologo culturale Emil Torday che visse alcuni anni tra i Kuba, in Congo, all’inizio del XX secolo.

Un giorno Torday vide alcuni bambini che facevano dei disegni nella sabbia.
Lo invitarono a copiare quei disegni senza mai alzare il dito dalla sabbia né passare su un segmento più di una volta.
Egli scrisse in un suo libro che erano “esercizi impossibili”.

Risposte & riflessioni

a) Le figure si possono tracciare solo partendo da uno dei due punti segnati con un bollino e arrivando all’altro punto.

b) Possiamo interpretare questi disegni come grafi che hanno esattamente due nodi dispari, che sono quelli evidenziati.

I grafi di questo tipo si possono percorrere con un unico tratto partendo da un nodo dispari e arrivando all’altro.

Un percorso che passa per tutti gli archi di un grafo una e una volta sola si chiama cammino euleriano.

d) Le seguenti figure indicano meglio il percorso della penna.

Ogni disegno si può tracciare velocemente se lo immaginiamo come una specie di spirale che si intreccia. A seconda del punto di partenza, la “spirale” va tracciata in senso orario oppure anti-orario.

Pace e bene a tutti.

GfBo

Continua la lettura su: https://blogdimatematicaescienze.it/le-reti-dei-bambini-kuba/ Autore del post: Blog di Matematica e Scienze Fonte: https://blogdimatematicaescienze.it

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Dopo la prima parte introduttiva con l’omaggio a Maryam Mirzakhani e la seconda parte con tre donne matematiche d’eccezione, in questa terza parte vi racconto delle ultime tre studiose che desidero omaggiare perché fonte di grande ispirazione nel nostro lavoro di insegnanti.

Claudia Zaslavsky

Grazie a Claudia Zaslavsky perché ci stimola a comprendere, rispettare e integrare il modo in cui ciascuna persona fa matematica, anche in relazione al gruppo culturale/etnico a cui appartiene.

Claudia Zaslavsky (1917-2006), etnomatematica statunitense

Cos’è la matematica?
Quando terminai l’Università ero convinto che la risposta a questa domanda dovesse essere uguale in tutto il mondo, da Napoli a Milano, dall’Italia alla Nuova Zelanda, dagli USA alla Nigeria.
Anni dopo, lavorando con alunni che provenivano da quattro continenti diversi (Europa, Africa, Sudamerica, Asia), mi resi conto che quella mia convinzione era assai limitante.
Fu così che incontrai l’etnomatematica e i suoi principali rappresentanti come Ubiratan D’Ambrosio, Gloria Gilmer e appunto Claudia Zaslavsky.

Solo per dare un’idea, elenco alcuni punti di collegamento tra gli studi etnomatematici e la didattica della matematica.

L’etnomatematica (ethno-mathema-tics) è lo studio delle tecniche matematiche utilizzate da gruppi culturali identificabili, con lo scopo di capire, spiegare e gestire problemi e attività che si presentano nel loro ambiente e nelle loro attività di lavoro.
Gli insegnanti dovrebbero tener conto di queste diversità, soprattutto quando lavorano in contesti multiculturali.
I curricoli scolastici dovrebbero tenere conto della natura multiculturale della società.
Non bisogna confondere la verità universale delle proposizioni matematiche con la base culturale della conoscenza. Per esempio, il teorema di Pitagora è lo stesso in qualunque luogo e tempo ma è costruito-dimostrato-raccontato-percepito in modi diversi nelle diverse culture.
Bisogna riconoscere e superare l’eurocentrismo (concezione occidentale) nell’insegnamento della matematica.

Bene, ma come mettere in pratica queste idee?
I libri di Claudia Zaslavsky contengono moltissime attività di matematica multiculturale adatte alla scuola di base.

Eserciterai il tuo cervello risolvendo enigmi come il reticolo dei bambini africani di cui uno scienziato europeo ha detto: “È impossibile!”
Seguirai l’esempio di artisti islamici che hanno fatto bellissimi disegni usando solo la riga e il compasso.
Realizzerai modelli di case in cui vivono persone diverse in tutto il mondo.
In tutte queste attività userai la matematica. Una matematica a volte diversa da quella che impari a scuola.

Tratto e rielaborato da: Claudia Zaslavski, Math Games & Activities from around the World, 1998.

Qui cito soltanto i libri che mi sono stati particolarmente utili, tutti attualmente reperibili.

The Multicultural Math Classroom: Bringing in the World, 1995
Math Games & Activities from around the World, 1998
More Math Games & Activities from around the World, 2003
Number Sense and Nonsense. Games, Puzzles, and Problems for Building Creative Math Confidence, 2001, 2019
Africa Counts. Number and Pattern in African Cultures, 1999

Vi propongo qui un’attività tratta dal libro Multicultural Mathematics. Interdisciplinary Cooperative-Learning Activities, Claudia Zaslavsky, 1987,1993.

Claudia Zaslavsky è nota anche per la congettura secondo cui furono le donne a inventare la matematica.

La congettura Zaslavsky
Durante gli scavi archeologici presso il villaggio di Ishango (Congo) è stato trovato il più antico documento matematico: è un osso vecchio di 25.000 anni che riporta tre serie di incisioni che rappresentano numeri.
Chi ha inventato i numeri?
Ipotesi di Alexander Marshack: è un calendario lunare.
Claudia Zaslavsky: chi, se non una donna ha bisogno di un calendario lunare per tenere traccia del proprio ciclo mestruale?
Ipotesi maschilista: no, era sicuramente un agricoltore!
Claudia Zaslavsky: ok, sai chi ha inventato l’agricoltura? Le donne, mentre gli uomini andavano a caccia!
Quindi, in qualunque modo la si guardi, le donne sono state senza dubbio le prime matematiche!

Tratto e rielaborato da: Claudia Zaslavski, Women as the First Mathematicians, ISGEM Newsletter, Volume 7 Number 1, January 1992ISGEM = International Study Group on Ethnomathematics

Tanya Khovanova

Grazie a Tanya Khovanova perché ci insegna lo spirito dei circoli matematici russi e il valore della matematica ricreativa.

Tanya Khovanova

L’atmosfera della (didattica) matematica russa mi ha sempre affascinato, forse perché negli anni Settanta preparai alcuni esami di Analisi e Fisica studiando su libri russi tradotti in inglese. Li trovavo nella libreria Italia-URSS di Genova, dove un’intera stanza era dedicata alle pubblicazioni della casa editrice MIR. C’erano moltissimi libri di matematica di buona qualità a prezzi accessibili, per me.
Da quel momento cercai di seguire le attività dei Circoli Matematici Russi e in tempi più recenti ho scoperto il blog di Tanya Khovanova che è una miniera di informazioni preziose e magnifici problemi.

Non avevo successo come matematica perché continuavo a fare ciò che le persone mi chiedevano di fare.
Ma, alla fine, questo blog è stata un’opportunità per cambiare la situazione. Per la prima volta ho imparato a seguire il mio cuore. E il cuore mi ha portato alla matematica ricreativa: un mix di calcolo combinatorio, geometria, teoria delle probabilità e teoria dei numeri che assomiglia a un puzzle invece che alla matematica astratta.

Tratto da Emily Jia, To count the natural numbers, 2016 AWM Essay Contest: High School Level Winner

Non dobbiamo però dimenticare i numerosi episodi di discriminazione razzista messi in atto negli anni Settanta e Ottanta per impedire l’accesso di ebrei, armeni e altri studenti “indesiderati” al Dipartimento di Matematica dell’Università Statale di Mosca.
Tania Khovanova, assieme ad altri matematici come Edward Frenkel, Ilan Vardi e Jay Egenhoff,  non ha esitato a testimoniare personalmente questo lato oscuro, per fortuna oggi superato.

Uno dei metodi usati per fermare gli studenti indesiderati era quello di assegnargli una serie diversa di problemi all’esame orale.Questi problemi erano progettati per avere soluzioni elementari (per evitare scandali) che però erano quasi impossibili da trovare.
Gli studenti che non riuscivano a rispondere potevano facilmente essere respinti.
Questi problemi in russo si chiamavano “problemi per ebrei” ed erano tenuti segreti.

Tratto e sintetizzato dall’articolo di Tania Khovanova e Alexei Radul, Jewish Problems, ArXiv, 2011 (arXiv:1110.1556v2)

Mi chiedevo se ci fossero dei vantaggi nell’educazione sovietica. Per prima cosa, i bambini sovietici crescono prima e sono meno ingenui. Sono più preparati per le dure realtà di quei ragazzi americani che sono privilegiati.
I bambini ingenui diventano adulti ingenui.
Gli adulti ingenui diventano presidenti ingenui.

Tratto dal Blog di Tanya Khovanova 

Anna Cerasoli

Grazie ad Anna Cerasoli per insegnarci a svelare il senso della matematica attraverso la narrazione.

Anna Cerasoli

Beh, Anna Cerasoli si presenta da sola! È la più nota, prolifica e profonda scrittrice italiana di libri divulgativi di matematica per bambini e ragazzi.
Ha pubblicato oltre 20 libri di matematica narrativa, dal primo:
I magnifici 10. L’avventura di un bambino nella matematica, del 2001
al più recente:
Vacanze matematiche, del 2021.
I suoi libri si possono leggere a vari livelli. Consideriamo per esempio il racconto La grande invenzione di Bubal.
Bubal è una ragazza preistorica che ha ricevuto dal suo papà l’incarico di accudire bene le pecore senza perderne neanche una.
Per non correre rischi, la pastorella vorrebbe tenere le pecore sempre chiuse nel recinto ma quando l’erba finisce, deve affrontare un grande problema: come può scrivere con pochi segni la quantità delle sue pecore in modo da tenerle sotto controllo?
Bubal fa alcuni progressi parziali ma trova la soluzione definitiva attraverso un’illuminazione improvvisa dopo una notte di sonno ristoratore.

Ma alle prime luci dell’alba, eccola di nuovo sveglia.

A quel punto, un’idea illuminò la sua mente simile a un lampo in piena notte. Come non averci pensato prima?

Tratto da: Anna Cerasoli, La grande invenzione di Bubal, Emme Edizioni, 2012

All’arrivo dei tuoni il gregge era già al sicuro, sdraiato sotto il primo numero della storia, scritto da una bambina come voi.

Tratto da: Anna Cerasoli, La grande invenzione di Bubal, Emme Edizioni, 2012

Il collegamento con la congettura Zaslavsky è abbastanza evidente ma c’è anche un altro collegamento con le idee di Jacques Solomon Hadamard a proposito dell’invenzione in campo matematico.
Ho cercato di riassumere i risultati delle sue ricerche nello schema seguente.

Questo schema è uno strumento potente per allenare la propria creatività matematica ma bisogna capirlo, meditarlo, applicarlo.
Per approfondire l’argomento potete leggere il libro di Jacques Hadamard, La psicologia dell’invenzione in campo matematico, 1993, Raffaello Cortina Editore.

Stencil: rielaborazione grafica Gianfranco Bo

Giovanni Modugno: a master of the senses

GIOVANNI MODUGNO: UN “MAESTRO DEL SENSO” PER LA SCUOLA ITALIANA DI OGGI

di CARLO DE NITTI

Alle “voci archetipe” della mia remotissima adolescenza

per sempre nei miei spazitempi mnesici, con infinita gratitudine.

Nascoste ai molti, si palesano,

a chi le cerca con animo puro,

perle, veri tesori delle profondità,

che rivelano le nostre vite,

la nostra intima essenza

di cercatori tra le pagine …

1. PROLOGO

Non mi è possibile iniziare questo intervento senza ringraziare con sentimenti di sincera gratitudine il prof. Vincenzo Robles, illustre cittadino bitontino e studioso di preclara fama, per avermi invitato a partecipare – bontà sua – a questo evento sul pensiero di Giovanni Modugno, pedagogista del ‘900 pugliese, italiano, europeo.

Non è quella che segue una forma di excusatio non petita: non sono un esperto di Giovanni Modugno nel senso accademico della parola, ma ho avuto, da molti anni, con la sua storia di vita, di pensiero, politica, culturale e religiosa una frequentazione che mi affascina. Sì, perché una personalità come quella di Giovanni Modugno non può non sé-durre, a prescindere dalle idee di chi a lui si accosti, purché lo faccia con onestà intellettuale e disinteresse, anche venale. Caratteristiche che egli stesso possedette in modo assoluto e che costituirono la cifra peculiare della sua personalità di uomo, di docente e quindi, di pedagogista.

Tutti gli altri intervenuti a questo evento – certamente molto più competenti di me – hanno lumeggiato o lumeggeranno da par loro al meglio il pensiero del pedagogista: a me, che raccolgo “materiali per chi voglia scrivere di storia” (alla maniera dei Commentari cesariani) piace interrogare la figura di Giovanni Modugno per cogliere – provando a suggere l’essenza del suo pensiero – quanto egli possa dire (rectius: insegnare) a noi persone di scuola del XXI secolo, che operano nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado (sebbene, ahimè, io mi trovi nel “pronaos” della quiescenza). Il ri-pensare Giovanni Modugno nella scuola di oggi non può, né deve, essere un mero esercizio di erudizione storiografica, ma un interesse squisitamente teoretico che interroghi il pedagogista, a partire dagli interrogativi del presente che scaturiscono, ovviamente, da bisogni didattici, educativi e pedagogici che urgono alle persone di scuola.

2. I “MAESTRI DEL SENSO”

E’ possibile connotare Giovanni Modugno come un “cercatore di Cristo”, un “apostolo dell’educazione”, un “pellegrino dell’Assoluto”: queste locuzioni possono legittimamente compendiarsi – per utilizzare il lessico della pedagogia di Papa Francesco – nell’espressione “maestro del senso”. Non trovo migliore sintetica definizione se non quella delle parole usate dal Pontefice recentemente a Lisbona, parlando ai giovani dal Pontefice per definirli: . 

E Giovanni Modugno lo è stato, di sicuro, ante litteram, … e lo è ancora oggi, a sessantacinque anni dalla sua scomparsa!

Leggere Giovanni Modugno oggi significa affrontare in modo efficace le urgenze educative del mondo contemporaneo: riformare la scuola, per Modugno, voleva dire formare le coscienze delle degli educandi. Al centro del processo educativo – come sostenevano in quegli anni i pedagogisti dell’attivismo pedagogico – non possono che esserci gli educandi con i loro vissuti, le loro storie interiori, i loro bisogni. Nel processo di educazione, non si può che “ascendere insieme”, per riprendere il titolo di un testo del 1943 dello stesso Modugno, per cambiare se stessi e contestualmente la società in cui si vive. L’unica vera riforma della scuola doveva essere, a parere di Giovanni Modugno, la “riforma interiore”, quella della formazione dei docenti.

La sua vita, la sua ricerca culturale, il suo insegnamentoincarnano l’anelito verso una società più giusta e più libera, nella quale ogni persona, consapevole della sua dignità, possa recuperare e vivere il significato dei valori fondamentali, in primis, la vita e la libertà, senza dei quali non è possibile praticare alcun altro valore. L’attualità del suo messaggio si focalizza prioritariamente intorno alla finalità dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione pedagogica cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con autori contemporanei. A partire dalla fine degli anni Venti, intensa fu la relazione di Giovanni Modugno con il gruppo di pedagogisti cattolici che si raccoglieva in quel di Brescia intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna, nata nel 1893. Il medesimo milieu cattolico in cui, com’è noto, nacque (nel 1897) e si formò un giovane sacerdote (proclamato santo nel 2018), don Giovanni Battista Montini (il cui padre, l’avvocato Giorgio, era stato tra i fondatori della casa editrice), che alle posizioni di Giovanni Modugno fu certamente vicino, anche attraverso la filosofia della persona di Jacques Maritain (1882 – 1973).  

Nel gruppo di docenti e pedagogisti cattolici bresciani e nelle loro iniziative, di cui fu ispiratore e sodale anche attraverso il suo discepolo e figlioccio Matteo Perrini (1925 – 2007), Giovanni Modugno trovò quella consonanza intellettuale e religiosa che spesso gli mancò in Puglia, una sorta di accogliente “rifugio” ma anche la possibilità di incidere nella scuola militante: basti pensare alla comunanza di interessi e alla sua consonanza intellettuale con Laura Bianchini (1903 – 1983), docente di filosofia bresciana e madre Costituente.  

Anche dopo la seconda guerra mondiale, Giovanni Modugno continuò a collaborare con Scuola Italiana Moderna, la rivista scolastica più diffusa tra i docenti di scuola elementare, ed ispirò anche una filiazione diretta del gruppo bresciano: il “gruppo di maestri sperimentatori” di Pietralba (BZ),  dal nome dalla località dolomitica nella quale il gruppo si riunì per la prima volta nel 1948, cui partecipò anche un altro grande pedagogista pugliese, allora appena venticinquenne, suo allievo all’Istituto Magistrale di Bari: Gaetano Santomauro (1923 – 1976).  

Giovanni Modugno riconosce che la pedagogia è la “scienza della vita”: si preoccupa di affinare una riflessione rigorosa ma anche che manifesti un’efficacia pratica, fondata su principi e valori saldi, applicabili sia alla prassi quotidiana, scolastica e non. Per Modugno, la scienza della vita costituisce la risposta più significativa all’esigenza di riaffermare il primato della moralità, della razionalità e della spiritualità, come qualità peculiari di ogni persona che impara a riconoscerle come espressioni ineludibili della propria dignità e della propria coscienza morale.

Giovanni Modugno ricerca sempre il “perfezionamento interiore” anche nei momenti più drammatici della sua vita personale, come nel 1934, con la precoce morte dell’unica figlia Pina. Evento – collegato con altri lutti familiari (i genitori) – che interroga la coscienza del pedagogista. Quando la figlia si ammala, il progetto del Modugno è di lavorare per ‘cristianizzare la vita’, in lui e attorno a lui. E’ convinto che le disuguaglianze sociali e le miserie non si eliminano soltanto con le leggi e le riforme, ma con l’amore. La vera riforma interiore consiste nel disporsi a comprendere i bisogni di ciascuna persona in difficoltà e nel sentirsi responsabili se manca il necessario per vivere.

I motivi fondamentali che accompagnano la vita di Modugno sono quelli di ‘ascendere insieme’, ‘salire alla sublime vetta’,‘aiutare gli altri a salire’: l’insegnamento gli consente di adempiere a questa sua idea. Nella prospettiva del suo pensiero, la religione costituisce il principale centro d’interesse dell’intero curricolo scolastico, oltre che il contenuto più significativo della scienza della vita. Essa è la guida per cogliere nella vita concreta le relazioni tra le singole azioni ed i principi della ragione e della morale. Con la didattica della ‘provocazione riflessiva’, stimolata dal docente, la pratica del riflettere durante le lezioni li sollecitanella chiarificazione dei criteri direttivi e li pome nelle condizioni di osservare, giungendo a scoprire le istanze più profonde della vita.

3. GIOVANNI MODUGNO VIVANT

Riflettere oggi, nel terzo decennio del XXI secolo, sulla figura, sul pensiero e sulla storia di Giovanni Modugno, “cercatore di Cristo” ed “apostolo dell’educazione” è un atto “rivoluzionario” nella sua essenza, che modifica radicalmente i paradigmi del pensiero corrente, spesso incentrato sui tecnicismi della pedagogia– declinati in tutte le sue branche – e della scuola, piuttosto che sulla persona, quale punto di imputazione ultimo di ogni azione educativa.

Questo è il continuum che attraversa la vita di Giovanni Modugno, anche prima di insegnare, quando, da giovanissimo, iniziò ad impegnarsi nelle vicende della politica della sua città, in solido con lo storico molfettese Gaetano Salvemini (1873 – 1957), cui lo unì un lunghissimo sodalizio intellettuale e politico, nonostante le diverse posizioni, che ha attraversato la storia italiana dai primi anni del XX secolo agli anni ’50 del medesimo.Pressocché coetanei, furono entrambi “figli”, molto diversi tra loro, della medesima temperie culturale, quella positivistica, da cui furono entrambi però sempre alieni, giungendo a posizioni politiche diverse che avevano in comune l’impegno infaticabile e diuturno per il riscatto dei contadini meridionali rispetto ai soprusi dei latifondisti assenteisti, attraverso la conquista del primo e più fondamentale dei diritti, quello all’istruzione.   

Il fulcro dell’attività di Giovanni Modugno – che volle essere sempre “maestro di maestri” – fu sempre l’educazione dei giovani al pensiero critico, lontano da ogni possibile strumentalizzazione da qualunque “luogo” essa provenisse. Egli non fu mai uomo “di parte”, rifiutò sempre per se stesso incarichi, cariche ed onori di ogni tipo, proprio per conservare la sua libertà di pensiero: com’è noto, rifiutò la carica di Provveditore agli studi di Bari, sia nel 1923, quando gli fu proposta da Giuseppe Lombardo-Radice (1879 – 1938) perché temeva che avrebbe dovuto venire a compromessi con il fascismo, sia dopo la seconda guerra mondiale, quando fu invitato a ricoprire la medesima carica da Tommaso Fiore (1884 – 1973), a nome del Comitato di Liberazione Nazionale. Parimenti, non a caso, nel 1929, fu assordante il suo silenzio – in un’Italia osannante – di fronte alla firma dei Patti Lateranensi, che, com’è noto, ponevano fine alla sessantennale “questione romana”.

Questa missione – cui adempì senza deroga alcuna – non gli impedì di mantenere relazioni intellettuali con i più sensibili ed insigni pedagogisti del suo tempo, a cominciare dalla “scoperta” di Friedrich Wilhelm Foerster (1869 – 1966) e Josiah Royce (1855 – 1916). Con ed attraverso di loro, Giovanni Modugno difese la persona umana, la sua dignità e la sua libertà interiore, trovando nel cristianesimo, inteso come “fede nella Resurrezione”, il miglior fondamento per conseguire questo obiettivo. In quest’opera educativa, massima era la sintonia del pedagogista con l’allora Arcivescovo di Bari, Mons. Marcello Mimmi (1882 – 1961), di cui condivideva in toto il metodo pastorale.

La cifra di tutta l’esistenza del pedagogista che si può compendiare nel titolo del volume – pubblicato dieci anni dopo la sua scomparsa, a cura dell’amatissima moglie, Maria Spinelli Modugno – Giovanni Modugno. Io cerco l’Eterno: mediante un’ascesa interiore, mai disgiunta dall’adempimento del dovere della missione educativa, indirizzata alla conquista, da rinnovare continuamente, della libertà, della coscienza critica e della dignità della persona umana. Un’eredità pedagogica e morale da raccogliere e praticare con rinnovata lena anche, se non soprattutto, nelle scuole di ogni ordine e grado. 

Quella ‘coscienza critica’ di cui oggi – dopo oltre sessanta anni dalla sua morte – si avverte uno smisurato bisogno: VINCENZO ROBLES, da storico, con i suoi volumi, ne rende seriamente consapevoli noi tutt*, uomini del XXI secolo, persone di scuola e non.

4. EPILOGO “APERTO”

Più che un epilogo – per quanto aperto – mi piace avanzare una proposta concreta per continuare a riscoprire e valorizzare il pensiero di Giovanni Modugno nel XXI secolo. Mi piace avanzarla qui in un luogo simbolo della sua città natale, alla presenza delle autorità civili e religiose e di tanti illustri esperti.

Come si è diffuso nella scuola barese, pugliese ed italiana, forse melgré lui, il pensiero di Giovanni Modugno? A questa domanda,penso, si possa dare una risposta certa: attraverso i suoi studenti cui è toccato in sorte di averlo avuto come docente, prima a Corato, per sette anni, poi. dal 1920 al collocamento in quiescenza. presso l’Istituto Magistrale “Giordano Bianchi-Dottula” di Bari.

Essi hanno “abitato” ed “innervato” la scuola – segnatamente e prioritariamente quella elementare – barese, pugliese e non solo portando nella loro attività didattica e professionale gli insegnamenti ricevuti. Sarebbe molto interessante – non certo per mera erudizione storiografica – ricercare i loro nomi, la loro provenienza geografica attraverso i registri del prof. Giovanni Modugno, raccolti nell’archivio storico dell’istituto scolastico frequentato.

Consultando quell’archivio, tanto si potrebbe scoprire su Giovanni Modugno e sulla storia della scuola pugliese: potrebbe essere un ottimo argomento per un’efficace e non convenzionale attività di Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (vulgo PCTO, come negli acronimi di cui è saturo lo ‘scolastichese’, nota neolingua iniziatica), ovvero, anche per tesi di laurea (triennali, magistrali e di PhD) sicuramente molto interessanti e nietzscheanamente “inattuali”.

Del resto, l’influenza del pensiero di Giovanni Modugno,attraverso i suoi studenti del “Bianchi–Dottula”, ha anche travalicato anche i confini della scuola e della pedagogia: basti ricordare anche soltanto il nome di uno di loro, divenuto un Maestro del Diritto dell’Università degli studi di Bari (e tantissimo altro…), il prof. Renato Dell’Andro (1922 – 1990).

Ma questa sarebbe un’altra storia, che mi ricondurrebbe alla mia ormai remotissima adolescenza… 

5. BIBLIOGRAFIA

• AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di DE NITTI, CARLO e LAVERMICOCCA, CARLO, Bari 2023, Ecumenica editrice, di prossima pubblicazione;

• CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;                                                                                                              

• CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;

• CAPURSO, GIOVANNI, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

• MICUNCO, GIUSEPPE, La buona battaglia. Santità e laicità in Giovanni Modugno, Bari, 2013, Stilo editrice;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari, 2020, Edizioni Dal Sud;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio”bresciano, Bari, 2022, Edizioni Dal Sud;

• ROBLES, VINCENZO – AUFIERO, ARMANDO, Giovanni Modugno: il volto umano del Vangelo in AA.VV., Op. cit.;

• SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gli inediti, «La Rassegna pugliese», 1969, 4-5, pp. 3 – 22;

• SARACINO, DOMENICO, Giovanni Modugno. Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice; 

• SPINELLI MODUGNO, MARIA, Giovanni Modugno. Io cerco l’Eterno, Bari 1967, Editoriale Universitaria.

Et si parva licet …

• DE NITTI, CARLO, La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;

• DE NITTI, CARLO, In difesa del Sud: storia dell’amicizia di due Maestri tra Molfetta e Bitonto, ”Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141; 

• DE NITTI, CARLO, Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, in VINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12.

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