È cominciata così, con una mail alla Scuola Holden, la nostra incursione nel mondo di Alessandro Baricco. Prima c’erano state solo le letture dei suoi libri – da Omero, Iliade a I barbari. Saggio sulla mutazione, da Una certa idea di mondo, fino a The Game, solo per ricordarne alcuni – e degli ultimi interventi su “Il Post” con la serie “Mai più“, dove si prova a delineare quell’intelligenza novecentesca che molto gioverebbe alla scuola. Poi è continuata con una serie di ammiccamenti, di movimenti circolari sempre più stretti ma con leggerezza, perché evidentemente l’interesse era stato catturato. Avevamo tutti e due delle cose da dirci, sulla scuola e sulla pandemia, sulla didattica a distanza e su quello che noi stavamo facendo, qui all’Indire.A quel punto, incontrarci a Torino, alla Holden, è stato inevitabile: tutto molto informale, semplice, partecipato, con molta voglia di raccontare, da una parte, e di ascoltare, dall’altra.
Nel mezzo, un progetto di quelli che hanno l’ambizione di cambiare le cose, di far deviare il sistema chiuso della scuola secondaria in un mare aperto da esplorare e navigare con una serie di strumenti, anche molto tecnici se vogliamo: il curricolo, ad esempio; o il canone dei saperi e, fra tutti, il canone letterario; le meccaniche dell’apprendimento; il tempo-scuola e il totem-classe, come la chiama Baricco.
E così Learning to Become. L’innovazione curricolare attraverso la rete di Avanguardie Educative è stato un pretesto per mettere in piedi un evento – quello che il 2 settembre prossimo, dalle 10.30 alle 12.30 aprirà la Summer School di Avanguardie Educative – per provare a tracciare una linea di confine tra il prima e il dopo pandemia, per immaginare un nuovo inizio con quelle che Baricco ha definito le “sette mosse sulla scuola”, ma soprattutto per offrire un orizzonte nuovo e stimolante, provocatorio anche, se questo serve a interrogarsi sul mestiere dell’insegnare e sulle pratiche dell’apprendere.
Una prospettiva e un design per la scuola; una mappa per aggirarsi nella ricchezza dei saperi e delle loro inevitabili contaminazioni; una serie di strumenti da dare in mano agli insegnanti per provare a ridisegnare il senso della scuola, come quella frase di Steward Brand che sta nell’acquario alla Holden: “Lots of people try and change human nature but it’s a real waste of time. You can’t change human nature, but you can change tools, you can change techniques”.
Forse non è possibile pensare la transizione ecologica – di cui parla a lungo il documento UNESCO Learning to Become with the World: Education for Future survival e al quale ci siamo riferiti per ideare la nostra sperimentazione in Avanguardie Educative – se davvero non ricollochiamo questo passaggio dentro il cambiamento che stiamo vivendo. Se non riposizioniamo questo cambiamento nella cornice di un’altra transizione, quella tecnologica e degli strumenti oggi a disposizione per comprendere il percorso complesso che i sistemi educativi stanno riprogettando per il XXI secolo. Saperi, organizzazione, design della scuola, responsabilità e consapevolezza, comunità educativa, territori, persone, conoscenze e competenze: il catalogo è questo. Altro si può ancora aggiungere, purché sia rilevante.
Imparare a diventare – come prova a spiegare il documento UNESCO – potrebbe risultare una formula velleitaria se non sappiamo nemmeno noi che cosa vogliamo e possiamo diventare, che cosa proponiamo alla scuola per diventare che cosa.
Di tutto questo, e di altro ancora, ne parleremo con Alessandro Baricco, il 2 settembre nella lecture che apre i lavori della “Summer School” di Avanguardie Educative.
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