PIATTAFORMA ELISA -TRASMISSIONE REPORT REGIONALE PIEMONTE Monitoraggio dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo nelle scuole Italiane – RESTITUZIONE DATI

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Cyberbullismo: impatti psicologici e strategie di prevenzione

La declinazione tecnologica del bullismo, ossia il cosiddetto cyberbullismo, è caratterizzata da tutti gli atti di prevaricazione e di molestia effettuati attraverso media digitali come social network, e-mail, chat, blog, forum, telefoni cellulari, siti e qualunque altra forma di comunicazione riconducibile al web. i giovani “bulli” digitali fanno circolare foto, mail denigratorie che contengono materiale offensivo e potenzialmente destabilizzante per la vittima[1].Indice degli argomenti
Le statistiche sul cyberbullismo: dagli Usa indicatori di valenza globaleIl miglior modo per comprendere un fenomeno e la sua incidenza sull’ambiente è attraverso la rilevazione statistica. Il Cyberbulling Research Center, partendo da questo presupposto, da tempo, con cadenza annuale, sta effettuando diversi studi e inchieste sul cyberbullismo. Le statistiche USA dal 2007 al 2019 sono tra le ultime ricerche effettuate da questo prestigioso Istituto.L’indagine offre un’interessante analisi sul bullismo online. Il motivo di tale rilevanza risiede in una specifica circostanza; gli Stati Uniti possono essere presi come riferimento, circa l’incidenza del cyberbullismo, anche per il resto del mondo. Essi, infatti, sono considerati tra i maggiori fruitori di apparati tecnologici, l’arma dei cyberbulli. Costoro, proprio attraverso gli apparati online, veicolano e fanno viaggiare le vessazioni, i maltrattamenti e le umiliazioni tipiche del cyberbullismo.Incidenza e dati del fenomenoPartendo da questo presupposto, tali statistiche sul cyberbullismo costituiscono un valido indicatore per chi si interessa del bullismo online. Risulta poi di particolare importanza una caratteristica delle ricerche condotte. Esse riferiscono non solo i dati relativi alle vittime del cyberbullismo ma anche le cifre di coloro che lo hanno praticato verso altri soggetti.Il centro di ricerca sul cyberbullismo ha lavorato su tredici progetti. Il range è considerevole, raccoglie infatti i dati dagli studenti delle scuole medie e superiori dal 2007 in poi, esaminando più di 25.000 allievi. In media, circa il 28% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di tale fenomeno.Le percentuali di coloro che hanno offeso ricorrendo al cyberbullismo sono differenti, come si evince dagli studi condotti. In media, circa il 16% degli studenti che hanno partecipato al sondaggio, ha ammesso di aver compiuto atti di cyberbullismo verso altri in un certo momento della vita[2].In Europa più di 1 ragazzo su 4 di età compresa tra gli 11 e i 19 anni è vittima del cyberbullismo. In Italia oltre il 24% degli adolescenti subisce minacce e molestie tramite rete, social, blog e forum[3].Caratteristiche distintive del cyberbullismoIl cyberbullismo ha delle caratteristiche particolari, ecco le principali:Anonimato del “bullo”: in realtà colui che esercita cyberbullismo non resta nell’anonimato, in quanto ogni forma di comunicazione elettronica lascia delle tracce, ma il filtro dello schermo spersonalizza la molestia in atto e per la vittima è difficile risalire al molestatore.Indebolimento delle remore morali: agendo sul web (quindi dietro uno schermo) il persecutore può assumere un’altra identità, dire e agire come non farebbe mai nella vita reale.Assenza di limiti spazio – tempo: mentre il bullismo tradizionale ha luoghi e tempi ben precisi (ad esempio la scuola, i gruppi, le comunità ecc.) il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico e quindi potenzialmente potrebbe essere continuo, fiaccandone la resistenza psicologica[4].Le diverse declinazioni del cyberbullismoEcco tutte le diverse declinazioni del fenomeno:Flaming: messaggi on line violenti e volgari che mirano a scuotere battaglie verbali sui social e sui forum;Cyberstalking: molestie e denigrazioni ripetute, persecutorie e minacciose che incutono timore.Cyberbashing o happy slapping: comportamento criminale che ha inizio nella vita reale e prosegue online con caratteristiche diverse; le immagini pubblicate sul web sono potenzialmente visualizzabili da milioni di utenti che possono condividerle e viralizzarle, a volte corroborate da commenti che ne accrescono gli effetti negativi[5].Denigrazione: “sparlare” di qualcuno, danneggiando la sua reputazione per mezzo di e-mail, messaggistica istantanea, blog e forum.Sostituzione della propria personalità: consiste nel cambiare identità (molto spesso inventata e irreale) che invia messaggi e pubblica post offensivi.Inganno: ottenere la fiducia della persona molestata e poi condividere sui social o con altri mezzi elettronici informazioni private.Esclusione: emarginare una persona dal «gruppo on line», attuando una sorta di ghettizzazione e isolamento digitale che si riflette nella vita reale. Nel bullismo tradizionale in genere la vittima e il bullo sono persone che si conoscono, che si frequentano. Hanno avuto almeno qualche contatto relazionale. Nel bullismo digitale invece le persone possono anche essere sconosciute. L’empatia e la solidarietà che sono le basi di una dinamica relazionale si mitigano quando di fronte a noi c’è uno schermo e le reazioni, i sentimenti, i bisogni dell’altro ci sono negati o si confondono, restano ambigui, sfocati o semplicemente ignorati. La “dimensione online” sdogana e concretizza comportamenti e gesti che nella realtà risulterebbero più oculati, pensati, magari evitati[6].Le conseguenze psicologiche del cyberbullismoIl cyberbullismo si differenzia dal bullismo classico, grazie all’immanenza dematerializzata delle tecnologie digitali che catalizza un’amplificazione ormonata e devastante degli effetti del messaggio. Cambia l’ambiente, cambiano le vittime ed il bullo crede di agire protetto da in assoluto anonimato e quindi attualizzare minacce, ingiurie, diffamazione che perdono la percezione e il significato della compresenza, della corporeità percepita e vessata, ma, di contro, acquisiscono un’ipervisibilità, potenzialmente globale, che attiva processi deresponsabilizzanti come “l’effetto spettatore”, in cui, in un folto gruppo di utenti, nessuno interviene per difendere la vittima nella fallace convinzione che se non c’è nessun aiuto in questo senso, molto probabilmente, il proprio intervento non è necessario o, addirittura, non esiste il pericolo stesso. Un fenomeno complesso e articolato che si declina in diverse fattispecie: ad esempio i giuristi anglofoni distinguono il cyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment (“cybermolestia”) che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne[7].Gli attori del cyberbullismoMa chi sono gli attori del cyberbullismo?il bullo, ragazzo/a che compie l’atto;le vittime, coloro che subiscono;gli osservatori che assistono, in maniera più o meno passiva secondo il cosiddetto “effetto spettatore”, all’atto vessatorio[8].É importante sottolineare che dietro ad ogni episodio di cyberbullismo ci sono, per la maggior parte dei casi, bambini e adolescenti, che assorbono le conseguenze dell’essere vittima, ma anche attori o spettatori, e che dovendosi rapportare, a computer spento, con la vita reale di tutti i giorni, trovano enormi difficoltà nell’accettare sé stessi, integrarsi con il gruppo dei pari e a declinare nella quotidianità le dinamiche relazionali attuate in Rete.Le due ulteriori categorie del cyberbullismoIl cyberbullismo si divide in due ulteriori categorie:e-bullying diretto che consiste nell’uso di Internet per inviare messaggi minacciosi alla vittima;e-bullying indiretto che consiste nel diffondere messaggi dannosi o calunnie sul conto della vittima che ledono la sua reputazione e la sua moralità[9].L’aspetto preoccupante del fenomeno è che i ragazzi che non hanno il coraggio di interpretare il ruolo dei “bulli” nella vita reale, trovano attraverso il computer il modo di immettere, dribblando la coscienza e l’autosanzione morale, la propria quota di violenza in Rete, senza uscire allo scoperto, in assoluto anonimato ma con conseguenze psicologiche del tutto simili al bullismo[10].Attraverso computer, smartphone e tablet, utilizzati soprattutto delle generazioni più giovani, come confermano i dati Istat, è possibile agire nell’anonimato; reiterare la condotta; usufruire di una diffusione immediata, con una cassa di risonanza altissima, dell’azione lesiva; che esclude anche la possibilità di controllo da parte degli insegnanti e/o genitori[11].I bulli, nell’accezione totalizzante del termine, possono presentare un calo nel rendimento scolastico, difficoltà relazionali, disturbi della condotta. L’incapacità di rispettare le regole può portare, nel lungo periodo, a veri e propri comportamenti antisociali e devianti o ad agire comportamenti aggressivi e violenti in famiglia, costituendo il pregresso embrionale di una futura carriera criminale.Per le vittime il rischio è quello di manifestare il disagio innanzitutto attraverso sintomi fisici, ad esempio mal di pancia o mal di testa, oppure segnali psicologici, quali incubi o attacchi d’ansia. Alla lunga, le vittime mostrano una svalutazione di sé e delle proprie capacità, insicurezza, difficoltà relazionali, fino a manifestare, in alcuni casi, veri e propri disturbi psicologici, tra cui ansia, depressione e asocialità.I ruoli degli osservatori nel fenomeno del cyberbullismoGli osservatori[12], infine, vivono in un contesto caratterizzato da difficoltà relazionali che aumenta l’insicurezza, la paura e l’ansia sociale. Il continuo assistere ad episodi di “violenza” può rafforzare una logica di indifferenza e scarsa empatia, portando i ragazzi a negare o sminuire il problema, contestualizzandolo nell’ambito di una sedicente, mendace pseudonormalità.Le tre dimensioni del cyberbullismoNella definizione proposta da Olweus[13] il bullismo e il cyberbullismo risulta caratterizzato da tre dimensioni fondamentali:l’intenzionalità;la persistenza nel tempo;la dimensione del potere esercitato sulla vittima.La situazione italiana e il profilo psicologico del cyberbulloIn Italia il fenomeno è stato definito grazie alla legge 71/17 entrata in vigore il 18 giugno 2017, dopo un iter durato 3 anni. I dati italiani mostrano come l’incidenza del fenomeno nel nostro paese sia in linea con il panorama internazionale.  Elementi da osservare: cambi di umore improvvisi, disturbi emotivi, problemi di salute fisica, dolori addominali, disturbi del sonno, nervosismo e ansia[14]. Nei casi più disperati l’epilogo di tale processo può essere il suicidio, come diretta conseguenza dell’idea intrusivo-ossessiva, percepita e fattuale, di non poter gestire, arginare ed eliminare vessazioni e violenze che inficiano la qualità dell’esistenza antropica. In questo senso i dati sono significativi: Il 31% dei tredicenni, percentuale che sale al 35% quando si tratta di ragazze, dichiara di aver subito una o più volte atti di cyberbullismo. Il 56%, poi, dichiara di avere un amico che è stato vittima di attacchi online. Sui social network, la percentuale dei protagonisti degli episodi sale dal 31 al 45%[15].Il profilo psicologico del cyberbullo Il profilo psicologico del cyberbullo evidenzia una mania del controllo, un tentativo di imporsi, attraverso il quale egli tenta di mettersi in mostra: è un incompetente sociale, non conosce le regole di una normale socialità e si palesa, in molti casi, come un analfabeta emotivo: è una persona immatura dal punto di vista affettivo, che presenta un’incapacità di gestione delle emozioni come il senso di colpa o la vergogna, sia provata che indotta[16].Nei criteri di elezione della vittima infatti, la diversità, nelle sue varie declinazioni, gioca un ruolo centrale. In genere compie azioni di prepotenza per ottenere popolarità all’interno di un gruppo, per divertimento, autogratificazione o semplicemente per noia.Strategie di prevenzione e intervento contro il cyberbullismoÈ fondamentale che le agenzie di socializzazione, famiglia, scuola ma anche la Rete, aiutino i ragazzi a sviluppare una consapevolezza sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e a non sottovalutare gli effetti negativi che ne conseguono. Gli adulti sono chiamati a educare, più che a istruire: potenziando le abilità sociali con particolare attenzione alla consapevolezza emotiva e all’empatia. Un’attenzione particolare va data all’alfabetizzazione emozionale: è importante far lavorare in gruppi per aiutare il confronto, la capacità di problem solving relazionale e la cooperazione[17].Le vite online e il potere percepito da dietro uno schermoGli episodi di bullismo, come spiegato, non riguardano più solo la vita reale, contestualizzata nelle sue dinamiche relazionali. Sempre più spesso i soprusi accadono anche nello spazio virtuale dei media digitali usati per diffondere messaggi, immagini o filmati diffamatori. Le vite online influenzano direttamente i comportamenti, agiti e subiti, nella realtà. Attraverso lo schermo il cyberbullo si pone come attore egemone in un evidente squilibrio di forze: sente di avere potere, perché protetto da un anonimato percepito e illusorio, perseguita la sua vittima prevaricandola, vessandola e isolandola in un clima di ricatto reiterato e meschino. Tale potere si rafforza in modo progressivo, perché la persecuzione si diffonde nella Rete in modo invasivo, obbedendo a logiche piramidali tipiche dei paradigmi di quantità su cui si basa il web e quindi può raggiungere una platea potenzialmente illimitata di visualizzatori[18].Tale dinamica rende difficoltoso individuare luoghi e tempi in cui il cyberbullismo si attualizza, secondo una logica multitiming e multiplacing, con la conseguenza che il fenomeno appare meno riconoscibile e, quindi contrastabile, sia per gli organi competenti sia per le famiglie delle vittime. Un primo discriminante tra bullismo tradizionale e cyberbullismo risiede nel rapporto che lega vittima e bullo: Nel primo cado si conoscono ed è plausibile che abbiano avuto almeno qualche contatto relazionale. Nel bullismo digitale invece gli attori del fenomeno possono anche non conoscersi. L’empatia, il sentimento sociale fondamentale per essere soggetti socialmente attivi, si neutralizza davanti alla luce di uno schermo e le reazioni, i sentimenti, i bisogni dell’altro vengono negato, si mitigano, si confondono, restano ambigui e sfocati e il soggetto che bullizza si deresponsabilizza e distorce, edulcorandola, la propria visione della realtà.Scuola, famiglia, istituzioni: serve consapevolezzaLa “dimensione online” sdogana e esteriorizza comportamenti e gesti che nella realtà risulterebbero più oculati, pensati e magari evitati. Per contrastare tali criticità è fondamentale riattivare e aggiornare le old agency di socializzazione come la scuola e la famiglia, istituzioni prodromiche di qualunque forma di aiuto verso i soggetti coinvolti, con la finalità di sviluppare una consapevolezza critica sul fenomeno stesso, di non sottovalutare gli effetti negativi, pericolosi e potenzialmente letali che ne conseguono. Famiglia e scuola sono spesso disorientate di fronte al cyberbullismo, alle sue fattispecie e alle conseguenti evoluzioni, tuttavia, rimangono i postulati educativi a cui spetta la missione di potenziare le abilità sociali degli individui, in sinergia con la socializzazione spesso autoguidata nel web, con particolare attenzione alla consapevolezza identitaria, alla crescita emotivo-cognitiva e all’empatia[19].Nelle azioni persecutorie online è infatti la dimensione della socialità quella che viene colpita. Le vittime frequentemente sviluppano un’autostima bassa, depressione, ansia, paure, problemi di rendimento scolastico e interrompono, in molti casi, la frequentazione della scuola o del gruppo di pari e di qualunque forma di socialità, percepita come uno scenario di azione e relazione potenzialmente pericoloso[20].ConclusioniL’era internettiana degli smartphone, dei social network e dei forum digitali, ha dato ulteriori armi in mano ai bulli, pronti a intuire le risorse della rete, come un luogo virtuale, ma concreto, dove compiere atti violenti. Per gli adolescenti delle società tecnologicamente avanzate, Internet rappresenta infatti un contesto di esperienze e socializzazione irrinunciabile. Tuttavia, le nuove tecnologie nascondono lati oscuri, come ad esempio l’uso distorto e improprio che ne viene fatto per colpire intenzionalmente persone indifese e arrecare danno alla loro reputazione, facilitato dall’anonimato e dalla potenziale diffusione planetaria delle offese.Bibliografia1. Bauman Z., Modernità liquida, Roma, Laterza 2006.2. Bilotto A, Ghiretti G., Internet babylon, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Mernet Babylon. Cyberbullismo e dipendenza on-line, Lupetti, Milano 2021.3. De Kerchkove D., L’intelligenza connettiva. L’avvento della Web Society, Roma, Aurelio De Laurentiis multimedia 2019.4. Jenkins H., Convergence Culture. Where Old and New Media Collide, New York University Press, New York 2006.5. Lévy P., 2002, L’intelligenza collettiva. Per Un’Antropologia Del Cyberspazio, Milano, Feltrinelli.6. Menesini E., Nocentini A., Palladino E., Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo, Il Mulino Bologna 2017.7. Olweus D., Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Milano 2007.8. Pennetta A.L., Zilotto G., Bullismo, cyberbullismo e nuove forme di devianza, Gappicchelli, Torino 2019.9. Scaringella A., Comunicare sulla rete. Complementi di informatica per scienze della comunicazione, Universitalia, Roma 2016.10. Tonioni F., Cyberbullismo, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Milano 2014.[1] Pennetta A.L., Zilotto G., Bullismo, cyberbullismo e nuove forme di devianza, Gappicchelli, Torino 2019.[2] Dati consultabili sul sito Cyberbullying Research Center: https://cyberbullying.org[3] Ministero della salute, Bullismo e cyberbullismo, 2023 consultabile su www.salute.gov.it[4] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[5] Bilotto A, Ghiretti G., Internet Babylon. Cyberbullismo e dipendenza on-line, Lupetti, Milano 2021.[6] Bilotto A, Ghiretti G., op. cit.[7] Menesini E., Nocentini A., Palladino E., ibidem.[8] Bilotto A, Ghiretti G., op. cit.[9] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[10] Bilotto A, Ghiretti G., Internet babylon, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Mernet Babylon. Cyberbullismo e dipendenza on-line, Lupetti, Milano 2021.[11] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[12] Olweus D., Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Milano 2007.[13] Olweus D., ibidem.[14] Pennetta A.L., Zilotto, op. cit.[15] Ministero della salute, Bullismo e cyberbullismo, 2023 consultabile su www.salute.gov.it[16] Tonioni F., Cyberbullismo, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Milano 2014[17] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[18] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[19] Tonioni F., Cyberbullismo, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Milano 2014.[20] Menesini E., Nocentini A., Palladino E., Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo, Il Mulino Bologna 2017.

Cyberbullismo a scuola: l’educazione digitale è l’arma migliore

Alzi la mano chi, lavorando nella scuola, non sia venuto a conoscenza almeno di un episodio di bullismo o cyberbullismo nell’ultimo anno. Praticamente nessuno.Indice degli argomenti
Il cyberbullismo nelle scuole: un fenomeno in crescitaTutti i docenti e gli educatori hanno imparato a confrontarsi con il fenomeno e con le conseguenze che si vedono su molte alunne, alunni e le loro famiglie, nonostante la scuola rappresenti una sorta di baluardo e un ambiente il più possibile “protetto” per i nostri ragazzi.Il mondo dell’istruzione risponde alla sfida con azioni mirate (insegnamento dell’educazione civica, corsi, concorsi, convegni, incontri con esperti, campagne comunicative, ecc.), con figure formate ad hoc, come i referenti per il bullismo e il cyberbullismo.Esistono i team, le scuole polo regionali i coordinatori negli Uffici scolastici regionali e provinciali. Ed esiste un mondo di associazioni che lavora ogni giorno per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che rappresenta, ormai, una priorità da affrontare per tutto il sistema-scuola.I dati allarmanti del cyberbullismo in Italia e nel mondoNegli ultimi anni, il cyberbullismo è emerso come una delle principali sfide per il mondo dell’istruzione e per la società nel suo complesso.La diffusione capillare di dispositivi digitali e l’accesso costante ai social media hanno amplificato le possibilità di interazione, ma anche di conflitto, tra i giovani. Secondo l’Osservatorio Indifesa 2023, quasi un adolescente su due ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo o cyberbullismo, con l’aspetto fisico indicato come principale motivo di attacco (37%). Il 22% degli studenti italiani tra gli 11 e i 17 anni ha dichiarato di aver subito atti di cyberbullismo.Le ragazze risultano essere più colpite rispetto ai ragazzi, con una percentuale del 25% contro il 19%. Di fronte a questa realtà preoccupante, la legge 29 maggio 2017, n. 71, ha rappresentato un passo significativo nella tutela dei minori online. Questo provvedimento non si è limitato a introdurre misure repressive, ma ha posto l’accento su un approccio educativo e preventivo, riconoscendo l’importanza di formare cittadini digitali consapevoli e responsabili. ​La scuola come presidio di prevenzione e contrastoLa legge ha attribuito alle istituzioni scolastiche un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel contrasto del cyberbullismo. Ogni scuola è tenuta a designare un docente referente per le iniziative contro il cyberbullismo, incaricato di coordinare attività di sensibilizzazione e formazione.Inoltre, il Ministero dell’Istruzione ha emanato linee di orientamento, aggiornate periodicamente, che includono la formazione specifica del personale scolastico e la promozione di un ruolo attivo degli studenti. ​In questo contesto, la collaborazione tra scuola e famiglia è essenziale. I dirigenti scolastici hanno l’obbligo di informare tempestivamente le famiglie dei minori coinvolti in episodi di cyberbullismo e di attivare misure educative adeguate. Questo sottolinea l’importanza di una sinergia tra le diverse agenzie educative nella gestione e prevenzione di tali fenomeni. ​Progetti educativi per una cultura digitale consapevoleLa promozione di una cultura digitale consapevole è fondamentale per prevenire comportamenti devianti online. Progetti come “Generazioni Connesse”, ad esempio, mirano a educare all’uso sicuro e responsabile di Internet, coinvolgendo studenti, genitori e insegnanti.Il progetto Generazioni Connesse Generazioni Connesse è promosso dal Ministero dell’Istruzione e coordinato dal Safer Internet Centre (SIC) italiano e rappresenta una buona opportunità per educare bambini, ragazzi, insegnanti e famiglie all’uso consapevole e responsabile del web. In un’epoca in cui la tecnologia è parte integrante della quotidianità, il programma si propone di contrastare fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo, promuovendo una cultura della sicurezza digitale e della cittadinanza attiva. Attraverso percorsi formativi, strumenti didattici e campagne di sensibilizzazione, Generazioni Connesse fornisce alle scuole linee guida per l’elaborazione di strategie di prevenzione e intervento.Uno degli strumenti chiave è il Piano di e-Safety, un modello che aiuta gli istituti scolastici a implementare misure efficaci per proteggere gli studenti dai rischi online. Il progetto punta a responsabilizzare i giovani, rendendoli protagonisti di un uso critico e consapevole delle tecnologie digitali. Con iniziative come il Safer Internet Day, si stimola il confronto su temi cruciali, sensibilizzando l’opinione pubblica e coinvolgendo direttamente i ragazzi nel contrasto a fenomeni di prevaricazione.L’impatto di Generazioni Connesse è evidente, grazie alle tante scuole che adottano misure per prevenire il cyberbullismo e diffondono buone pratiche digitali. La sfida, però, resta aperta: costruire un ecosistema digitale in cui il rispetto e la sicurezza siano valori condivisi da tutti.Contrasto al bullismo e cyberbullismo: il progetto Parole O_StiliAltro progetto interessante sul tema del contrasto al bullismo e cyberbullismo è “Parole O_Stili”, che nasce con l’obiettivo di promuovere un uso consapevole e responsabile del linguaggio, contrastando fenomeni come l’odio online, il bullismo e il cyberbullismo. L’iniziativa, avviata nel 2017, si fonda sul principio che le parole hanno un peso e che il loro utilizzo può influenzare profondamente le relazioni tra le persone, sia nella vita reale che nel mondo digitale. Cuore del progetto è il Manifesto della comunicazione non ostile, un decalogo di dieci principi che invita a riflettere sul valore etico del linguaggio. Diffuso nelle scuole, nelle aziende e nella società civile, il Manifesto aiuta a costruire una cultura della comunicazione basata sul rispetto e sulla responsabilità. In ambito educativo, Parole O_Stili fornisce strumenti concreti a docenti e studenti, offrendo percorsi didattici, webinar e materiali interattivi per sensibilizzare i giovani all’uso corretto delle parole. Molte scuole italiane hanno adottato il Manifesto come riferimento per contrastare le dinamiche del bullismo e del cyberbullismo, favorendo un ambiente scolastico più inclusivo e rispettoso. Inoltre, la sua diffusione nel mondo digitale ha contribuito a rendere più consapevoli gli utenti dei social media sull’importanza di un linguaggio che non ferisca ma costruisca dialogo e confronto. Parole O_Stili ha recentemente lanciato anche il nuovo Manifesto per e con l’intelligenza artificiale, per un uso etico ed efficace dell’IA.Statistiche globali e nazionali sul cyberbullismoIl cyberbullismo rappresenta una crescente preoccupazione a livello globale. Secondo recenti studi, circa il 20% degli adolescenti nel mondo ha subito episodi di cyberbullismo. In Europa, una ricerca ha evidenziato che il 12% dei giovani tra i 9 e i 16 anni è stato vittima di molestie online. Negli Stati Uniti, il 15% degli studenti delle scuole superiori ha riferito di essere stato vittima di cyberbullismo negli ultimi 12 mesi. In Asia, le percentuali variano significativamente tra i diversi Paesi, con tassi che oscillano tra il 10% e il 48%.Nel nostro Paese, secondo i dati HBSC Italia, tra gli 11enni, il 18,9% dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze hanno subito atti di bullismo. Nella fascia dei 13 anni, le percentuali sono rispettivamente del 14,6% e del 17,3%, mentre tra i 15enni, il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze. Per quanto riguarda il cyberbullismo, il 17,2% dei maschi e il 21,1% delle femmine di 11 anni ne sono stati vittime. Tra i 13enni, le percentuali sono del 12,9% per i ragazzi e del 18,4% per le ragazze. Tra i 15enni, il 9,2% dei maschi e l’11,4% delle femmine hanno subito episodi di cyberbullismo. Le piattaforme social più coinvolte in episodi di cyberbullismo sono Instagram, WhatsApp e TikTok.Le conseguenze psicologiche, sociali e fisiche del cyberbullismoIl bullismo e il cyberbullismo possono avere conseguenze devastanti sulla vita delle vittime, influenzandone profondamente il benessere emotivo, psicologico, sociale e fisico.Lo sviluppo di sintomi depressiviUna delle ripercussioni più comuni è lo sviluppo di sintomi depressivi, con un senso di tristezza persistente, perdita di interesse nelle attività quotidiane e un generale abbassamento della qualità della vita. Questa condizione può aggravarsi nel tempo, rendendo difficile il recupero psicologico e aumentando il rischio di disturbi dell’umore.Ansia e bassa autostima Un’altra conseguenza frequente è l’ansia, che si manifesta con attacchi di panico, paura costante e difficoltà a gestire situazioni sociali. Le vittime spesso sviluppano fobie sociali, che le portano a evitare ambienti pubblici e interazioni con coetanei, alimentando un senso di solitudine.Questo isolamento è anche frutto di una bassa autostima, poiché le continue molestie minano la fiducia in sé stessi e il senso di valore personale, rendendo le vittime più vulnerabili e meno propense a chiedere aiuto.Isolamento sociale e rendimento scolasticoL’isolamento sociale diventa quindi una diretta conseguenza della sofferenza psicologica: chi è vittima di bullismo tende a ritirarsi dalle interazioni per evitare ulteriori abusi, alimentando un circolo vizioso che può portare all’emarginazione e alla difficoltà di costruire relazioni sane. Questo ha anche un impatto significativo sulla vita scolastica, con una diminuzione del rendimento, episodi di assenteismo e, nei casi più gravi, l’abbandono scolastico. Il clima di paura e insicurezza compromette la capacità di apprendimento e la motivazione a frequentare la scuola.Conseguenze fisiche del bullismo: dai disturbi del sonno ai comportamenti autolesionisticiDal punto di vista fisico, le vittime di bullismo possono soffrire di disturbi del sonno, che si manifestano con insonnia o, al contrario, con eccessiva sonnolenza dovuta allo stress. Il disagio psicologico può trasformarsi in sintomi psicosomatici come cefalee, disturbi gastrointestinali e dolori muscolari cronici, segno del forte impatto emotivo che il bullismo ha sulla salute generale. Nei casi più estremi, alcuni giovani adottano comportamenti autolesionistici, utilizzando il dolore fisico come un tentativo di gestione della sofferenza interiore. Questo può portare all’ideazione suicidaria, con pensieri estremamente pericolosi e, nei casi più gravi, tentativi di suicidio. Purtroppo, il bullismo e il cyberbullismo sono stati associati a numerosi casi di suicidi tra adolescenti, evidenziando l’urgenza di interventi tempestivi per prevenire situazioni di questo tipo. Non solo le vittime subiscono conseguenze, ma anche gli aggressori possono affrontare ripercussioni a livello legale. I responsabili di atti di bullismo e cyberbullismo, infatti, possono essere soggetti a procedimenti penali e sanzioni disciplinari, con effetti a lungo termine sulla loro vita sociale, scolastica e lavorativa.Strategie efficaci di prevenzione e contrastoLe conseguenze del bullismo e del cyberbullismo, dunque, non si limitano solo alla sfera emotiva ma si estendono a molteplici aspetti della vita delle persone coinvolte. Per questo motivo, è fondamentale sensibilizzare, educare e intervenire in modo efficace per prevenire e contrastare questi fenomeni. Contrastare il bullismo e il cyberbullismo richiede un impegno congiunto tra istituzioni, scuole, famiglie e società civile.La promozione dell’alfabetizzazione digitaleUna delle strategie più efficaci è la promozione dell’alfabetizzazione digitale, affinché bambini e ragazzi possano sviluppare un uso consapevole e responsabile delle tecnologie. Insegnare loro i rischi legati alla rete, il valore della privacy e l’importanza di una comunicazione rispettosa è fondamentale per prevenire comportamenti dannosi.L’uso dei podcast nella didattica L’uso dei podcast nella didattica, ad esempio, rappresenta un efficace strumento per sensibilizzare gli studenti sul bullismo e il cyberbullismo. Attraverso storie, testimonianze e approfondimenti, i podcast favoriscono la riflessione critica e l’empatia, aiutando i ragazzi a comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Inoltre, permettono di affrontare il tema in modo coinvolgente e accessibile, stimolando il dialogo e la partecipazione attiva. La possibilità di ascoltare esperti e vittime aiuta a diffondere consapevolezza e a promuovere comportamenti responsabili. Infine, i podcast possono essere utilizzati come risorse educative per sviluppare percorsi di prevenzione nelle scuole.La necessità di garantire un supporto concreto alle vittimeParallelamente, è essenziale garantire un supporto concreto alle vittime, offrendo loro spazi di ascolto e servizi di consulenza psicologica. Spesso chi subisce bullismo tende a isolarsi e a non chiedere aiuto per paura di ritorsioni o per vergogna. Creare una rete di supporto con professionisti in grado di fornire assistenza può fare la differenza nel recupero emotivo e sociale. Un ruolo chiave è svolto dai genitori, che devono essere coinvolti attivamente nella vita digitale dei figli. Dialogare con loro sull’uso dei social media, educarli alla sicurezza online e monitorare eventuali segnali di disagio sono azioni fondamentali per prevenire episodi di cyberbullismo. Un’educazione aperta e non punitiva aiuta i ragazzi a sentirsi compresi e a condividere eventuali problemi con gli adulti di riferimento.La formazione degli insegnanti Allo stesso modo, anche il personale scolastico deve essere preparato per riconoscere e affrontare episodi di bullismo. La formazione degli insegnanti su questi temi permette loro di individuare situazioni di rischio e di intervenire tempestivamente con strategie efficaci. Le scuole, infatti, devono dotarsi di regolamenti chiari per contrastare il bullismo, con linee guida precise su come gestire le segnalazioni e proteggere le vittime. Un aspetto centrale nella prevenzione è la promozione dell’empatia tra i giovani. Sensibilizzarli sulle conseguenze delle proprie azioni e insegnare il valore del rispetto reciproco può ridurre i comportamenti aggressivi. Percorsi educativi e attività di gruppo possono aiutare a sviluppare relazioni più sane e a responsabilizzare gli studenti.L’utilizzo di tecnologie di monitoraggio contro il ceyberbullismoPer il cyberbullismo, l’utilizzo di tecnologie di monitoraggio può essere utile per rilevare segnali di allarme e prevenire situazioni di pericolo. Strumenti di intelligenza artificiale e algoritmi di controllo possono individuare contenuti offensivi e intervenire tempestivamente per limitarne la diffusione. Tuttavia, l’uso di questi strumenti deve sempre essere accompagnato da una formazione adeguata e dal rispetto della privacy. Le campagne di sensibilizzazione rappresentano un altro strumento fondamentale per informare e coinvolgere la comunità.Organizzare eventi, workshop e iniziative sui rischi del bullismo aiuta a diffondere consapevolezza e a promuovere comportamenti responsabili. Nei casi più gravi, è importante che vi sia una collaborazione attiva con le forze dell’ordine. Il cyberbullismo, infatti, può avere conseguenze legali e, in alcune circostanze, richiedere l’intervento della polizia postale o di altri enti preposti alla sicurezza online. Creare sinergie tra scuole, famiglie e istituzioni garantisce un’azione più efficace contro i fenomeni di prevaricazione. Infine, è essenziale la creazione di ambienti sicuri, sia fisici che digitali, dove i giovani possano esprimersi senza paura di essere giudicati o presi di mira. Promuovere il rispetto reciproco e la cultura della comunicazione non ostile è il primo passo per costruire una società più inclusiva e consapevole.Il tavolo tecnico ministeriale contro il bullismoNel febbraio 2025, è stato istituito presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito il Tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Questo organismo riunisce rappresentanti delle istituzioni centrali, esperti in psicologia, pedagogia e comunicazione digitale, oltre a membri di associazioni impegnate sul tema e rappresentanti delle consulte studentesche e delle associazioni dei genitori. L’obiettivo è sviluppare strategie efficaci per la stesura di un “Piano di azione integrato” e per l’attuazione di misure concrete di prevenzione e monitoraggio del fenomeno. “È nostro dovere prevenire e combattere ogni forma di violenza e discriminazione – ha dichiarato, a tal proposito, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. – La scuola deve essere un luogo sicuro dove i nostri ragazzi possano crescere e formarsi serenamente”.Il punto di vista degli esperti sul contrasto al cyberbullismoIl professor Sameer Hinduja, co-direttore del Cyberbullying Research Center negli Stati Uniti è intervenuto sul tema del bullismo e del cyberbullismo anche in riferimento all’aspetto punitivo. “La nostra ricerca – ha affermato – ha dimostrato che le leggi e le punizioni non scoraggiano gli aggressori del cyberbullismo. Ciò che sembra più importante è il ruolo delle istituzioni sociali come la famiglia, la comunità e la scuola nel fornire istruzione e formazione in aree come l’empatia e la resilienza”.Secondo la professoressa Ersilia Menesini, docente di Psicologia dello Sviluppo presso l’Università di Firenze e presidente della Società Europea di Psicologia dello Sviluppo, “La scuola svolge un ruolo cruciale nella prevenzione del cyberbullismo, promuovendo competenze socio-emotive e un clima scolastico positivo che scoraggi comportamenti aggressivi”. Inoltre, la dottoressa Anna Costanza Baldry, psicologa e criminologa, ha evidenziato l’importanza di coinvolgere attivamente gli studenti in programmi di prevenzione, affermando che “l’empowerment dei ragazzi è fondamentale per contrastare efficacemente il cyberbullismo”.Infine, ecco anche il parere della professoressa Anna Maria Giannini, docente di Psicologia Generale presso l’Università La Sapienza di Roma, che sottolinea la necessità di una collaborazione tra scuola e famiglia: “Solo attraverso un’alleanza educativa tra insegnanti e genitori – ha sottolineato – possiamo creare un ambiente sicuro che prevenga il cyberbullismo”.BibliografiaBaldry, A. C., Farrington, D. P., & Sorrentino, A. (2018). International Perspectives on Cyberbullying: Prevalence, Risk Factors and InterventionsLegge 29 maggio 2017, n. 71 – “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”Menesini, E. (2017). Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo. Il Mulino.Baldry, A. C. (2017). Orfani speciali: chi sono, dove sono, con chi sono: conseguenze psicosociali su figlie e figli del femminicidio. FrancoAngeliMenesini, E., & Nocentini, A. (2018). Bullismo e cyberbullismo: Cosa sappiamo e cosa possiamo fare. Giunti Editore

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