Come scrivere un tema di fantasia (il testo, lo schema)

“Rileggere questo tema mi fa pensare ad un lungo dibattito, presente da anni, nella scuola primaria, sul rapporto tra insegnamento delle tecniche di costruzione dei testi e spontaneità.
Non è vero che insegnare delle tecniche di scrittura soffochi la creatività degli alunni: è vero il contrario: essere informati su come si fa, su come si costruisce un testo per renderlo comunicativo per chi lo legge, dà sicurezza e non impedisce al bambino di caratterizzare il suo lavoro in modo personale, originale ed, a volte, piacevolmente imprevedibile come possiamo notare leggendo questo elaborato.”

Tema

Immagino di vivere in un altro mondo, in un altro pianeta. Ve lo descrivo

INTRODUZIONE INCIPIT
Introduco l’argomento con una riflessione sul luogo in cui mi trovo
A mano a mano che i giorni passavano quel posto mi piaceva sempre più. In principio mi sentivo spaesata, sola in un luogo deserto, senza nessun essere vivente con cui parlare. Dopo un po’ di tempo, però, cominciai ad abituarmici. Il silenzio mi permetteva di riflettere, di pensare.
PARTE CENTRALE SVOLGIMENTO
Si crea delle tracce e risponde:
Descrivo il pianeta cercando di offrire al lettore il maggior numero di dettagli sul luogo in cui mi trovo

Non stavo un attimo ferma mi divertivo a esplorare il nuovo pianeta.
Avevo trovato rifugio in un cavo di un albero altissimo. Lì avevo tutto lo spazio che mi occorreva: infatti dentro il tronco poteva starci comodamente una famiglia composta da quattro persone.
Non ricordavo come fossi arrivata in quel mondo sperduto, primitivo.
Le colline erano coperte da una boscaglia fittissima. Il terreno era fangoso, le scarpe ci affondavano. Mentre camminavo sotto un sole caldissimo, scorsi, in lontananza, “combattendo” i rami degli alberi che mi sbattevano continuamente in faccia, della schiuma bianca: sembrava un’onda. Corsi in quella direzione e notai, con grande stupore, che in quel punto si formava un’enorme insenatura.
Racconto cosa mi accade in quel mondo sconosciuto quando incontro un simpatico delfino
Io ero stanchissima, non ne potevo più; mi sdraiai sulla sabbia calda e mi addormentai profondamente. Fui svegliata da un insopportabile formicolio sotto i piedi e mi accorsi, con meraviglia che un delfino cercava di chiamarmi. Mi afferrò per la maglietta e mi sistemò comodamente sulla sua schiena, Si tuffò in mare e cominciò a nuotare velocemente. Mi stupii: riuscivo a respirare, l’acqua non mi entrava nel naso. Dopo circa un quarto d’ora riemergemmo. Di fronte a noi c’era un’isoletta dove era era stato costruito un villaggio.
Esprimo il mio stupore quando vedo che in quel pianeta vi sono persone che conosco: l’incontro con un’altra Marta, lo stupore e la mia gioia per l’incontro
Salutai il mio amico delfino e mi arrampicai su un albero: da lì potevo scrutare tutto il paesaggio, senza essere vista. Stetti per un po’ sul ramo più alto, ma la curiosità era tale che a un certo punto mi ritrovai al centro del paese. Non riuscivo a credere ai miei occhi: tutte quelle persone io le conoscevo; c’erano i miei parenti, i miei compagni di scuola, Ad un tratto scorsi una bambina che poteva avere circa la mia età. Corsi da lei e non potei trattenere un grido di stupore: era identica a me! Tutte e due non sapevamo cosa dire, io mi feci coraggio e le chiesi come si chiamava, Quando mi rispose sgranai gli occhi. Il suo nome era Marta Giaccardi proprio come il mio. Diventammo subito amiche: avevamo gli stessi gusti lo stesso carattere.
Cominciammo a correre nei prati, nei boschi, sulla spiaggia. Ridevamo per niente, proprio come due bambine che si conoscono da sempre.
CONCLUSIONE O FINALE
La sveglia mi riporta alla realtà di sempre: era stato un bel sogno
Ad un certo punto vidi spuntare dall’acqua il delfino e … “DRIN-DRIN”. Aprii gli occhi e mi ritrovai in camera mia. a Porto Maurizio. Purtroppo era tutto finito, era stato soltanto un sogno.

Tema

Immagino di vivere in un altro mondo, in un altro pianeta. Ve lo descrivo

A mano a mano che i giorni passavano quel posto mi piaceva sempre più. In principio mi sentivo spaesata, sola in un luogo deserto, senza nessun essere vivente con cui parlare. Dopo un po’ di tempo, però, cominciai ad abituarmici. Il silenzio mi permetteva di riflettere, di pensare.
Non stavo un attimo ferma mi divertivo a esplorare il nuovo pianeta.
Avevo trovato rifugio in un cavo di un albero altissimo. Lì avevo tutto lo spazio che mi occorreva: infatti dentro il tronco poteva starci comodamente una famiglia composta da quattro persone.
Non ricordavo come fossi arrivata in quel mondo sperduto, primitivo.
Le colline erano coperte da una boscaglia fittissima. Il terreno era fangoso, le scarpe ci affondavano. Mentre camminavo sotto un sole caldissimo, scorsi, in lontananza, “combattendo” i rami degli alberi che mi sbattevano continuamente in faccia, della schiuma bianca: sembrava un’onda. Corsi in quella direzione e notai, con grande stupore, che in quel punto si formava un’enorme insenatura.
Io ero stanchissima, non ne potevo più; mi sdraiai sulla sabbia calda e mi addormentai profondamente. Fui svegliata da un insopportabile formicolio sotto i piedi e mi accorsi, con meraviglia che un delfino cercava di chiamarmi. Mi afferrò per la maglietta e mi sistemò comodamente sulla sua schiena, Si tuffò in mare e cominciò a nuotare velocemente. Mi stupii: riuscivo a respirare, l’acqua non mi entrava nel naso. Dopo circa un quarto d’ora riemergemmo. Di fronte a noi c’era un’isoletta dove era era stato costruito un villaggio.
Salutai il mio amico delfino e mi arrampicai su un albero: da lì potevo scrutare tutto il paesaggio, senza essere vista. Stetti per un po’ sul ramo più alto, ma la curiosità era tale che a un certo punto mi ritrovai al centro del paese. Non riuscivo a credere ai miei occhi: tutte quelle persone io le conoscevo; c’erano i miei parenti, i miei compagni di scuola, Ad un tratto scorsi una bambina che poteva avere circa la mia età. Corsi da lei e non potei trattenere un grido di stupore: era identica a me! Tutte e due non sapevamo cosa dire, io mi feci coraggio e le chiesi come si chiamava, Quando mi rispose sgranai gli occhi. Il suo nome era Marta Giaccardi proprio come il mio. Diventammo subito amiche: avevamo gli stessi gusti lo stesso carattere.
Cominciammo a correre nei prati, nei boschi, sulla spiaggia. Ridevamo per niente, proprio come due bambine che si conoscono da sempre.
Ad un certo punto vidi spuntare dall’acqua il delfino e … “DRIN-DRIN”. Aprii gli occhi e mi ritrovai in camera mia. a Porto Maurizio. Purtroppo era tutto finito, era stato soltanto un sogno.
Marta, 10 anni
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