“Tutto il mio folle amore”, film su inclusione e autismo. Lo trovi qui

 Vincent, 16 anni, è affetto da autismo, vive con la madre Elena e il compagno, Mario, che lo ha adottato. Willi, il padre naturale, trova finalmente il coraggio di andare a conoscere quel figlio che non ha mai visto; l’uomo scopre che il ragazzo non è come se lo immaginava. I due inizieranno un viaggio in cui avranno modo di conoscersi e scoprirsi a vicenda.

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LA TRAMA NEL DETTAGLIO
Il sedicenne Vincent è affetto da autismo, è stato cresciuto con difficoltà da sua madre Elena e dal marito Mario, che lo ha adottato. Una sera Willy, il padre naturale del ragazzo, che è chiamato il Modugno della Dalmazia, dopo un concerto e con parecchio alcol in corpo, entra di soppiatto in casa di Elena e Mario, che lo accoglie chiamandolo il merda. Svegliato dalle urla della madre Vincent capita nella discussione. Willy per la prima volta vede il figlio e scopre che non è come se lo immaginava. Elena infuriata lo caccia.

Alla mattina Vincent non si trova, scomparso. Si era nascosto sotto un telo nel pianale del pick-up del padre, che ignaro lascia le tappe della tournée dove Willy aveva in programma di cantare. Si fermano a mangiare e Vincent vuole solo patate, quando il padre cerca di parlargli lui quasi automaticamente risponde: Vincent Masato, nato a Trieste il 13 luglio del 2003 da Elena Masato adottato dal signor Mario Topoli, tu ti chiami Willy boy e sei il mio papa.

Queste parole alzano un vento che fa muovere le tende del locale e accendono qualcosa in Willy. Seguono varie vicissitudini come la rottura dell’auto, l’acquisto di una moto con cui hanno un incidente nonché la prima esperienza sessuale e un passaggio di frontiera come clandestini perché Vincent non ha documenti. In questi giorni intensi i due imparano ad avvicinarsi, instaurando un forte legame padre-figlio. Elena e Mario, che li stanno disperatamente cercando, li trovano semi addormentati cullati da delle poltrone gonfiabili in una piscina a una festa di matrimonio dove Willy aveva cantato.

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Giovanni Modugno: a master of the senses

GIOVANNI MODUGNO: UN “MAESTRO DEL SENSO” PER LA SCUOLA ITALIANA DI OGGI

di CARLO DE NITTI

Alle “voci archetipe” della mia remotissima adolescenza

per sempre nei miei spazitempi mnesici, con infinita gratitudine.

Nascoste ai molti, si palesano,

a chi le cerca con animo puro,

perle, veri tesori delle profondità,

che rivelano le nostre vite,

la nostra intima essenza

di cercatori tra le pagine …

1. PROLOGO

Non mi è possibile iniziare questo intervento senza ringraziare con sentimenti di sincera gratitudine il prof. Vincenzo Robles, illustre cittadino bitontino e studioso di preclara fama, per avermi invitato a partecipare – bontà sua – a questo evento sul pensiero di Giovanni Modugno, pedagogista del ‘900 pugliese, italiano, europeo.

Non è quella che segue una forma di excusatio non petita: non sono un esperto di Giovanni Modugno nel senso accademico della parola, ma ho avuto, da molti anni, con la sua storia di vita, di pensiero, politica, culturale e religiosa una frequentazione che mi affascina. Sì, perché una personalità come quella di Giovanni Modugno non può non sé-durre, a prescindere dalle idee di chi a lui si accosti, purché lo faccia con onestà intellettuale e disinteresse, anche venale. Caratteristiche che egli stesso possedette in modo assoluto e che costituirono la cifra peculiare della sua personalità di uomo, di docente e quindi, di pedagogista.

Tutti gli altri intervenuti a questo evento – certamente molto più competenti di me – hanno lumeggiato o lumeggeranno da par loro al meglio il pensiero del pedagogista: a me, che raccolgo “materiali per chi voglia scrivere di storia” (alla maniera dei Commentari cesariani) piace interrogare la figura di Giovanni Modugno per cogliere – provando a suggere l’essenza del suo pensiero – quanto egli possa dire (rectius: insegnare) a noi persone di scuola del XXI secolo, che operano nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado (sebbene, ahimè, io mi trovi nel “pronaos” della quiescenza). Il ri-pensare Giovanni Modugno nella scuola di oggi non può, né deve, essere un mero esercizio di erudizione storiografica, ma un interesse squisitamente teoretico che interroghi il pedagogista, a partire dagli interrogativi del presente che scaturiscono, ovviamente, da bisogni didattici, educativi e pedagogici che urgono alle persone di scuola.

2. I “MAESTRI DEL SENSO”

E’ possibile connotare Giovanni Modugno come un “cercatore di Cristo”, un “apostolo dell’educazione”, un “pellegrino dell’Assoluto”: queste locuzioni possono legittimamente compendiarsi – per utilizzare il lessico della pedagogia di Papa Francesco – nell’espressione “maestro del senso”. Non trovo migliore sintetica definizione se non quella delle parole usate dal Pontefice recentemente a Lisbona, parlando ai giovani dal Pontefice per definirli: . 

E Giovanni Modugno lo è stato, di sicuro, ante litteram, … e lo è ancora oggi, a sessantacinque anni dalla sua scomparsa!

Leggere Giovanni Modugno oggi significa affrontare in modo efficace le urgenze educative del mondo contemporaneo: riformare la scuola, per Modugno, voleva dire formare le coscienze delle degli educandi. Al centro del processo educativo – come sostenevano in quegli anni i pedagogisti dell’attivismo pedagogico – non possono che esserci gli educandi con i loro vissuti, le loro storie interiori, i loro bisogni. Nel processo di educazione, non si può che “ascendere insieme”, per riprendere il titolo di un testo del 1943 dello stesso Modugno, per cambiare se stessi e contestualmente la società in cui si vive. L’unica vera riforma della scuola doveva essere, a parere di Giovanni Modugno, la “riforma interiore”, quella della formazione dei docenti.

La sua vita, la sua ricerca culturale, il suo insegnamentoincarnano l’anelito verso una società più giusta e più libera, nella quale ogni persona, consapevole della sua dignità, possa recuperare e vivere il significato dei valori fondamentali, in primis, la vita e la libertà, senza dei quali non è possibile praticare alcun altro valore. L’attualità del suo messaggio si focalizza prioritariamente intorno alla finalità dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione pedagogica cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con autori contemporanei. A partire dalla fine degli anni Venti, intensa fu la relazione di Giovanni Modugno con il gruppo di pedagogisti cattolici che si raccoglieva in quel di Brescia intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna, nata nel 1893. Il medesimo milieu cattolico in cui, com’è noto, nacque (nel 1897) e si formò un giovane sacerdote (proclamato santo nel 2018), don Giovanni Battista Montini (il cui padre, l’avvocato Giorgio, era stato tra i fondatori della casa editrice), che alle posizioni di Giovanni Modugno fu certamente vicino, anche attraverso la filosofia della persona di Jacques Maritain (1882 – 1973).  

Nel gruppo di docenti e pedagogisti cattolici bresciani e nelle loro iniziative, di cui fu ispiratore e sodale anche attraverso il suo discepolo e figlioccio Matteo Perrini (1925 – 2007), Giovanni Modugno trovò quella consonanza intellettuale e religiosa che spesso gli mancò in Puglia, una sorta di accogliente “rifugio” ma anche la possibilità di incidere nella scuola militante: basti pensare alla comunanza di interessi e alla sua consonanza intellettuale con Laura Bianchini (1903 – 1983), docente di filosofia bresciana e madre Costituente.  

Anche dopo la seconda guerra mondiale, Giovanni Modugno continuò a collaborare con Scuola Italiana Moderna, la rivista scolastica più diffusa tra i docenti di scuola elementare, ed ispirò anche una filiazione diretta del gruppo bresciano: il “gruppo di maestri sperimentatori” di Pietralba (BZ),  dal nome dalla località dolomitica nella quale il gruppo si riunì per la prima volta nel 1948, cui partecipò anche un altro grande pedagogista pugliese, allora appena venticinquenne, suo allievo all’Istituto Magistrale di Bari: Gaetano Santomauro (1923 – 1976).  

Giovanni Modugno riconosce che la pedagogia è la “scienza della vita”: si preoccupa di affinare una riflessione rigorosa ma anche che manifesti un’efficacia pratica, fondata su principi e valori saldi, applicabili sia alla prassi quotidiana, scolastica e non. Per Modugno, la scienza della vita costituisce la risposta più significativa all’esigenza di riaffermare il primato della moralità, della razionalità e della spiritualità, come qualità peculiari di ogni persona che impara a riconoscerle come espressioni ineludibili della propria dignità e della propria coscienza morale.

Giovanni Modugno ricerca sempre il “perfezionamento interiore” anche nei momenti più drammatici della sua vita personale, come nel 1934, con la precoce morte dell’unica figlia Pina. Evento – collegato con altri lutti familiari (i genitori) – che interroga la coscienza del pedagogista. Quando la figlia si ammala, il progetto del Modugno è di lavorare per ‘cristianizzare la vita’, in lui e attorno a lui. E’ convinto che le disuguaglianze sociali e le miserie non si eliminano soltanto con le leggi e le riforme, ma con l’amore. La vera riforma interiore consiste nel disporsi a comprendere i bisogni di ciascuna persona in difficoltà e nel sentirsi responsabili se manca il necessario per vivere.

I motivi fondamentali che accompagnano la vita di Modugno sono quelli di ‘ascendere insieme’, ‘salire alla sublime vetta’,‘aiutare gli altri a salire’: l’insegnamento gli consente di adempiere a questa sua idea. Nella prospettiva del suo pensiero, la religione costituisce il principale centro d’interesse dell’intero curricolo scolastico, oltre che il contenuto più significativo della scienza della vita. Essa è la guida per cogliere nella vita concreta le relazioni tra le singole azioni ed i principi della ragione e della morale. Con la didattica della ‘provocazione riflessiva’, stimolata dal docente, la pratica del riflettere durante le lezioni li sollecitanella chiarificazione dei criteri direttivi e li pome nelle condizioni di osservare, giungendo a scoprire le istanze più profonde della vita.

3. GIOVANNI MODUGNO VIVANT

Riflettere oggi, nel terzo decennio del XXI secolo, sulla figura, sul pensiero e sulla storia di Giovanni Modugno, “cercatore di Cristo” ed “apostolo dell’educazione” è un atto “rivoluzionario” nella sua essenza, che modifica radicalmente i paradigmi del pensiero corrente, spesso incentrato sui tecnicismi della pedagogia– declinati in tutte le sue branche – e della scuola, piuttosto che sulla persona, quale punto di imputazione ultimo di ogni azione educativa.

Questo è il continuum che attraversa la vita di Giovanni Modugno, anche prima di insegnare, quando, da giovanissimo, iniziò ad impegnarsi nelle vicende della politica della sua città, in solido con lo storico molfettese Gaetano Salvemini (1873 – 1957), cui lo unì un lunghissimo sodalizio intellettuale e politico, nonostante le diverse posizioni, che ha attraversato la storia italiana dai primi anni del XX secolo agli anni ’50 del medesimo.Pressocché coetanei, furono entrambi “figli”, molto diversi tra loro, della medesima temperie culturale, quella positivistica, da cui furono entrambi però sempre alieni, giungendo a posizioni politiche diverse che avevano in comune l’impegno infaticabile e diuturno per il riscatto dei contadini meridionali rispetto ai soprusi dei latifondisti assenteisti, attraverso la conquista del primo e più fondamentale dei diritti, quello all’istruzione.   

Il fulcro dell’attività di Giovanni Modugno – che volle essere sempre “maestro di maestri” – fu sempre l’educazione dei giovani al pensiero critico, lontano da ogni possibile strumentalizzazione da qualunque “luogo” essa provenisse. Egli non fu mai uomo “di parte”, rifiutò sempre per se stesso incarichi, cariche ed onori di ogni tipo, proprio per conservare la sua libertà di pensiero: com’è noto, rifiutò la carica di Provveditore agli studi di Bari, sia nel 1923, quando gli fu proposta da Giuseppe Lombardo-Radice (1879 – 1938) perché temeva che avrebbe dovuto venire a compromessi con il fascismo, sia dopo la seconda guerra mondiale, quando fu invitato a ricoprire la medesima carica da Tommaso Fiore (1884 – 1973), a nome del Comitato di Liberazione Nazionale. Parimenti, non a caso, nel 1929, fu assordante il suo silenzio – in un’Italia osannante – di fronte alla firma dei Patti Lateranensi, che, com’è noto, ponevano fine alla sessantennale “questione romana”.

Questa missione – cui adempì senza deroga alcuna – non gli impedì di mantenere relazioni intellettuali con i più sensibili ed insigni pedagogisti del suo tempo, a cominciare dalla “scoperta” di Friedrich Wilhelm Foerster (1869 – 1966) e Josiah Royce (1855 – 1916). Con ed attraverso di loro, Giovanni Modugno difese la persona umana, la sua dignità e la sua libertà interiore, trovando nel cristianesimo, inteso come “fede nella Resurrezione”, il miglior fondamento per conseguire questo obiettivo. In quest’opera educativa, massima era la sintonia del pedagogista con l’allora Arcivescovo di Bari, Mons. Marcello Mimmi (1882 – 1961), di cui condivideva in toto il metodo pastorale.

La cifra di tutta l’esistenza del pedagogista che si può compendiare nel titolo del volume – pubblicato dieci anni dopo la sua scomparsa, a cura dell’amatissima moglie, Maria Spinelli Modugno – Giovanni Modugno. Io cerco l’Eterno: mediante un’ascesa interiore, mai disgiunta dall’adempimento del dovere della missione educativa, indirizzata alla conquista, da rinnovare continuamente, della libertà, della coscienza critica e della dignità della persona umana. Un’eredità pedagogica e morale da raccogliere e praticare con rinnovata lena anche, se non soprattutto, nelle scuole di ogni ordine e grado. 

Quella ‘coscienza critica’ di cui oggi – dopo oltre sessanta anni dalla sua morte – si avverte uno smisurato bisogno: VINCENZO ROBLES, da storico, con i suoi volumi, ne rende seriamente consapevoli noi tutt*, uomini del XXI secolo, persone di scuola e non.

4. EPILOGO “APERTO”

Più che un epilogo – per quanto aperto – mi piace avanzare una proposta concreta per continuare a riscoprire e valorizzare il pensiero di Giovanni Modugno nel XXI secolo. Mi piace avanzarla qui in un luogo simbolo della sua città natale, alla presenza delle autorità civili e religiose e di tanti illustri esperti.

Come si è diffuso nella scuola barese, pugliese ed italiana, forse melgré lui, il pensiero di Giovanni Modugno? A questa domanda,penso, si possa dare una risposta certa: attraverso i suoi studenti cui è toccato in sorte di averlo avuto come docente, prima a Corato, per sette anni, poi. dal 1920 al collocamento in quiescenza. presso l’Istituto Magistrale “Giordano Bianchi-Dottula” di Bari.

Essi hanno “abitato” ed “innervato” la scuola – segnatamente e prioritariamente quella elementare – barese, pugliese e non solo portando nella loro attività didattica e professionale gli insegnamenti ricevuti. Sarebbe molto interessante – non certo per mera erudizione storiografica – ricercare i loro nomi, la loro provenienza geografica attraverso i registri del prof. Giovanni Modugno, raccolti nell’archivio storico dell’istituto scolastico frequentato.

Consultando quell’archivio, tanto si potrebbe scoprire su Giovanni Modugno e sulla storia della scuola pugliese: potrebbe essere un ottimo argomento per un’efficace e non convenzionale attività di Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (vulgo PCTO, come negli acronimi di cui è saturo lo ‘scolastichese’, nota neolingua iniziatica), ovvero, anche per tesi di laurea (triennali, magistrali e di PhD) sicuramente molto interessanti e nietzscheanamente “inattuali”.

Del resto, l’influenza del pensiero di Giovanni Modugno,attraverso i suoi studenti del “Bianchi–Dottula”, ha anche travalicato anche i confini della scuola e della pedagogia: basti ricordare anche soltanto il nome di uno di loro, divenuto un Maestro del Diritto dell’Università degli studi di Bari (e tantissimo altro…), il prof. Renato Dell’Andro (1922 – 1990).

Ma questa sarebbe un’altra storia, che mi ricondurrebbe alla mia ormai remotissima adolescenza… 

5. BIBLIOGRAFIA

• AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di DE NITTI, CARLO e LAVERMICOCCA, CARLO, Bari 2023, Ecumenica editrice, di prossima pubblicazione;

• CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;                                                                                                              

• CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;

• CAPURSO, GIOVANNI, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

• MICUNCO, GIUSEPPE, La buona battaglia. Santità e laicità in Giovanni Modugno, Bari, 2013, Stilo editrice;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari, 2020, Edizioni Dal Sud;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio”bresciano, Bari, 2022, Edizioni Dal Sud;

• ROBLES, VINCENZO – AUFIERO, ARMANDO, Giovanni Modugno: il volto umano del Vangelo in AA.VV., Op. cit.;

• SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gli inediti, «La Rassegna pugliese», 1969, 4-5, pp. 3 – 22;

• SARACINO, DOMENICO, Giovanni Modugno. Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice; 

• SPINELLI MODUGNO, MARIA, Giovanni Modugno. Io cerco l’Eterno, Bari 1967, Editoriale Universitaria.

Et si parva licet …

• DE NITTI, CARLO, La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;

• DE NITTI, CARLO, In difesa del Sud: storia dell’amicizia di due Maestri tra Molfetta e Bitonto, ”Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141; 

• DE NITTI, CARLO, Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, in VINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12.

Educazione e/è vita

EDUCAZIONE E/E’ VITA: PEDAGOGIA COME “SCIENZA DELLA VITA” IN G. MODUGNO

di Carlo De Nitti

 

Non scholae sed vitae discimus.

LUCIO ANNEO SENECA, Epistulae, 105, 11

 

1. ABBRIVO

L’argomento proposto è di sicuro interesse genuinamente teoretico e non riservato ad una mera erudizione storiografica. Chi scrive ha sempre pensato – e pensa – che storiografia e teoresi non siano mai disgiunte, pena il divenire un’erudizione e l’altra vaneggiamento.

Rileggere il pensiero di Giovanni Modugno alla luce di una pedagogia intesa come scienza della vita significa cogliere l’essenza del suo apostolato di educatore, della sua riflessione pedagogica e della sua opera educativa, svolta, in primo luogo, con se stesso, con i familiari, con la figlia Pina, precocemente scomparsa, con gli studenti affidati alle sue cure. 

Educazione e vita sono i due termini di un binomio che tende all’identità: educazione è vita. L’educazione è un processo, intenzionale, preterintenzionale e non intenzionale che costituisce la vita stessa in tutte le età, dalla nascita alla senescenza.

L’educazione alla vita si concretizza nelle azioni dell’educare, dell’essere educato e dell’educarsialla vita e dalla vita. L’esergo, tratto dall’Epistolario di Lucio Anneo Seneca, dice in modo scultoreo il vero fine dell’educazione e degli apprendimenti che la sostanziano: la vita. La vita non può che essere uno dei due valori – insieme alla libertà – ai quali e mediante i quali educare: essi sono i due valori fondamentali senza i quali non è possibile viverne e praticarne alcun altro.

La scuola è uno dei luoghi in cui ogni persona si educa alla vita: il più importante, insieme alla famiglia, ma non certamente l’unico.

 

2. PEDAGOGIA E/E’ SCIENZA DELLA VITA

La pedagogia, che si configura come scienza generale dell’educazione è, pertanto, la scienza della vita, come insegnava Giovanni Modugno.

“I temi essenziali del pensiero di Modugno, emergenti, oltre gli scritti succitati, dalle opere più significative dell’illustre Maestro, l’educazione morale della gioventù, il rinnovamento civile e democratico della nostra società, la scienza della vita, la perennità e la fecondità del messaggio cristiano integralmente vissuto”[1].

Tutto il suo itinerarium – biografico, politico, teoretico, spirituale –è l’inverarsi di questo assunto identitario, come hanno mostrato ben più articolatamente che in questo contesto, studiosi che hanno scandagliato la sua storia umana e religiosa, il suo pensiero pedagogico, le sue pratiche educative: penso a Matteo Perrini, allievo e figlioccio di G. Modugno, a Gaetano Santomauro, a Vittoriano Caporale, a Vincenzo Robles, a Giuseppe Micunco, a Domenico Saracino, ad Armando Aufiero, alcuni testi dei quali sono invenibili nella bibliografia che segue queste righe.

“Il continuo impegno al perfezionamento interiore, che ha sollecitato sempre Modugno, fin da giovane, a livello personale, e nei confronti prima dei suoi amici, poi di sua moglie, di sua figlia e dei suoi allievi, rimarrà una costante fondamentale e caratteristica del suo articolato itinerario spirituale”[2].

La vita si interseca con la pedagogia e con la religione che, nella concezione di Giovanni Modugno le dà fondamento e linfa, in quanto ascesi intra- ed extra-mondana: è sempre presente in lui l’idea dell’ascesa e dell’ascendere insieme, come forma reale di quel più vasto progetto di cristianizzazione della vita che egli ha sempre perseguito – in forme e modi diversificati – fin dalla giovinezza nella sua Bitonto, allorquando si occupava dei bisogni, materiali e non solo, dei contadini.

E’ convinzione profonda di chi scrive che non vi sia cesura / conversione alcuna nel percorso di vita e di pensiero di Giovanni Modugno, ma solo un’evoluzione che non rinnega ma arricchisce.

 

3. GIOVANNI MODUGNO E GAETANO SALVEMINI

L’inscindibile rapporto dell’educazione con la vita assume nella biografia giovanile di Giovanni Modugno le sembianze dell’impegno politico e sociale nella sua città natale in sodalizio profondo con Gaetano Salvemini (1873 – 1957). Due grandi Maestri[3] profondamente diversi tra loro: militante appassionato e fervente anticlericale lo storico Gaetano Salvemini, uomo di scuola a tutto tondo e sincero cattolico Giovanni Modugno: questo non impedisce loro di condividere le medesime battaglie politiche in difesa dei contadini del Sud per circa un cinquantennio. Il loro obiettivo condiviso era il riscatto delle classi subalterne del Mezzogiorno con la conquista dei diritti, in primo luogo, l’istruzione.

      A partire dal 1908, i due intellettuali convergono su obiettivi comuni: non a caso, nel 1911, quando Salvemini esce dal Partito Socialista e fonda “L’Unità”, Modugno è uno dei primi intellettuali a collaborare con la neonata rivista, tesa ad educare la piccola borghesia a liberarsi e giungere, attraverso di essa, alle masse con cui svolgere un’opera di istruzione/ educazione.

      Con l’avvento del fascismo, le loro vite si dividono: Salvemini, nel 1934, emigra negli Stati Uniti, dove insegna nell’università di Haward; Modugno rinuncia a qualunque carica pubblica, continuando a studiare ed a far crescere i giovani attraverso l’insegnamento e contribuendo a far nascere la pedagogia personalista in Italia con gli amici “bresciani”, raccolti intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna (1893)[4].

      I loro rapporti riprendono con il periodo dei lavori dell’Assemblea Costituente, quando si confrontano sul tema del Concordato e dell’educazione religiosa. “Per Modugno, socialisti come Salvemini (o come Bissolati) erano in fondo più cristiani di tanti cattolici”[5] e Salvemini, in una lettera aperta, pubblicata sulla rivista “Belfagor”, definisce Modugno “un cattolico sincero”: è il comune richiamo alle radici cristiane, alla dignità della persona, all’etica della responsabilità[6] il terreno della loro stima reciproca, della loro collaborazione, e della loro amicizia cinquantennale. Per entrambi l’educazione e la vita erano inscindibilmente legate fra loro al fine di migliorare se stessi e gli altri.

 

4. GIOVANNI MODUGNO E JOSIAH ROYCE

Il nesso morale/educazione/vita è ben chiaro a Modugno fin dall’inizio del XX secolo: non casualmente egli “incontra”, nel suo itinerario teoretico, autori che lo affrontano da visuali affini alla sua, come lo statunitense Josiah Royce (1855 – 1916), di cui cura nel 1913 per i tipi della casa editrice Laterza di Bari, gli Estratti da La filosofia delle fedeltà (cui seguiranno altre due edizioni, l’ultima delle quali nel 1948).

Il problema fondamentale di Giovanni Modugno, filosofico prima ancora che pedagogico, è quello morale, derivato dalle ascendenze kantiane e neokantiane fin dagli anni della sua formazione, allievo egli di Filippo Masci (1844 – 1922) ed Igino Petrone (1870 – 1913), presso l’università degli studi partenopea all’alba del XX secolo[7].

Giovanni Modugno ritrova in Josiah Royce i principi fondanti dell’etica kantiana del dovere, declinati come principi a cui ispirare la propria ricerca della fedeltà ad una causa ideale cui votarsi senza costrizione alcuna, ma con libera disciplina attraverso un processo di educazione consapevole: la Patria, la Religione, la Scienza.

Questo processo rende gli uomini – sia i docenti che i discenti – mediante un processo armonico, in un divenire mai concluso ed armonico, liberi in tutte le loro attività. Il vero maestro fa lezione in modo consapevole, fornendo stimoli ai discenti e valorizzando la loro reazione spirituale ed evitando ogni forma di dogmatismo. E’, quella di Modugno, la migliore lezione dell’attivismo, che si carica di valori etici: il maestro guida l’alunno alla conquista del suo perfezionamento interiore, crescendo e migliorando egli stesso. Il vero maestro supera il metodo dogmatico dell’insegnamento per realizzare quello euristico[8].

 

5. GIOVANNI MODUGNO, JEAN JACQUES ROUSSEAU E MAURO CARELLA

 Il riferimento all’Emile ou de l’éducation di Jean Jacques Rousseau (1712 – 1778) della metà degli anni ’20 fanno invenire a Giovanni Modugno, pur con i limiti, tipicamente illuministici, del pensatore ginevrino, un padre nobile dell’attivismo pedagogico: “Modugno critica con una certa durezza Rousseau, perché disconosce la vera natura dell’uomo, in generale, e quella dell’educando, in particolare […] Dopo lo studio ben approfondito e documentato dell’Emilio trova che in esso si ritrovano tutti i principi della scuola attiva moderna”[9].

Tali principi furono, di certo, molto ben incarnati, invece, al tempo suo, tra gli altri, dal maestro canosino Mauro Carella (1888 – 1979), “che gli rimase per tutta la vita molto vicino con devozione e affetto”[10].

“Con il metodo attivo le materie diverse di studio saranno apprese non come scienze ‘fatte’, ma come ‘scienze nel loro farsi’ in stretta relazione unitaria e in un dinamico e diretto rapporto con la vita sociale.  L’’interesse’ dell’alunno, che viene sapientemente stimolato a investigare, a ingegnarsi, ad acquistare lo spirito della ricerca e l’iniziativa dell’azione, è conciliato naturalmente con lo ‘sforzo’ dell’apprendimento”[11].

 

6. GIOVANNI MODUGNO E FRIEDRICH WHILELM FÖRSTER

In questa prospettiva etica e pedagogica, Giovanni Modugno si avvicina al pensiero del filosofo tedesco Friedrich Whilelm Förster (1869 – 1966), dedica al suo pensiero un importantissimo volume (prima edizione del 1931, seconda del 1946), F. W. Förster e la crisi dell’anima contemporanea ed instaura con lui una consonanza amicale che durerà tutta la vita, consegnata ad un ricco carteggio. “Egli condivide del Förster l’impostazione fondamentale del suo pensiero insieme all’esigenza di conciliare le molteplici istanze della complessa civiltà attuale con il cattolicesimo”[12].

La storia personale e filosofica del pensatore tedesco non è molto dissimile da quella del pedagogista bitontino: “Förster, come Modugno, fin da giovane assume un atteggiamento favorevole al movimento degli operai, rivendicando per loro condizioni di vita più dignitose. Il suo atteggiamento critico del prussianesimo è dovuto al fatto che lo ritiene contrario alla vera anima tedesca e, soprattutto, perché anticristiano. Fin dalle sue prime opere Förster esprime chiaramente la convinzione che ‘il ritorno alla vita significa ritorno a Cristo’ ”[13].

I due pensatori convergono su tutte le tematiche politiche, filosofico-morali e pedagogiche del tempo che si pongono dinanzi a loro come problemi: “La ‘scienza della vita’ potrà finalmente entrare nella scuola quando l’educatore sarà preparato a tale compito. La condizione primaria che esige Förster è costituita dal fatto che conosca insieme la materia che insegna, la natura umana dell’educando e, infine, che raggiunga per primo il livello al quale intende elevare ‘con amore e con fermezza’ gli allievi”[14]. Modugno, con la sua fede, non può che acconsentire con questa posizione, che permette ad educatore ed educandi di ascendere insieme… “Il vero maestro fa amare all’alunno l’obbedienza col suo contegno esemplare, facendo scoprire l’importanza dei valori rapporto ai quali vivere […] Ogni educando sarà coinvolto nel perfezionamento personale e nell’autoeducazione attraverso il tirocinio dell’azione … L’esercizio esercizio il senso di responsabilità, farà sì che per gli alunni i compiti quotidiani diventino i primi doveri dei piccoli cittadini e cittadine”[15].

 

7. CONCLUSIONE … APERTA

Ogni “conclusione” non può che essere aperta al dialogo, al confronto a far emergere il non detto, a compiere l’heideggeriano der schritt zurück, “passo indietro”,  alla prosecuzione ed all’approfondimento delle tematiche dell’autore. A Modugno ed ai suoi volumi, si attaglia perfettamente ciò che Italo Calvino diceva dei classici: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Ecco perché a chi scrive piace concludere con questa riflessione: “La validità del messaggio di Giovanni Modugno consiste soprattutto nell’avere avvertito l’importanza prioritaria del fine dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con Don Bosco, Förster e Maritain […]  La pedagogia come ‘scienza della vita’ garantisce appunto un’aspirazione così elevata perché presenta insieme i caratteri del rigore teoretico e dell’efficacia pratica, fondata com’è su saldi principi e su valori autentici, applicabili sia alla prassi scolastica, sia alla vita quotidiana”[16].

E Giovanni Modugno ha ancora tanto da dire e da dare a noi, persone di scuola del XXI secolo: è sufficiente porsi in posizione di ascolto consapevole ed attivo.

 

8. BIBLIOGRAFIA

MODUGNO, GIOVANNI, Il concetto dell’educazione e la pedagogia, Milano 1919, Libreria Editrice Milanese,

MODUGNO, GIOVANNI, Praticità della scuola e scuola attiva, Bari 1928, Società Editrice Tipografica;

MODUGNO, GIOVANNI, F.W. Förster e la crisi dell’anima contemporanea, Bari 1931, Laterza;

AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2023, Ecumenica editrice;

CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia come Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;

CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;

MICUNCO, GIUSEPPE, La bella battaglia. Santità e laicità in Giovanni Modugno (1880-1957), Bari 2006, Stilo editrice;

MICUNCO, GIUSEPPE, Per fede Aldo Moro … Per fede Giovanni Modugno, “L’Odegitria”, LXXXVIII, nov. – dic. 2012, 6, pp. 691 – 713;

PERRINI, MATTEO, Pedagogia e Vita di Giovanni Modugno, Brescia 1961, La Scuola;

ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari 2020, Edizioni Dal Sud;

ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud;

SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gl’inediti, “Rassegna Pugliese”, IV, apr. – mag. 1969, nn. 4-5;

SARACINO, DOMENICO, Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice;

et si parva licet componere magnis …

La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;

In difesa del Sud: storia di un’amicizia tra due grandi Maestri tra Molfetta e Bitonto, “Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141;

Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, inVINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12;

Giovanni Modugno: un “maestro di senso” per la scuola italiana di oggi, “Educazione & Scuola”, XXVIII, dicembre 2023, 1156;

Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro nel personalismo pugliese, italiano ed europeo del ‘900, “Educazione & Scuola”, XXIX, settembre 2024, 1163;

 

[1] G. SANTOMAURO, Giovanni Modugno attraverso gl’inediti, “Rassegna Pugliese”, IV, apr. – mag. 1969, nn. 4-5, p. 153.

[2] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita”, Bari 1997, Cacucci editore, p. 14.

[3] Molto interessante il volume di G. CAPURSO, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

[4] Si veda, a tal riguardo, il prezioso volume di V. ROBLES Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud.

[5] G. CAPURSO, Op. cit., p. 89.

[6] Non è un caso che entrambi si richiamino alla concezione etica espressa nel Critone platonico.

[7] Si veda, a tal riguardo, G. SANTOMAURO, Op. cit., pp. 156 – 160.

[8] Cfr. V. CAPORALE, Op. cit., pp. 48 – 54.

[9] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita, cit., pp. 57 – 58

[10] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita, cit., p. 61. Sull’importante figura del maestro canosino, si veda di VITTORIANO CAPORALE, Mauro Carella. Un maestro del Sud, Bari 1997, Cacucci.

[11] V. CAPORALE, Op.  cit., p. 59.

[12] V. CAPORALE, Op. cit., p. 31.

[13] Ibidem.

[14] V. CAPORALE, Op. cit., p. 41.

[15] V. CAPORALE, Op. cit., pp. 77 – 78 passim.

[16] V. CAPORALE, Op. cit., pp.  96 – 98.

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