DSA e BES, c’è veramente qualcuno che pensa che con il solo impegno si possa eliminare il divario di una disabilità?
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere l’intervento di un lettore dal titolo “DSA e BES: esagerazione o segno di grande evoluzione sociale?”.
Il lettore, nella sua apparentemente approfondita e logica disamina, lamentava l’eccesso di protezione della legge 170/2010 nei confronti degli studenti con DSA e BES.
Secondo il suo argomentato punto di vista tale legge spinge questi studenti a rilassarsi e adagiarsi sul loro disturbo, anziché venir spronati a “competere con tutti gli altri” e a migliorarsi per “cercare di correggere” il loro gap.
Quindi, per farci meglio capire questo concetto, ci spiegava con una apparentemente arguta metafora che si sarebbe dovuto prendere ad esempio l’abnegazione e l’impegno degli atleti paralimpici, i quali “ci offrono una visione alternativa di come porsi di fronte ad un problema di disabilità vera e propria”.
Ora, cogliendo a pieno la forza della metafora dell’atleta paralimpico, che ci fa effettivamente
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