Stipendi fermi, crisi energetica e consumi da ridurre. I docenti pensano a come limitare i danni

L’attuale conflitto in Ucraina ha ridimensionato la gerarchizzazione e l’internazionalizzazione degli approvvigionamenti strategici, gettando nel caos costi i sistemi produttivi e provocando un innalzamento complessivo delle utenze per famiglie ed edifici pubblici nel complesso. Si avvicina la speculazione, sempre in agguato nel caso spiacevole di livelli inflazionari elevati e crollo del potere d’acquisto che interessa famiglie e docenti, i quali sono già interessati ad una remunerazione salariale insufficiente e non proporzionata ai valori negativa che l’economia interna ed esterna assume da mesi. Occorre ripensare alla mobilità, voce stridula del precariato di categoria, dati i costi enormi dei trasporti. Si pensa di ridurre i consumi, limitando l’affluenza presso gli istituti scolastici e favorendo un uso saggio e consapevole delle risorse tra personale e alunni. Gli aumenti quasi del tutto assenti (quasi 50 euro lordi nell’ultimo lustro) e l’assente stabilizzazione per un contratto ancora testardamente non rinnovato fanno il

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