Per gli alunni ucraini continua l’emergenza; in patria la situazione è drammatica, e in Italia non è facile. Intervista a R. Iosa
Non piace a tutti la decisione del Governo italiano di erogare un prestito di 200 milioni a tasso zero all’Ucraina per il pagamento degli stipendi dei docenti di quel Paese.
Periodicamente, nei social, ritornano infatti post polemici che parlano di iniziativa quanto meno inopportuna.
Per esprimere un giudizio più consapevole sarebbe però utile sapere qualcosa di più su cosa sta davvero accadendo a Kiev e in tante altre città ucraine.
Ne parliamo con Raffaele Iosa, già dirigente tecnico, esperto di inclusione, che fin dall’inizio della guerra segue le vicende di quel Paese.
Quali notizie le arrivano dall’Ucraina attraverso le testimonianze dirette delle persone con cui lei è in contatto?
Le notizie, soprattutto quelle proveniente dalle aree di sudest ancora occupate militarmente dai russi, sono dure.
Sono stati licenziati molti insegnanti locali, sostituiti da “colleghi” russi; dal 1° settembre i ragazzi iniziano le lezioni con l’alzabandiera bianca blu rossa di Mosca, hanno libri
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